SINDROME METABOLICA: EFFETTI DELL'ESERCIZIO FISICO

Cos’è la Sindrome Metabolica ?



Nel 1998 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) propone una prima definizione di Sindrome Metabolica alla quale ne sono seguite altre che differiscono per il tipo ed il numero di variabili considerate e per i livelli di cut-off usati. La definizione più conosciuta è quella della National Education Program Adult Treatment Panel (ATP) del 2001 essa non considera alcun elemento diagnostico diretto o indiretto insulino-resistenza, ma contempla la presenza di tre variabili contemporaneamente presenti tra le seguenti: obesità addominale, ipertensione, ipertrigliceredemia, basso colesterolo Hdl e glicemia > 110mg/dl (includendo anche il diabete). Quindi la Sindrome Metabolica può essere definita come una condizione caratterizzata dalla presenza contemporanea di diversi squilibri metabolici ognuno dei quali è già da solo un indice di rischio cardiovascolare:
  • Alterato valore del colesterolo HDL ≤ 40 mg/dl (nei maschi) 50 mg/dl (nelle femmine)
  • Alterato valore della glicemia a digiuno ≥ 110 mg/dl
  • Alterato valore della trigliceridemia ≥ 150 mg/dl
  • Alterato valore della circonferenza addominale ≥ 120 cm (nei maschi) 88 cm (nelle femmine)
  • Alterato valore della massa grassa ≥ 25
  • Alterato valore della pressione arteriosa ≥ 130/85 mmHg
criteri sindrome mrtabolica

Quali sono i criteri per la diagnosi di Sindrome Metabolica (OMS)?

Come primo criterio è importante prendere in considerazione la resistenza insulinica identificata dalle seguenti caratteristiche:
  • Diabete di tipo 2
  • Alterazione della glicemia a digiuno
  • Ridotta tolleranza al glucosio
Con associazione ad i seguenti criteri:
  • Terapia antipertensiva o PA>140/90 mm Hg
  • Trigliceridi > 150 mg/dl
  • Colesterolo HDL 35 mg/dl (uomini) o <39 mg/dl (donne)
  • BMI> 30 e/o rapporto vita/fianchi >0,9 uomini o 0,85 donne
  • Tasso di escrezione di Albumina nelle urine >20 g/min o rapporto tra albumina/creatina > 30 mg/g
Con l’aumento dell’incidenza dell’obesità nelle popolazioni giovanili i dati potrebbero modificarsi notevolmente nei prossimi anni, prendendo in considerazione tutti i tipi di etnie, con l’aumento pressoché doppio di problemi cardiovascolari rispetto a coloro che non ne sono affetti.
Negli ultimi anni si è verificato un aumento dell’obesità in Europa e negli Stati Uniti e la prevalenza della Sindrome Metabolica è del 45% circa nei soggetti maggiori di 50anni.
In Italia interessa circa il 25% degli uomini e addirittura il 27% delle donne, numeri altissimi che equivalgono circa 14 milioni di individui.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) parla di ”Globesity” cioè una vera e propria epidemia di obesità e diabete.
oms sindrome metabolica

Sindrome Metabolica in Italia

sindrome metabolica in Italia

Fattori di Rischio

  • Predisposizione genetica
  • Errato stile di vita (Fumo – Consumo di alcool – Eccesso di colesterolo Sedentarietà)
  • Ipertensione arteriosa
  • Obesità
  • Diabete
  • Dislipidemia

