ATTIVITA' FISICA ADATTATA NEL PAZIENTE CON INSUFFICIENZA RENALE CRONICA IN TRATTAMENTO EMODIALITICO




OBIETTIVO DELLO STUDIO

In sintesi l’esercizio fisico, specie se di tipo aerobico, è uno dei più efficaci interventi non farmacologici in grado di prevenire e/o ridurre il rischio cardiovascolare anche nei pazienti con insufficienza renale in trattamento dialitico, attraverso un effetto positivo su alcuni dei più comuni fattori di rischio cardiovascolare quali ipertensione arteriosa, sovrappeso, tolleranza glucidica, dislipidemia, alterazioni del tono dell’umore. Sebbene siano presenti in letteratura numerose evidenze di studi d’intervento, non è ancora ben chiaro quale sia la relazione tra i livelli di attività fisica svolta durante il periodo dialitico e gli effetti sulla capacità di performance fisica e sulla qualità di vita del soggetto dializzato. Pertanto lo scopo di questa tesi è stato quello di sviluppare un programma di attività fisica adattata che sulla base delle evidenze scientifiche oggi presenti in letteratura sia in grado di migliorare la performance fisica e la qualità di vita del paziente in trattamento emodialitico.

Proposta di un protocollo A.F.A per il soggetto con insufficienza renale cronica in trattamento dialitico
Numerose ricerche cliniche e sperimentali hanno incontrovertibilmente dimostrato che l’attività fisica adattata è un trattamento efficace per numerose patologie che spaziano da quelle cardiovascolari a quelle endocrino-metaboliche fino ad arrivare ai disturbi cognitivi e psichici.
L’attività fisica “adattata” (alle caratteristiche del singolo individuo, sia esso sano o malato) rappresenta un formidabile e poco costoso “farmaco”, dotato di un profilo di rischio-efficacia molto favorevole, che come precedentemente ricordato si è dimostrato molto efficace anche nel trattamento del soggetto con insufficienza renale cronica in trattamento dialitico.
L’elaborazione di programmi di attività fisica adattata (A.F.A.) è prerogativa del dottore in “Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate” che ha il compito di adattare la “terapia fisica” alle condizioni, le caratteristiche e le aspettative del soggetto in esame al fine di portarlo a raggiungere uno stato di benessere psico-fisico ottimale.
Partendo da queste considerazioni, ho sviluppato un protocollo di A.F.A. per i soggetti in trattamento dialitico.

Il protocollo ha una durata complessiva di 6 mesi e si basa su un programma di attività fisica combinata (esercizi aerobici + esercizi di resistenza + esercizi di stretching) da svolgere durante le sedute dialitiche.
Il programma prevede 3 sedute settimanali, della durata complessiva di 70 minuti, suddivise in due fasi:
 fase pre-dialitica (durata 40 minuti)
 fase intra-dialitica (durata 30 minuti)
Al termine di ogni seduta di allenamento viene eseguita una valutazione della fatica percepita dal soggetto (mediante la scala di Borg) per poter così regolare i carichi di lavoro per le sedute successive.
Per valutare e quantificare i cambiamenti nei parametri di performance fisica dei soggetti allenati vengono utilizzati tre differenti tipi di test (6 Minute Walking test, Chair Stand Test, Timed get-up and go test) che vengono somministrati prima dell’inizio del programma (tempo 0) e poi con cadenza bimestrale (tempi 2 e 4) fino al termine del protocollo di allenamento (tempo 6).
Per valutare i miglioramenti nella qualità di vita viene utilizzato un questionario validato lo “Short Form-36” che viene fatto compilare ai soggetti all’inizio e al termine del programma di A.F.A.

