L’avvento dei social network ha completamente rivoluzionato il nostro modo di comunicare. Un rapporto del 2019 ha stimato che 3.725 miliardi di persone sono socialmente attive e che circa il 48% della popolazione mondiale è un fruitore dei social media (Hootsuite & We Are Social, 2019).
L'uso dei social nel corso degli anni ha avuto un riscontro positivo,
permettendo alle persone di connettersi e di comunicare in tempo reale
abbattendo qualsiasi barriera del tempo o distanza. Legami persi e poi
ritrovati, continui aggiornamenti, velocità della comunicazione che ha reso più
semplice lo scambio di informazioni, contatti, foto, video, messaggi,
appuntamenti, sono solo pochi dei più disparati motivi per cui i social network
rappresentano un vantaggio per le persone che li utilizzano. Oltre a numerosi e
proficui benefici, esistono anche aspetti negativi che, se trascurati, possono
essere molto pericolosi.
La ricerca, infatti, ha suggerito che l'uso dei social media può anche avere
effetti psicologici indesiderati.
Ad esempio, si riscontrano decremento del livello di autostima (Bessenoff, 2006)
e depressione (Orben & Przybylski, 2019). Inoltre, l'esposizione a
contenuti relativi all'aspetto fisico è strettamente correlata
all'insoddisfazione corporea, alla spinta verso la magrezza e
all'interiorizzazione del sottile ideale rappresentato nei media (Tiggemann et
al., 2010).
Una varietà di studi ha
dimostrato principalmente associazioni positive tra l'uso dei social media e
l'insoddisfazione corporea, soprattutto in campioni di giovani donne (de Vries,
Vossen, & van der Kolk – van der Boom, 2019). L’immagine
corporea è un costrutto multidimensionale caratterizzato dalle percezioni e
dalle valutazioni dell’individuo in merito al proprio aspetto fisico (Cash e Pruzinsky,
2002). Già Schilder nel 1935 definiva l’immagine corporea come l’immagine del
proprio corpo nella propria mente, ovvero il modo in cui il corpo appare a se
stessi. In seguito, nel 1988, Slade la descrive più precisamente come
“l’immagine mentale della forma, dimensione, taglia del nostro corpo e i
sentimenti che proviamo rispetto a queste caratteristiche e rispetto alle sue singole
parti”.
La
valutazione personale riguardante la propria immagine corporea è da attribuire
a tre componenti: una percettiva, ovvero il grado con cui si percepisce la
propria forma corporea; una attitudinale, costituita da tutti quei vissuti
elaborati attraverso una valutazione cognitiva; una affettiva, la quale
riguarda i sentimenti provati verso il corpo; una comportamentale, come il
paragone e il confronto con gli altri.
Anche Cash (2002) mette in risalto come l’immagine corporea sia “l’insieme di
percezioni e atteggiamenti di ciascuno collegati al proprio corpo, includendo
pensieri, convinzioni, sentimenti e comportamenti”.
L’insoddisfazione per la propria immagine corporea costituisce un aspetto
dell’immagine frutto del malcontento soggettivo per la forma del proprio corpo
in generale o per le dimensioni di alcune sue parti (Thompson, Heinberg, Altabe
e Tantleff-Dunn, 1999). La discrepanza psicologica tra la percezione che una
persona ha del proprio corpo e il suo corpo ideale può portare ad un sentimento
negativo verso se stessi e a comportamenti nocivi per la propria salute (Cash e
Pruzinsky, 2002; Thompson, 2004).
Varie evidenze empiriche hanno sostenuto l’importanza rivestita dalle variabili
socioculturali come fattori implicati nello sviluppo della propria immagine
corporea. L’interiorizzazione degli ideali di magrezza promossi dai media,
indica l’incorporazione o l’accettazione degli standard socioculturali di
attraenza al punto da diventare principi interiori in grado di guidare il
successivo comportamento (Thompson et al., 1999; Cash, 2005). Secondo vari
studi, l’interiorizzazione degli standard socioculturali di bellezza risulta
uno dei fattori che maggiormente influenza l’insorgenza di disturbi
dell’immagine corporea indipendentemente dalla cultura di appartenenza.
Un
secondo quadro teorico che aiuta a spiegare la relazione tra alcuni fattori che
sono coinvolti nella genesi dell’insoddisfazione corporea è la Teoria del
Confronto sociale di Festinger (1954). Secondo tale teoria esiste una
motivazione umana universale che spinge l’individuo a valutare le proprie
capacità e caratteristiche attraverso il confronto con altre persone,
preferibilmente simili a sé. Il confronto sociale è, quindi, il processo
valutativo che implica la ricerca di informazioni e la formulazione di giudizi
sul proprio sé messo a confronto con gli altri (Jones, 2004).
La ricerca è in continua esplorazione
per riconoscere gli elementi specifici dell’attività mediatica che può
determinare risultati negativi sull'immagine corporea attraverso processi di
confronto sociale che rappresentano un'area chiave di preoccupazione (de Vries,
Möller, Wieringa, Eigenraam e Hamelink, 2018).
I feed dei social media tendono ad essere popolati da foto di celebrità o
influencer accuratamente filtrate e modificate che offrono ampie opportunità di
confronti verso l'altro.
Il risultato finale è un ambiente caratterizzato da aspettative irrealistiche e
idealizzate soprattutto per donne e ragazze. In effetti, la facilità e l'accessibilità dei
social media offrono opportunità molto maggiori per confronti sociali
frequenti, multipli e rapidi (Tiggemann & Miller, 2010).
Poiché i paragoni basati sull'aspetto fisico possono particolarmente influire
sull’aumento del livello di insoddisfazione corporea (Myers & Crowther,
2009), in risposta alla crescente condivisione di foto ritoccate ed
irrealistiche, sono sorte nuove forme di attivismo online. In particolare, il
"body positive movement" mira a sfidare gli ideali ristretti
dominanti della bellezza, a scoraggiare il confronto sociale basato
sull'apparenza ed a promuovere l'accettazione e la celebrazione di corpi di
qualsiasi forma, dimensione o aspetto (Cwynar-Horta, 2016).