Fisiopatologia

Nella genesi della SM possono essere coinvolti diversi agenti eziologici fra loro in stretta correlazione:
  1. Obesità viscerale
  2. Insulino-resistenza
  3. Fattori infiammatori ed endocrini
Quindi i due aspetti principali sarebbero rappresentati da un eccesso di tessuto adiposo e insulino-resistenza.
Da qui è possibile osservare diversi tipi di fisiopatologia:
  • Ipertensione: Si definisce ipertensione e l’aumento costante della pressione del sangue per i valori superiori a 140 mmHg per la pressione massima o sistolica e superiori a 90 mmHg per quella minima diastolica. Le cause più frequenti sono registrate dall’interazione ormonale, stimoli nervosi e resistenza dei vasi. Le conseguenze provocano ispessimento delle pareti del muscolo cardiaco, aumento del carico di lavoro a scapito del cuore, aritmie, riduzione delle capacità del cuore di contrarsi, ischemia cardiaca, angina, infarti, alterazioni della struttura del cuore, dilatazione dell’aorta, insufficienza della valvola aortica.
  • Obesità: L’obesità è caratterizzata da BMI >30 ( peso corporeo kg/ H2m ), in Europa il 15% della popolazione è obesa, in Italia 1 persona su 2 è in sovrappeso, 1 su 10 è obesa.
Fattori Genetici: Mitocondri pigri, Difetto della produzione di ossido nitrico, Predisposizione
Fattori Ambientali: Stile di vita
  • Diabete di tipo 2: Si verifica quando il pancreas non produce abbastanza insulina ed alcuni organi oppongono resistenza alla sua azione. Le conseguenze sono acute quando c’è una produzione ipoglicemica, iperglicemica e croniche quando si registrano aterosclerosi, neuropatie, retinopatie e nefropatie. In generale il diabete accorcia l’aspettativa di vita di 1/3, aumenta il rischio di problemi cardiovascolari, rappresenta la causa più frequente di amputazioni degli arti, cecità ed insufficienza renale.
  • Sedentarietà: In Italia il 40% della popolazione non pratica attività fisica, 40% pratica attività fisica saltuaria ed insufficiente per ottenere i benefici in termini di salute, 20% svolge esercizio attività fisica regolare. Fonte ISTAT, Condizioni di salute-fattori di rischio-ricorso ai servizi sanitari 2007.
  • Dislipidemia: Il potenziale aterogeno sembra essere correlato sia alla quantità che alla qualità delle lipoproteine LDL (piccole e dense). Trigliceridi 150 mg/dl, HDL 40 mg/dl (M) 50 mg/dl (F), LDL 130-159 mg/dl.

Il ruolo del chinesiologo

Il Chinesiologo in caso di Sindrome Metabolica, deve intervenire mirando al miglioramento dello stato di salute, raggiungimento e mantenimento di una condizione metabolica ottimale (profilo lipidico e glicemico) ed alla prevenzione delle complicanze.



L’esercizio fisico deve essere di conseguenza prevalentemente aerobico, in cui è previsto l’utilizzo degli arti inferiori e superiori come nella camminata e nel nuoto, senza escludere l’utilizzo dei piccoli attrezzi per la tonificazione generale.
Intensità iniziale del training aerobico 35 – 48% VO2 MAX = 50-60% F.C. MAX
Gli incrementi avvengono dalla quarta alla sesta settimana in poi fino ad arrivare ad un livello stabile pari al:
60-70% VO2 MAX = 70-80% F.C.MAX
L’attività intermittente in cui fasi di esercizio sono intervallate da brevi periodi di recupero (1-5 minuti) è inutile nelle fasi iniziali del programma riabilitativo (paziente non allenato) e in quelli in cui l’esercizio è limitato da condizioni quali l’angina da sforzo claudicatio o patologia polmonare.
Nell’attività statica e il circuit trainig (pesi e macchinari) se di bassa intensità non incrementa in maniera eccessiva il doppio prodotto e quindi il VO2 max nelle attività quotidiane è maggiormente incrementato.
Quindi quali sono i vantaggi del Circuit Training?
Rispetto all’allenamento di potenza che sviluppa prevalentemente la forza muscolare, il CT ha effetti importanti anche sul fitness cardiovascolare, limitando la componente statica.

Esempi di Allenamento

Work Out 1
  • Riscaldamento: 5 10 minuti
  • Riduzione della pressione arteriosa a riposo (di 10/15 mmHg per la sistolica e  di 5/15 mmHg per la diastolica)
  • Perdita di peso e riduzione del girovita
  • Fase aerobica: 30 40 minuti Può prevedere lavoro continuo o lavoro intervallato, e può essere più breve se viene aggiunta una fase di tonificazione con pesi.
  • Defaticamento: 10 minuti
  • Frequenza settimanale: Massimo 4 sedute. Non meno di 2 sedute
  • Diminuzione della trigliceridemia
  • Diminuzione della glicemia a digiuno e miglioramento della sensibilità insulinica
Dopo 2 mesi si potranno registrare i primi risultati
Bisogna prestare particolare attenzione a:
  • Effettuare il monitoraggio della glicemia
  • È consigliato mantenere l’esercizio fisico dai 30 ai 60 minuti in base al grado di sedentarietà del diabetico
  • Evitare la disidratazione
Particolare attenzione per il trattamento del diabetico LINEE A.N.I.A.D.
  • Evitare l’esercizio fisico se i livelli glicemici a digiuno sono ≥ 250 mg/dl ed è presente CHETONURIA
  • Usare cautela se i livelli glicemici a digiuno sono ≥ 300 mg/dl ed è assente CHETONURIA
  • Evitare l’esercizio fisico se la glicemia è ≤ 100mg/dl