SEDUTA PRE-DIALITICA
La seduta di allenamento pre-dialitica può essere suddivisa in 3 fasi:
 una fase introduttiva di riscaldamento
 una fase centrale con esercizi di potenziamento muscolare soprattutto a carico di quei distretti muscolari che a causa sia della presenza della fistola di dialisi sia della posizione in cui si trovare il paziente non possono essere allenati durante la seduta intradialitica.
 una fase di defaticamento
Fase Introduttiva di riscaldamento
Lo scopo è l’attivazione e dei vari distretti muscolari del soggetto e dei vari apparati (cardiocircolatorio e respiratorio) che saranno maggiormente sollecitati durante l’esecuzione degli esercizi più intensi della fase centrale.
L’esecuzione di alcuni esercizi richiede l’utilizzo di elastici sia tradizionali sia di ultima generazione (sono elastici che presentano alle loro estremità delle maniglie), palline, manubri.
Tutti gli esercizi sono adattati alla condizione posturale del soggetto dializzato che durante la seduta dialitica si trova in posizione supina o semi-supina.
La seduta ha inizio con 5’ minuti di esercizi di stretching per la muscolatura di collo, schiena, arti superiori e arti inferiori.

Collo
Modalità di esecuzione:
Il soggetto in decubito supino ruota lentamente la testa a destra mantenendo tale posizione per un periodo compreso tra i 10 e i 30 secondi. Una volta ritornato alla posizione di partenza esegue lo stesso movimento in direzione opposta.
In tutto il soggetto deve eseguire 2 serie da 5 ripetizioni
Il soggetto in piedi flette il capo in avanti avvicinando il mento allo sterno e mantiene tale posizione per un periodo compreso tra i 10 e i 30 secondi.
Successivamente tornato alla posizione di partenza estende la testa all’indietro mantenendo tale posizione per un periodo compreso tra i 10 e i 30 secondi.
In tutto il soggetto deve eseguire 2 serie da 5 ripetizioni sia per la flessione sia per l’estensione.

Schiena (zona lombare)
Modalità di esecuzione:
Il soggetto in decubito supino gambe estese, flette la coscia destra sul bacino cercando di ridurre il più possibile lo spazio tra coscia e sterno. Dopo aver mantenuto tale posizione per un periodo compreso tra i 10 e i 30 secondi esegue l’esercizio con l’altra gamba.
In totale l’esercizio prevede l’esecuzione di 2 serie da 5 ripetizioni per lato.
Un altro esercizio per la zona lombare prevede che il soggetto in decubito supino con ginocchia flesse e bacino in retroversione stacchi dal suolo in maniera controllata da prima i glutei, poi le vertebre lombari ed infine le ultime dorsali.
Dopo aver mantenuto tale posizione per un periodo di circa 3 secondi ritorna lentamente alla posizione iniziale appoggiando al suolo prima le vertebre dorsali, poi le vertebre lombari e infine i glutei.
In tutto l’esercizio prevede 2 serie da 5 ripetizioni.

Braccia
Tricipite brachiale
Modalità di esecuzione
Il soggetto seduto mette la mano destra sulla spalla destra e con la mano sinistra cerca di sollevare il gomito destro in alto e indietro mantenendo la posizione per un periodo compreso tra i 10 e i 30 secondi.
In tutto l’esercizio prevede 2 serie da 5 ripetizioni per lato.
Bicipite
Modalità di esecuzione
Il soggetto in piedi afferra con la mano destra un sostegno stabilmente fissato al suolo mantenendo l’arto perpendicolare al fianco.
Da questa posizione si porta in avanti senza lasciare la presa e ruota il tronco verso sinistra mantenendo la posizione per un periodo compreso tra i 10 e i 30 secondi.
Successivamente esegue l’esercizio con l’altro arto .
In tutto deve eseguire 2 serie da 10 ripetizioni per lato.

