Ti è mai capitato di superare il
limite di sopportazione?
Ti sei mai sentito oppresso da
richieste che inizialmente ti motivavano ed entusiasmavano?
Hai mai percepito un sentimento di
distacco e freddezza nei confronti di amici o collaboratori dei quali, fino a
poco tempo prima, cercavi la compagnia?
Se ti è successo, sicuramente non può essere
etichettato come semplice stress, ma probabilmente eri già passato alla fase
successiva: il cosiddetto burnout. Il burnout è una risposta prolungata
a fattori di stress emotivi ed interpersonali cronici; in termini tecnici,
viene definito come una sindrome di esaurimento fisico ed emotivo, di
depersonalizzazione e derealizzazione personale.
Il termine in italiano può essere
tradotto come “scoppiato”, “esaurito” ed è apparso per la prima volta nel 1930
nel mondo dello sport, per indicare l’incapacità di un atleta, dopo vari
successi, di ottenere ulteriori buoni risultati o di mantenere quelli
acquisiti.
Inizialmente, tale “disturbo” veniva
evidenziato principalmente nelle professioni con un’elevata componente
relazionale, soprattutto in quelle che dovevano occuparsi della cura e del
benessere di altre persone (medici, caregiver, psicologi, insegnanti…).
Successivamente, vennero incluse anche altre categorie di lavoratori, cioè tutti
quei professionisti che hanno un contatto frequente con il pubblico come ad
esempio avvocati, politici, impiegati, segretari,…Ma lo sviluppo più importante
della vicenda, si ebbe quando si arrivò a non considerare più questa sofferenza
come un’esclusiva del lavoratore individuale ma, al contrario, si è visto che
essa può “attaccare” varie tipologie di persone in ambiti diversi dal luogo di
lavoro, come ad esempio nello sport o in famiglia, in quanto dipende molto da
dinamiche sociali, ambientali, economiche e politiche.
Le cause del burnout
Maslach e Leiter
(1997) hanno definito il burnout come un’erosione dell’impegno nel lavoro.
Secondo gli autori, il burnout ha maggiori probabilità di presentarsi quando
viene percepita una forte discordanza tra la natura del lavoro e la natura
delle persone che svolgono tale professione, quindi ad esempio quando le
mansioni richieste vanno contro i propri ideali o le proprie credenze. Queste
discordanze possono essere sperimentate in sei ambiti della vita organizzativa:
carico di lavoro, ricompense, equità, controllo, valori e senso comunitario.
Nello specifico il
burnout non è un problema dell’individuo in sè, ma spesso è causato dal
contesto sociale nel quale si opera: ad esempio, quando l’ambiente lavorativo
non riconosce l’aspetto umano del lavoro, il rischio di burnout aumenta.
Inoltre, esso non si tratta di una “malattia” che riguarda solo il soggetto
nella sua individualità, ma può essere considerata una sindrome contagiosa che,
in maniera altalenante, può propagarsi tra colleghi, collaboratori, membri
della stessa èquipe, così da influenzare l’intera organizzazione.
Qui di seguito vi
mostrerò un elenco di possibili cause suddivise in 4 tipologie: cause
specifiche, fattori individuali, fattori socio-demografici e problemi nella
struttura organizzativa (Castello e Borgia, 2019).
Alcune delle cause
specifiche sono:
•
sovraccarico di
lavoro
•
mancanza di controllo
•
gratificazioni
insufficienti
•
crollo del senso di
appartenenza
•
percezione di bassa equità
•
valori contrastanti
•
scarse ricompense e
retribuzione inadeguata
Tra i fattori
individuali troviamo principalmente caratteristiche di personalità:
•
introversione (con
conseguente incapacità di lavorare in équipe)
•
tendenza a porsi
obiettivi irrealistici
•
adottare uno stile di
vita iperattivo
•
personalità autoritaria
•
totale dedizione al
lavoro, inteso come sostituzione della vita sociale
•
percezione di se
stessi come indispensabili
•
motivazioni ed
aspettative professionali
Tra i fattori
socio-demografici ci sono:
•
differenza di genere
(le donne sono più predisposte
degli uomini)
•
età (nei primi anni
di carriera si è più predisposti)
•
stato civile (le
persone senza un compagno stabile sono più predisposte)
Nella struttura organizzativa
le tensioni sono generate da:
•
Ambiguità di ruolo:
informazioni scarse o insufficienti riguardo una determinata posizione
lavorativa ed i suoi doveri.