Work Out per soggetti diabetici tipo 1 e 2
Rilevazione:
  • Glicemia
  • Frequenza Cardiaca
  • Pressione arteriosa

  • Riscaldamento: 5 minuti
  • Lavoro aerobico: 10 minuti (50-55% F.C.MAX)
  • Rilevazione glicemica e feedback di controllo con eventuale integrazione di carboidrati e liquidi
  • Lavoro di tonificazione: 10 minuti (40-60%1RM)
  • Defaticamento: 15 minuti
    • Mobilità articolare
    • Stretching
    • Rilevazione glicemia
Frequenza settimanale 3 sedute a giorni alterni. L’intensità e la durata sia della fase di lavoro aerobico che della fase di tonificazione aumenteranno gradualmente, mentre le pause per la rilevazione glicemica ed il reintegro glucidico e liquido saranno ridotte nella durata aerobico.
Work out 2
  • Riscaldamento: 5-10 minuti
  • Fase aerobica: alternare bassa ed alta intensità
  • Defaticamento: 10-15 minuti
  • Frequenza settimanale: 5 sedute a settimana, ad intensità per 3 volte superiore alla propria soglia lattato, per 2 volte al di sotto.
La distanza da per correre varia a secondo dei singoli individui in base al prescritto calorico da perdere ad ogni sessione (300kcal, 350kcal, 400kcal).
Risultato:
  • riduzione del grasso addominale totale
  • riduzione del grasso addominale viscerale
  • riduzione della pressione arteriosa a riposo
  • riduzione dei trigliceridi

Work Out 3
  • Riscaldamento: 5-10 minuti
  • Fase di Endurance: esercizi di aerobica con progressivo aumento di intensità per 20 minuti ad una frequenza tra il 70-85% H.R.
  • Fase di Coordinamento: esercizi per l’equilibrio statico e dinamico
  • Fase di Forza isometrica: 10-15 diversi tipi di esercizi isometrici (dando particolare attenzione agli arti inferiori) : 6-8 sec di intensità massima con 20-30 sec di rec
  • Fase di Forza dinamica: 12-15 ripetizioni di esercizi dinamici (concentrico-eccentrico) dando particolare attenzione all’arto superiore e al tronco.

Risultato:
  • significativo calo ponderale e miglior BMI
  • riduzione del colesterolo cattivo
Tutto questo a dimostrare che esercizi di media elevata intensità riducono notevolmente i rischi connessi alla sindrome metabolica e che gli esercizi di bassa intensità rappresentano la dose minima necessaria a ridurre i rischi cardiovascolari e influenzare positivamente la sindrome metabolica.

Conclusione

Ottenere la riduzione del grasso addominale è l’obiettivo principale nella prevenzione del rischio cardiovascolare nei pazienti affetti da Sindrome Metabolica,con un allenamento di Forza ad alta intensità si è registrata un efficace riduzione del grasso viscerale e nello spessore dell’intima carotidea. Può essere considerato un ulteriore strumento da utilizzare nei programmi di prevenzione cardiovascolare previsti per i pazienti affetti da Sindrome Metabolica.