Arti inferiori
Gli esercizi di stretching per gli arti inferiori interessano diversi distretti muscolari, ogni esercizio dovrà essere eseguito per un totale di 10 volte suddivise in 2 serie da 5 ripetizioni per lato.
Muscoli adduttori
Modalità di esecuzione:
Il soggetto in decubito supino con le piante dei piedi a contatto l’una con l’altra spinge lentamente le ginocchia verso il basso mantenendo tale posizione per un periodo compreso tra i 10 e i 30 secondi tornando poi lentamente alla posizione di partenza.
Muscoli anteriori della coscia (quadricipite)
Modalità di esecuzione:
Il soggetto in piedi con la mano sinistra appoggiata allo schienale di una sedia afferra con la destra un elastico fatto passare intorno alla caviglia del piede destro.
Tira l’elastico finché la gamba è ad angolo retto rispetto all’anca.
Mantenuta la posizione per un periodo compreso tra i 10 e i 30 secondi esegue l’esercizio con l’altro arto.
Muscoli posteriori della coscia
Modalità di esecuzione:
Il soggetto seduto sul bordo della sedia stira in avanti una gamba mentre l’altra è piegata.
Messe le mani sul ginocchio piegato e quindi con la schiena dritta, scende verso il basso fino a sentire un leggero stiramento dietro la coscia.
Mantenuta la posizione per un periodo compreso tra i 10 e i 30 secondi esegue l’esercizio con l’altro arto.
Muscoli del polpaccio
Modalità di esecuzione:
Il soggetto seduto mette un elastico intorno alla punta del piede destro e impugnatene le due estremità solleva la gamba destra in avanti mentre tira l’ elastico fino a sentire una leggera tensione al livello del polpaccio.
Dopo aver mantenuto la posizione per un periodo compreso tra i 10 e i 30 secondi esegue l’esercizio con l’altro arto.
Terminati gli esercizi di stretching, vengono eseguiti 5 minuti di attività aerobica alla pedaliera con intensità pari al 60% della frequenza cardiaca massima calcolata per età.
Infine 5 minuti di mobilizzazione articolare che interessano le articolazioni di spalla, anca e caviglia.

Spalla
Il soggetto in piedi esegue movimenti di elevazione e abbassamento delle scapole alternati a esercizi d’intra ed extrarotazione delle spalle.

Anca

Il soggetto in decubito supino alterna esercizi di adduzione a esercizi di abduzione dell’anca.

Caviglia

Il soggetto in decubito supino esegue movimenti di flessione-estensione del piede alternati a movimenti di circonduzione.
Fase centrale
In questa fase si alterna una prima parte aerobica a una seconda parte di rinforzo muscolare generale.
La fase centrale inizia con 10 minuti di attività aerobica alla cyclette (con intensità pari al 60% della frequenza cardiaca massima calcolata per età) a cui segue una fase di potenziamento muscolare della durata di 10 minuti con esercizi eseguiti in “circuit training” partendo da 20” arrivando a 30” di lavoro con 10” – 15” di recupero.

Il potenziamento muscolare generale richiede l’utilizzo di ausili elastici o piccoli sovraccarichi (manubri e/o bottiglie di acqua da 1 litro riempite con sabbia).

Tronco
Dorsali
Modalità di esecuzione:
I. Esercizio: Dopo aver legato un elastico ad un supporto il soggetto seduto su una sedia o su una fit ball con schiena dritta, braccia aperte e leggermente abdotte in modo da formare un angolo di 90° tra braccio e avambraccio, afferra con le mani in pronazione le maniglie dell’elastico eseguendo un movimento dall’alto verso il basso.
Sempre partendo dalla stessa posizione il soggetto impugna l’elastico mantenendo però le braccia quasi totalmente estese.
II. Esercizio: da questa posizione il soggetto tira l’elastico indietro all’altezza dello stomaco mentre allarga il petto al fine di ottenere una forte contrazione dorsale.

Pettorali
Modalità di esecuzione
I. Esercizio: Il soggetto seduto su una sedia con braccia aderenti ai fianchi, gomiti a 90° impugna l’elastico fatto passare tra fianco e braccio, da questa posizione distende le braccia in avanti e leggermente in alto per poi ritornare alla posizione di partenza.
II. Esercizio: Il soggetto in piedi con gambe leggermente divaricate e flesse afferra i manubri o le bottiglie d’acqua.
Alza in maniera alternata le braccia frontalmente per poi ritornare alla posizione di partenza.