•
Conflitto di ruolo:
esistenza di richieste che il soggetto ritiene incompatibili con il proprio
ruolo professionale.
•
Mancanza di stimoli: attività
lavorativa monotona e noiosa.
•
Struttura di potere:
esistenza di una gerarchia per i processi decisionali e di controllo nell’ambito
lavorativo e possibilità che l’individuo possa partecipare alla presa di tali
decisioni.
•
Turnazione
Lavorativa: insieme agli orari lavorativi può favorire l’insorgenza della sindrome.
Le caratteristiche del burnout
La sindrome del burnout, ha maggiori
probabilità di svilupparsi nelle situazioni di forte squilibrio tra la natura
del lavoro e la natura della persona che svolge quel determinato lavoro. Le
richieste quotidiane rivendicate dai vari ambiti di vita consumano l’energia e
l’entusiasmo della persona: i contesti lavorativi pretendono una grande mole di
impegno ed una forte dedizione; lo sport necessita di costanza e duri
allenamenti; la famiglia e gli amici richiedono attenzioni e tempo da
condividere. Inoltre, quando il successo e gli scopi personali (spesso troppo
ambiziosi) sono difficili da conseguire, le persone perdono la motivazione e la
dedizione, abbattendosi e attuando strategie sbrigative o di distanza per
evitare impegni o appuntamenti, spesso isolandosi e vivendo in uno stato di
malessere generale.
Tutto ciò comporta un deterioramento
progressivo dell’impegno nei confronti del lavoro, quindi una professione
inizialmente affascinante e ricca di prospettive, diventa successivamente
sgradevole, demotivante ed insoddisfacente, ed un deterioramento delle
emozioni, per cui l’entusiasmo e la motivazione vengono sostituiti da
nervosismo, irritazione, ostilità, ansia e depressione.
L’enfasi, nel caso di questa sindrome,
è posta sui sintomi mentali e comportamentali più che su quelli fisici;
inoltre, tali sintomi, si manifestano in persone “normali”, cioè individui che
fino a quel momento non soffrivano di nessun tipo di disturbo o psicopatologia.
Nel dettaglio, il burnout si
caratterizza per alcuni sintomi somatici come l’insorgenza di varie patologie,
per esempio disturbi cardiovascolari, ulcera, cefalea, difficoltà sessuali;
sintomi aspecifici come l’apatia, l’insonnia, la stanchezza, il nervosismo e l’esaurimento;
sintomi psicologici quali rabbia, risentimento, aggressività, resistenza,
negativismo, bassa stima di sè, paranoia, rigidità di pensiero, difficoltà nelle
relazioni, sensazione di fallimento, senso di colpa e criticità nei confronti
degli altri.
Tutte queste situazioni di disagio
minano il benessere del soggetto che, per combatterle, spesso utilizza alcuni “aiutini”
come l’alcol, gli psicofarmaci o il fumo.
In sintesi, il burnout può essere
racchiuso in tre dimensioni tipiche, definite da Maslach e Jackson nel 1981:
• Esaurimento.
Stato mentale percepito quando si pensa di aver superare il proprio limite
massimo sia a livello emozionale che fisico. Ci si sente prosciugati, senza
energie ed incapaci di recuperarle, sempre all’erta e senza la possibilità di
rilassarsi davvero, non si hanno le forze e la voglia di affrontare nuove
persone, sfide o progetti. Solitamente, questa è una reazione allo stress
provocato da alcuni cambiamenti di vita significativi o da richieste di lavoro
eccessive.È il sintomo più ampiamente riportato dagli individui che soffrono di
burnout.