Bibliografia

LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE:ANATOMIA E LESIONI

Introduzione ( articolo pubblicato presso  http://www.lascienzainpalestra.it/author/gherardobertocchi/ )
La rottura dei legamenti del ginocchio è l'evento traumatico che più colpisce
questa articolazione.
In particolare è importante puntualizzare quanto sia fondamentale il ruolo che riveste il ginocchio nell’economia del funzionamento corporeo: è une delle articolazioni più importanti del corpo umano poiché sorregge il peso ed aiuta la deambulazione creando stabilità.
Patologie o lesioni (come principalmente quella dell'L.C.A) possono creare una serie di problemi che portano, oltre ad arrecare dolore, serie complicazioni su tutto il complesso delle articolazioni basse del corpo.
Le cause più frequenti che provocano instabilità del ginocchio sono le rotture ai legamenti. Tali lesioni, ad esempio quella del legamento crociato anteriore provoca un profondo stato di precarietà nella deambulazione.
Le tecniche di chirurgia moderna, insieme alla ricerca e alla progettazione di nuove modalità di cura, mirano alla ricostruzione ( nel caso di rottura ) o al rafforzamento ( in presenza di una sola lesione ) del legamento.
Al giorno d'oggi, la chirurgia del ginocchio e la riabilitazione con tecniche innovative e mini- invasive riesce a riportare il ginocchio in una condizione di normalità nel caso di questi eventi traumatici.
La ricerca in questo specifico settore ha recentemente compiuto passi da gigante permettendo lo sviluppo, la formazione di figure professionali, quali il chirurgo ortopedico, il fisioterapista e lo scienziato motorio (o chinesiologo), e la preparazione di esse all’uso di tecniche sempre più all’avanguardia.
In particolare, il chirurgo ortopedico nelle operazioni utilizza innesti sia con tendine rotuleo sia con tendini ischiocrurali; il fisioterapista e lo scienziato motorio hanno potuto diminuire i tempi di recupero con il successivo rientro in campo grazie ad un protocollo riabilitativo post-operatorio immediato ed esercizi fisici innovativi.


Anatomia e funzione articolare del ginocchio
Il ginocchio è l'articolazione intermedia dell'arto inferiore. Il suo normale movimento prevede sei gradi di libertà ( tre traslazioni e tre rotazioni ) che rendono la cinematica di quest'articolazione molto complessa.
Il ginocchio è formato principalmente da due sistemi articolari: l'articolazione femoro-tibiale e l'articolazione femoro-rotulea.
L'articolazione femoro-tibiale è formata dall'estremità distale del femore che si allarga costituendo i due condili, laterale e mediale, che sono sezioni di ellissoidi asimmetrici, separati dalla fossa intercondiloidea.
Ai lati dei condili vi sono due sporgenze, gli epicondili, i quali a differenza degli altri, non sono superfici articolari del femore. I due condili femorali si articolano con la tibia a livello del piatto tibiale, dove si trovano due cavità, una interna ed una esterna, separate dalle spine tibiali.
Tra queste superfici articolari, non perfettamente congruenti, s'interpongono i menischi, due formazioni fibro-cartilaginee semilunari, il cui spessore diminuisce procedendo dall'esterno verso l'interno.

L'articolazione femoro-tibiale è stabilizzata da quattro legamenti: il legamento crociato anteriore (LCA), il legamento crociato posteriore (LCP), il legamento, collaterale mediale e il legamento collaterale laterale, i quali forniscono la stabilità antero-posteriore, medio laterale e rotazionale.
L'articolazione femoro-rotulea è invece costituita dalla troclea femorale, che è una cavità situata anteriormente tra i due condili e dalla faccia posteriore della rotula.

La struttura dei legamenti
I legamenti sono robuste strutture fibrose che collegano tra loro due ossa o due parti dello stesso osso. I legamenti hanno funzione stabilizzatrice, impediscono cioè che particolari movimenti o forze esterne derivanti da traumi alterino la posizione delle strutture ai quali sono collegati. Macroscopicamente i legamenti sono organizzati in cordoni o fasci di fibre con diametro, inserzione ossea ed orientamento spaziale diversi gli uni dagli altri. Microscopicamente i legamenti sono costituiti da fibroblasti, fibrociti, collagene di tipo I, elastina, GAG, enzimi, glicoproteine e per il 70% da acqua.
I fibroblasti presiedono alla sintesi della matrice extracellulare, quindi delle fibre di collagene ed elastina e dei proteoglicani. Nei legamenti, i fibrociti hanno l'asse maggiore orientato parallelamente ai fasci della matrice extracellulare e sono più numerosi che nei tendini; l'acqua, trattenuta dai proteoglicani assicura resistenza alla compressione ed alla distrazione del legamento. Il movimento articolare produce un aumento di carico sul legamento con distensione iniziale della componente non fibrillare, a cui segue la distensione iniziale di un numero sempre crescente di fibre;l'interruzione dello stress determina il ritorno allo stato iniziale. Si comporta quindi come ammortizzatore, inoltre se sottoposto a sollecitazioni ripetute e progressivamente crescenti si rinforza, ossia aumenta la resistenza alla rottura.
I legamenti assicurano con la loro presenza il mantenimento di una pressione endoarticolare ideale per la lubrificazione della cartilagine ialina delle epifi da parte del liquido sinoviale.