Spalle

Deltoide laterale e sovraspinato
Modalità di esecuzione
I. Esercizio: Il soggetto seduto su una sedia braccia in abduzione con gomiti a 90°, un piede sopra l’elastico.
Afferra in pronazione le maniglie dell’elastico e spinge le braccia in alto fino alla loro distensione per poi ritornare alla posizione di partenza.

II. Esercizio: Il soggetto seduto su una sedia afferra le maniglie dell’elastico mantenuto al disotto dei piedi, e alza le braccia portandole in abduzione fino a formare una croce con i gomiti ad altezza delle spalle per poi ritornare alla posizione di partenza.

Braccia
Bicipite
Modalità di esecuzione
Seduti, tronco ben fermo, si afferrano i manubri ai lati del corpo e li si alza in maniera controllata, mentre si esegue la supinazione dell’avambraccio per arrivare col palmo della mano verso la spalla.
Tricipite
Modalità di esecuzione
Il soggetto seduto afferra un manubrio (prima con la mano destra poi con la mano sinistra) portandolo in alto con il braccio disteso al disopra del capo.
Da questa posizione piegando il gomito, il soggetto fa scendere il manubrio dietro la nuca per poi risalire lentamente fino alla posizione di partenza.

Fase di defaticamento
La seduta si conclude con 5 minuti di defaticamento alla cyclette con intensità pari al 40% della Fc Max calcolata per età.

SEDUTA INTRADIALITICA
La seduta di allenamento intradialitica può essere suddivisa in 2 fasi
 una fase iniziale della durata complessiva di 25 minuti caratterizzata da esercizi aerobici e di potenziamento muscolare
 una fase finale di defaticamento della durata di 5 minuti
Fase iniziale dell’attività fisica intradialitica
Si compone inizialmente di una serie di esercizi aerobici seguiti poi da esercizi di rinforzo muscolare soprattutto degli arti inferiori ciò al fine di prevenire la perdita di tono e trofismo muscolare che caratterizza il paziente in dialisi.
L’attività aerobica della durata di 15 minuti è svolta alla pedaliera con un’intensità pari al 60% della frequenza cardiaca massima calcolata per età.

La fase di rinforzo muscolare della durata di 10 minuti interessa i distretti muscolari di addome, coscia e gamba.

Addominali
Modalità di esecuzione:
I. Esercizio: Il soggetto supino con ginocchia flesse e piedi appoggiati al materasso, alza le spalle mediante una contrazione degli addominali con un movimento breve ma controllato mentre arrotonda la schiena per salire (contemporaneamente esegue un’espirazione forzata)
Al termine dell’espirazione il soggetto torna alla posizione di partenza.

In tutto l’esercizio prevede 2 serie da 8 ripetizioni.
II. Esercizio: il soggetto in decubito supino con ginocchia flesse a 90° e braccia lungo i fianchi, fa rotolare avanti e indietro una pallina posta sulle gambe. Tale movimento deve essere eseguito cercando di mantenere i muscoli retti dell’addome in contrazione.
L’esercizio deve essere eseguito per 8 volte.


Coscia
Muscoli adduttori
Modalità di esecuzione:
Il soggetto in decubito supino gambe estese con un elastico legato al disotto delle ginocchia divarica lentamente una gamba per volta fino a raggiungere la massima tensione dell’elastico.
Dopo aver mantenuto tale posizione per 5 secondi il soggetto torna in posizione di partenza
In tutto l’esercizio prevede 2 serie da 8 ripetizioni per arto.
Muscolo quadricipite
Modalità di esecuzione:
prima di iniziare l’esercizio è necessario posizionare una cavigliera da 1kg intorno ad ogni caviglia oppure utilizzare un elastico legato al disotto delle caviglie.
Il soggetto in decubito supino, con le ginocchia mantenute leggermente flesse (mediante l’utilizzo di un cuscino o di un tubo di gomma) alza lentamente la gamba destra distendendo il ginocchio fino al raggiungimento della massima tensione dell’elastico mentre la gamba sinistra viene tenuta fissa.
Dopo aver mantenuto la posizione per 5 secondi il soggetto torna alla posizione di partenza ed esegue l’esercizio con l’altro arto.
In tutto l’esercizio prevede 2 serie da 8 ripetizioni per arto.