• Cinismo (o depersonalizzazione). Comportamento negativo molto pericoloso per il benessere
della persona e per il suo equilibrio psico-fisico. Rappresenta un tentativo di
auto-protezione dall’esaurimento e dalle delusioni e può inficiare in maniera
significativa sulle prestazioni lavorative. In poche parole, una persona viene
definita cinica quando assume un atteggiamento freddo e distaccato nei
confronti del lavoro e dei propri colleghi o clienti, diminuendo al minimo il
coinvolgimento emotivo, fino ad abbandonare i propri ideali o valori. L’individuo
si sente più al sicuro dietro questa barriera di indifferenza.
• Inefficienza.
Sensazione che assale le persone quando si ha l’impressione che il mondo stia
tramando contro ogni tentativo di successo o di progresso, quando quel poco che
si riesce a realizzare appare insignificante e si perde la fiducia nelle
proprie capacità ed in sè stessi. In questo caso, qualsiasi nuovo progetto o
sfida può essere percepito e vissuto come opprimente, troppo ambizioso ed
irraggiungibile. Si ha la tendenza a valutarsi negativamente.
In termini di
sviluppo esistono due teorie riguardanti queste tre dimensioni del burnout: la
prima sostiene che il cinismo sia il primo elemento a manifestarsi, seguito poi
dall’inefficacia ed infine dall’esaurimento; la seconda, invece, crede nello
sviluppo simultaneo ma indipendente dei tre fattori, così da poter dare vita a
più combinazioni differenti.
Segni e sintomi
dettagliati (Castello e Borgia, 2019)
Concludo l’articolo
con una rassegna dei principali sintomi del burnout, convinta che chiunque,
almeno una volta nella vita ed in maniera inconsapevole, abbia manifestato tali
segnali.
Vi ricordo, inoltre,
che il burnout non è una malattia vera e propria, ma una condizione con la
quale è facile scontrarsi, ma dalla quale si può anche tranquillamente uscire!
•
Alta resistenza ad
andare al lavoro ogni giorno
•
sensazione di
fallimento
•
rabbia e risentimento
•
senso di colpa e
bassa stima
•
scoraggiamento ed
indifferenza
•
negativismo
•
isolamento e ritiro
(disinvestimento)
•
senso di stanchezza
ed esaurimento tutto il giorno
•
controllo frequente dell’orologio
•
notevole
affaticamento dopo il lavoro
•
perdita di sentimenti
positivi verso gli utenti
•
procrastinazione dei
contatti con gli utenti, rifiuto delle telefonate e delle visite in ufficio
•
incapacità di
concentrarsi o di ascoltare ciò che l’utente sta dicendo
•
sensazione di
immobilismo
•
cinismo verso gli
utenti; atteggiamento colpevolizzante nei loro confronti
•
insonnia
•
preoccupazione per sé
•
assunzione di misure
di controllo del comportamento come i tranquillanti
•
frequenti raffreddori
ed influenze
•
frequenti mal di
testa e disturbi gastrointestinali
•
rigidità di pensiero
e resistenza al cambiamento
•
sospetto e paranoia
•
eccessivo uso di
farmaci
•
conflitti coniugali e
famigliari
•
alto assenteismo
Sintomi fisici
•
stanchezza
•
necessità di dormire
•
irritabilità
•
dolore alla schiena
•
cefalea
•
dolori viscerali
•
diarrea
•
inappetenza
•
nausea
•
vertigini
•
dolori al petto
•
alterazioni circadiane
•
crisi di affanno
•
crisi di pianto
Sintomi psichici
•
stato di costante
tensione
•
irritabilità
•
cinismo
•
depersonalizzazione
•
senso di frustrazione
•
senso di fallimento
•
ridotta produttività
•
ridotto interesse
verso il proprio lavoro
•
reazioni negative
verso familiari e colleghi
•
apatia
•
demoralizzazione
•
disimpegno sul lavoro
• distacco emotivo