Quindi com'è formato il legamento crociato anteriore?
Quali sono le sue inserzioni?
Il legamento crociato anteriore (LCA) è un legamento robusto, intra-articolare e rivestito dalla membrana sinoviale. Parte dall'eminenza intercondiloidea della tibia e si estende verso l'alto e indietro fino alla parte posteriore della faccia mediale del condilo femorale laterale. Tra i due crociati è il più lungo: misura infatti mediamente 3,3 cm. E' costituito da due fasci: quello postero-laterale più sottile e quello antero-mediale più lungo nel suo tragitto orizzontale. Questi fasci sono entrambi in tensione massima in prossimità dell'estensione, anche se hanno stati tensionali diversi in base al grado di flessione del ginocchio.
Il legamento crociato anteriore è innervato dal nervo sciatico popliteo interno; al suo interno si trovano numerosi meccanorecettori. Quest'ultimi sono sensibili a variazioni di ampiezza e velocità nei movimenti. La resistenza del legamento non è costante: in particolare si riduce con l'aumentare dell'età ed aumentata con l'incremento di della velocità di mobilità. Il LCA è la guida meccanica del movimento articolare, è una valida difesa meccanica del movimento articolare, è una valida difesa meccanica nei confronti delle sollecitazioni a cui è sottoposto il ginocchio e rappresenta un sistema di percezione del movimento e della posizione della gamba nello spazio.

Come si lesiona il legamento crociato anteriore?
Per via del basso potenziale elastico, il legamento crociato anteriore non può allungarsi più di tanto. Nel caso di uno stiramento eccessivo è possibile che si verifichi una distrazione o addirittura la rottura dello stesso.
Le cause che conducono ad una rottura del LCA sono diverse:
Debolezza muscolare;
Insufficiente resistenza muscolare;
Errato rapporto tra estensori/flessori (specialmente se a favore degli estensori);
Depressione del sistema propriocettivo;
Scarsa capacità coordinativa;
Mancanza di flessibilità;
Le lesioni traumatiche a livello del ginocchio sono facilitate anche da particolari terreni e tipologie di sport praticati. Uno studio ha infatti dimostrato che le lesioni al LCA sono correlate a terreni molto asciutti. I maggiori meccanismi determinanti la lesione del LCA si raccolgono in due tipologie di eventi traumatici:
Lesione da trauma diretto (rare): si verificano in conseguenza ad un impatto articolare contro un corpo esterno (contatto/contrasto) che avviene secondo tre principali meccanismi:
Attraverso un trauma diretto sulla parete laterale del ginocchio che causa una valgo-rotazione esterna;
Attraverso un trauma diretto sulla parete interna del ginocchio che determina una varizzazione forzata in rotazione interna;
Attraverso un trauma diretto nella parte posteriore della gamba che provoca una traslazione anteriore della tibia;
Lesione da trauma indiretto: avvengono in particolar modo se il ginocchio si trova in posizione di ‘’quasi estensione’’ (circa 20° di flessione). Questo avviene perché la stabilità antero-posteriore del ginocchio in questi gradi è totalmente a carico del LCA ed il movimento è scarsamente coadiuvato dagli stabilizzatori secondari;
I quattro principali meccanismi lesivi sono:
Valgo rotazione esterna: il meccanismo traumatico si può verificare durante uno spostamento veloce, una decelerazione seguita da un cambio di direzione o un atterraggio da un salto, specie se monopodalico;
Varo rotazione interna: il meccanismo traumatico può insorgere durante le manovre di cutting (side-stepcutting quando il cambio di direzione viene effettuato verso il lato opposto del piede perno e crossover cutting quando il cambio di direzione viene effettuato verso il lato del piede perno in cui vengono esasperate le posizioni in valgo-rotazione esterna e varo-rotazione interna a ginocchio flesso. In queste fasi oscillanti si può ripetere il meccanismo traumatico di valgo-rotazione esterna o verificarsi una varo-rotazione interna traumatica;
Iperestensione: il meccanismo traumatico può insorgere attraverso un calcio a vuoto o un atterraggio non stabilizzato correttamente, con iperestensione;
Iperflessione: il meccanismo traumatico può insorgere in conseguenza ad un iperflessione del ginocchio, cui segue una potente contrazione del quadricipite nel tentativo di ristabilire la posizione eretta dopo il violento atterraggio;
La probabilità di andare incontro ad una lesione del LCA è maggiore nelle donne, rispetto all’uomo, da quattro a sei volte.
Il motivo di questa aumentata frequenza lesiva risiede nel fatto che le donne presentano alcune differenze anatomo-fisiologiche importanti.
Minor forza muscolare, di conseguenza anche il minor controllo della stabilità risulta inferiore;
Rapporto flessori/estensori più favorevole agli estensori, diminuisce quindi l’azione di difesa degli ischio crurali;
Aumento del tempo di latenza, l’azione del meccanismo propriocettivo e quello difensivo degli hamstring è più lenta;
Maggiore flessibilità e lassità, aumentata l’instabilità del ginocchio;
LCA anatomicamente più piccolo, di conseguenza resiste a tensioni traumatiche minori;
Bacino più largo ad una maggiore extrarotazione della tibia, sono elementi che favoriscono il valgismo del ginocchio e quindi aumentano la predisposizione alla lesione in valgo-rotazione esterna;