Gamba
Muscoli del polpaccio
Modalità di esecuzione
Il soggetto in decubito supino gambe estese esegue contemporaneamente con tutti e due i piedi una flessione plantare spingendo contro la pediera del letto.
Dopo aver mantenuto la posizione per 5 secondi ritorna alla posizione di partenza.
In tutto l’esercizio prevede 2 serie da 8 ripetizioni.
La seduta termina con 5 minuti di defaticamento alla pedaliera con intensità pari al 40% della frequenza cardiaca massima calcolata per età.

Alla fine della seduta di allenamento al soggetto viene somministrata la scala di Borg che ci serve per avere una misura soggettiva dello sforzo da lui percepito durante la seduta di allenamento e quindi modulare i futuri carichi di lavoro.

Valutazione dei parametri di performance fisica
Tre differenti tipi di test:
 6 Minutes Walking test
 Chair stand
 Timed Get- up and Go Test
vengono utilizzati per valutare i cambiamenti dei parametri di performance fisica dei pazienti inclusi nello studio
Tali test verranno eseguiti oltre che all’inizio e al termine del programma di allenamento anche bimestralmente ciò al fine di valutare periodicamente i progressi ottenuti.
 6 Minutes Walking Test
Il test dei 6 minuti (6MWT 6 Minutes Walking Test) è un test pratico e di semplice esecuzione che permette di valutare in maniera funzionale e integrata tutti i sistemi (cardiocircolatorio, respiratorio, metabolico, osteoarticolare e muscolare) coinvolti nell’esecuzione di un esercizio fisico (1).
Tale test fornisce una valutazione globale dell’efficienza fisica del soggetto esaminato senza però dare informazioni specifiche sui singoli apparati poiché il parametro di valutazione è rappresentato dalla distanza percorsa.
La distanza percorsa (in metri) è, infatti, espressione della capacità funzionale del soggetto, maggiore è la distanza percorsa, maggiore è la sua capacità funzionale.
L’esame si esegue chiedendo al soggetto di camminare lungo un corridoio di 30 metri per 6 minuti, ogni minuto il soggetto è informato sul tempo trascorso per poter così adeguare la propria velocità, ogni due minuti deve indicare mediante la scala di Borg il grado di fatica percepito infine trascorsi i 6 minuti, si calcola la distanza percorsa dal soggetto in esame.
Il 6MWT è un test basato sulla modalità self pace ovvero è il paziente che sceglie l’intensità dello sforzo potendo addirittura fermarsi prima dello scadere dei minuti.
Poiché la maggior parte delle attività quotidiane sono svolte a un livello di esercizio sub massimale ecco che il 6MWT riflette il reale stato funzionale per le attività di vita quotidiana (2)
In base a questo test i soggetti con età inferiore ai 70 anni di ambo i sessi presentano una buona capacità funzionale quando la distanza percorsa è compresa tra 400 e 700 metri viceversa al disotto dei 400 metri si parla di scarsa capacità funzionale.
Per i soggetti di età superiore ai 70 anni di ambo i sessi si parla di buona capacità funzionale quando la distanza percorsa in metri è compresa tra 300 metri e 400 metri mentre si parla di scarsa capacità funzionale quando la distanza è inferiore ai 300 metri.

Chair stand test
Il “chair stand test” è uno dei test clinici più importanti per la valutazione funzionale dei soggetti anziani poiché permette di misurare la forza degli arti inferiori che è correlata alla capacità di eseguire compiti di vita quotidiana come ad esempio salire le scale, alzarsi dalla sedia, etc.
Il test consiste nell’alzarsi da una sedia alta 45 cm il maggior numero di volte possibile in 30 secondi senza utilizzare le braccia che devono essere mantenute incrociate al petto.
Nella tabella sottostante vengono riportati i punteggi di riferimento (valori tra il 25 e il 75 percentile) stratificati per età e sesso. È considerato patologico, sia negli uomini sia nelle donne, un valore inferiore a 8 ripetizioni completate.