Clinica e diagnosi
Quindi una volta elencate le modalità di rottura si analizzerà la clinica e la diagnosi:
Dolore grave e duraturo o minimo e transitorio (nelle lesioni isolate) localizzato profondamente nel ginocchio e spesso posterolateralmente;
All’inizio all’articolarità limitata in estensione, per l’insorgenza di dolore in sede posteriore negli ultimi 20° di movimento;
  • Emartro generalmente immmediato
  • Scarsa stabilità
  • Positività dei test di lassità posteriore;
Un buon programma di prevenzione o di recupero funzionale deve tener conto di tutti questi fattori predisponenti, affinchè i risultati del lavoro possano essere all’altezza delle aspettative.

Operazione e ricostruzione
Quando un legamento del ginocchio viene lesionato, si manifesta una condizione di instabilità dell'articolazione inferiore. A seconda di vari fattori, quali l'età, il peso o l'attività svolta dal paziente, si decide se intervenire chirurgicamente o meno.
Per esempio, per uno sportivo che subisce una rottura del LCA si opterà quasi sicuramente per la ricostruzione a livello chirurgico, mentre per un soggetto di mezza età, il quale svolge un lavoro sedentario che non richiede movimento, si cercherà di intervenire in diverso modo, con ad esempio un bendaggio ed un programma di rinforzo muscolare.
Le tecniche di ricostruzione chirurgica dei legamenti del ginocchio sono tre (autograft, allograft e legamento artificiale) e vengono operate solo in caso di rottura totale del legamento. La scelta del tipo di intervento va anche fatta esaminando i vari tipi di trauma: per una distorsione del legamento crociato anteriore, che difficilmente va incontro ad una guarigione spontanea, si sceglierà un intervento di tipo chirurgico in artroscopia.

Bibliografia

S.Giannini, R.Buda , L.Zambelli, L.Giurati, L.Fusaro, Ricostruzione artroscopia del legamento crociato anteriore. Indicazioni, tecnica chirurgica e protocollo riabilitativo. Servizio sanitario regionale Emilia-Romagna 2006,1:1-23.

Www.fisiobrain.com

Www.fisioterapiarobiera.com

D.DeCarli, S.Di Giacomo, G.Porcellini. Preparazione atletica e riabilitazione,; 553-628

A. Ferrario, G. Battista Monti, G.P. Jelmoni, Traumatologia dello sport- clinica e terapia

P. Mariani, slide uniroma4 Lesione LCA e riabilitazione; 169-174





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