Età                          Numero ripetizioni donne                      Numero ripetizioni uomini

60-64                                      12-17                                                        14-19

65-69                                      11-16                                                        12-18

70-74                                      10-15                                                        12-17

75-79                                      10-15                                                        11-17

80-84                                       9-14                                                         10-15

85-90                                       8-13                                                          8-14

91-95                                       4-11                                                          7-12

Timed Get-up and Go Test
Il “Timed Get-up and Go Test” elaborato da Podsiadlo e Richardson80 è una versione modificata del Get-up and Go Test (3).
Questo test permette di valutare il grado di autonomia del soggetto in esame negli spostamenti tipici della vita quotidiana (salire le scale, andare in bagno, uscire di casa etc.)
La prova si esegue cronometrando il tempo che il soggetto impiega nell’alzarsi da una sedia fino a tornare alla posizione seduta dopo aver percorso un tragitto della lunghezza complessiva di 3 metri (andata –ritorno).
Chi impiega meno di 20 secondi è di solito autonomo negli spostamenti quotidiani, chi invece impiega più di 30 secondi necessità dell’aiuto altrui per gli spostamenti dentro le mura domestiche e di solito ed è completamente dipendente dagli altri per uscire di casa.
Valutazione della qualità di vita
Il questionario validato Short-Form 36 viene utilizzato per valutare i cambiamenti nella qualità di vita dei soggetti inclusi nello studio prima e dopo l’esecuzione del protocollo A.F.A
Il questionario SF-36 (Short-Form Health Survey) è un questionario sviluppato nel corso del progetto del Medical Outcomes Study (MOS) (4) per valutare i principali “concetti” riguardanti lo stato di salute.
Concepito per l’auto-somministrazione, la somministrazione telefonica o quella condotta attraverso un colloquio faccia a faccia, l'SF-36 è stato validato originariamente negli Stati Uniti e successivamente tradotto e adattato ai diversi contesti linguistici.
I dati raccolti nel Progetto dell'International Quality of Life Assessment (IQUOLA) (5,6) dimostrano che il questionario é valido e affidabile anche nella versione italiana (7).
Attraverso 36 domande a risposta multipla i dati sono aggregati in 8 scale che indagano:
 AF- attività fisica (10 domande)
 RF-limitazioni di ruolo legati a problemi di salute fisica (4 domande)
 RE-limitazioni di ruolo legate a problemi emozionali (3 domande)
 DF- dolore fisico (2 domande)
 SG- percezione dello stato di salute generale (5 domande)
 VT- vitalità (4 domande)
 AS- attività sociali (2 domande)
 SM- salute mentale (5 domande)
più una singola domanda sul cambiamento nello stato di salute durante l’ultimo anno.
In cinque scale (AF, RF, DF, AS e RE) lo stato di salute è descritto come assenza di limitazioni o di disabilità e il massimo punteggio possibile, pari a 100, è raggiunto quando non viene osservata alcuna limitazione o disabilità.
Tre scale (SG, VT e SM) sono invece “ bipolari ” e misurano una gamma molto più ampia di stati di salute, positivi e negativi.
In esse il punteggio intermedio di 50 significa che i soggetti non riferiscono alcuna limitazione o disabilità.
Un punteggio pari a 100 invece è raggiunto soltanto quando i soggetti riferiscono di aver sperimentato condizioni di salute positive e valutano molto favorevolmente la loro salute.

CONCLUSIONI
La cosa più semplice che una persona può fare per mantenersi in buona salute è quella di non rinunciare mai ad essere fisicamente attivo. Questo è vero specialmente per le persone avanti negli anni e in coloro che sono affetti da patologie croniche. Tutti gli esperti sono, infatti, d’accordo su un punto: l’inattività fisica è un comportamento a rischio per la salute e una causa importante d’impoverimento della qualità della vita; mentre l’attività fisica contribuisce in modo determinante al rallentamento dell’invecchiamento e al miglioramento della forza muscolare, della resistenza, dell’equilibrio e dell’agilità. Questo significa poter svolgere con maggiore facilità, tranquillità e sicurezza le attività quotidiane.
Sebbene siano presenti in letteratura numerose evidenze di studi d’intervento che dimostrano il gran numero di effetti benefici dell’attività fisica anche nel soggetto con insufficienza renale cronica in trattamento dialitico, sono ancora troppo pochi i soggetti nefropatici che ricevono una corretta “prescrizione” dell’attività fisica da svolgere. In effetti, nella gestione del paziente dializzato la prevalenza del momento diagnostico-terapeutico non depone a favore dell’efficacia di un approccio sanitario assistenziale modernamente inteso, dal quale ci si deve invece attendere che il momento preventivo e quello riabilitativo rappresentino un cardine fondamentale dell’assistenza alle persone.
Per ottenere questo cambiamento del modello assistenziale è pertanto necessaria la creazione di una rete di alleanze tra i vari operatori, sanitari e non, volta a sensibilizzare e convincere i propri interlocutori a modificare il proprio stile di vita adottando comportamenti sempre più salutari. In quest’ottica l’attività fisica dovrà essere sempre di più considerata come un vero e proprio presidio terapeutico, soprattutto per i soggetti affetti da patologie croniche. In questo contesto compito del laureato in “Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate” sarà quello di collaborare con i clinici per stabilire la “giusta posologia” di attività fisica, adatta alle particolari condizioni cliniche del soggetto in esame. Al clinico quindi il compito di valutare le possibili controindicazioni, i rischi e i benefici dell’attività fisica, al laureato in scienze motorie adattate quello di adattare l’intensità, la durata, la frequenza e il tipo di attività da svolgere alle condizioni, le caratteristiche e le aspettative della persona che si trova davanti.
Partendo da queste considerazioni, ho cercato di creare un programma di attività fisica adatto al soggetto in trattamento dialitico e in grado di influire positivamente sulle sue performance fisiche e sulla sua qualità di vita. Ho pertanto indicato durata, frequenza, intensità e tipo di esercizi da svolgere considerando anche le difficoltà logistiche che la seduta dialitica comporta. Questo è, però soltanto l’inizio, il futuro sviluppo di questo lavoro sarà, infatti, l’applicazione sul campo del protocollo A.F.A. da me elaborato per poterne così testare l’effettiva efficacia e migliorarlo in base alle criticità che di volta in volta potranno emergere.

REFERENZE

UNIVERSITÀ DI PISA
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale
Direttore Prof. Marco Petrini
Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive ed Adattate
L’attività motoria adattata nel paziente con insufficienza renale cronica in trattamento emodialitico
RELATORE
Chiar.mo Prof.
Ferdinando FRANZONI
Candidato
Dott. Francesco BANDUCCI


  1.  ATS statement : guidelines for the six-minutes walk test ATS Committee on Proficiency Standards for Clinical Pulmonary Function Laboratories. Am J Respir Crit Care Med 2002 ;166(1):111-117.
  2. Reybrouck T, Clinical usefulness and limitations of the 6 minute walking test in patients with cardiovascular or pulmonary disease. Chest 2003;123:325-327.
  3. Mathias S, Nayak US, Isaac B Balance in elderly patients: the “ get-up and go “ test. Arch Phys Med Rehabil 1986 Jun; 67 (6) :387-9.
  4. Ware JE Jr, Sherbourne CD, The MOS 36-item short form healthy survey ( SF-356)1. Conceptual frame-work and item selection. Med Care 1992;30:473-81.
  5. Ware JE, Gandek B and the IQOLA project group The SF-36 Healthy Survey : development and use in mental research and the IQOLA Project. Int J Mental Health 1994;23:49-73.
  6. McHorney CA, Ware JE, Lu JFR The MOS 36-item short-form health status survey ( SF-36) 3 Test of data quality scaling assumptions and reliability across diverse patients groups. Med Care 1994;32:40-66.
  7. Apolone G, Mosconi P Come usare il questionario sullo stato di salute SF-36 ( versione italiana). Progetto IQOLA Istituto di ricerche Farmacologiche “ Mario Negri”.
















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