CORE STABILITY: QUANTO E' IMPORTANTE E A COSA SERVE?


Core Stability” è un termine utilizzato in ambito sportivo da diversi anni, che viene spesso associato al miglioramento della performance e alla prevenzione degli infortuni, ma ultimamente è entrato a far parte anche del linguaggio comune, in relazione a problematiche di salute della colonna vertebrale,  quali mal di schiena e sciatalgia (infiammazione del nervo sciatico).


Il “Core” è il complesso muscolare pelvi-schiena-anche, una zona fondamentale per lo svolgimento delle attività sportive, ma anche di molte attività del vivere quotidiano.


Per core stability si intende la capacità da parte del diaframma, del pavimento pelvico e della parete addominale di stabilizzare la colonna vertebrale durante lo svolgimento di un qualsiasi movimento volontario per evitare l’insorgenza di dolore e infortuni alla schiena.


Negli ultimi due decenni, l'esercizio dei muscoli del core ha guadagnato un grande interesse per gli sport professionistici. La ricerca si è concentrata sulla prevenzione degli infortuni e sul miglioramento delle prestazioni atletiche.


Stabilizzazione core e lombo-pelvica nei corridori

I muscoli del core forniscono stabilità che consente la generazione di forza e movimento negli arti inferiori, oltre a distribuire forze di impatto e consentire movimenti del corpo controllati ed efficienti. Squilibri o carenze nei muscoli del core possono comportare un aumento della fatica, una riduzione della resistenza e lesioni nei corridori. 

Il rafforzamento del “core” dovrebbe comprendere le esigenze intrinseche del “core” in termini di flessibilità, forza, equilibrio e resistenza e la sua funzione in relazione al suo ruolo nella funzione e nella disfunzione degli arti. 


Effetti degli esercizi di stabilità di base sui muscoli multifido in donne sane e donne con lombalgia cronica

Il dolore lombare cronico (LBP) può essere correlato alla riduzione della sezione trasversale del muscolo multifido lombare (CSA).


Obiettivo: in questo studio, sono stati progettati esercizi di stabilizzazione del “core” per migliorare il controllo neuro-muscolare e correggere la disfunzione del multifido.


Metodi: i soggetti erano donne sane (n = 11) e donne con LBP cronico (n = 17). I CSA del muscolo lombare multifidus sono stati misurati mediante ecografia. I test sono stati effettuati prima degli esercizi di allenamento per la stabilità lombare e di nuovo 4 mesi e 8 mesi dopo l'allenamento.


Risultati: nelle donne con LBP, il CSA medio del muscolo multifido è aumentato del 22% sul lato destro e del 23% sul lato sinistro dopo 8 mesi di allenamento di stabilizzazione lombare, rispetto alle misurazioni di base. Nelle donne in buona salute, il CSA medio del muscolo multifido è aumentato del 24% sul lato destro e del 23% sul lato sinistro, rispetto ai valori basali.


Conclusioni: un programma di esercizi di stabilizzazione di base ha aumentato significativamente le CSA muscolari multifido sia nelle donne sane che nelle donne con LBP cronico.



Esercizi per la Core Stability: perché?

Lo scopo degli esercizi di Core Stability è quello di consentire al soggetto un adeguato controllo motorio e, conseguentemente, mantenere una corretta postura .

Il complesso “Core” riveste una notevole importanza sia ai fini dell’equilibrio statico sia ai fini di quello dinamico (si pensi, tanto per fare un esempio, ai ripetuti cambi di direzione che caratterizzano moltissime attività sportive) operando in sinergia con i muscoli degli arti inferiori.

Gli autori ritengono che la debolezza del Core possa essere alla base di molti infortuni. 


Alcuni esempi:

Secondo Kibler (2000) una muscolatura delle anche debole può essere causa di un’alterazione della posizione anche/tronco con conseguente rischio di infortunio alle ginocchia.

Un’alterazione nelle attività dei muscoli del bacino è associata a un incremento del varismo dell’anca con conseguente incremento del valgismo del ginocchio nel corso delle ricadute da un salto o durante le manovre di squat.

Un basso livello di Core Stability aumenta i rischi di lesione al legamento crociato anteriore (LCA); una debolezza dei muscoli abduttori delle anche e i flessori contratti possono essere all’origine di dolori al ginocchio e di condromalacia rotulea.


La debolezza dei muscoli rotatori esterni delle anche viene associata a un incremento del rischio di traumi alle ginocchia (Lloyd Ireland, 2004).

Secondo molti autori quindi, un inadeguato livello di Core Stability, può condurre con il tempo a infortuni a vari livelli lombalgie,pubalgie,problemi alle ginocchia, sindrome della bandelletta ileo-tibiale, etc.).


È facile capire quindi che molti allenatori guardino alla stabilità del “core” con un certo interesse, ritenendolo non solo un metodo per migliorare la performance sportiva, ma anche, e soprattutto, per prevenire, nei limiti del possibile, gli infortuni associati inevitabilmente a ogni pratica sportiva.


Allenare la stabilità del core dunque dovrà essere il punto di avvio, il centro da cui partire focalizzando il nostro lavoro sulla qualità del movimento. Il sistema della stabilizzazione è quindi il primo passo verso la generazione di un movimento corretto. Un’instabilità di questo punto centrale porterà conseguente instabilità nella trasmissione della forza lungo la catena cinetica.

Parlando in particolare di sport di prestazione, un intervento adeguato sui muscoli del core quindi porterà il nostro atleta ad avere una solida base su cui poter rendere più efficaci e sicuri tutti gli altri mezzi di allenamento coinvolti più direttamente nella prestazione sportiva.


Il core training in generale non è in grado da solo di poter migliorare la prestazione sport specifica dell’atleta, ma se opportunamente integrato in un programma di allenamento, può risultare un mezzo facilitante per la corretta esecuzione delle esercitazioni specifiche e, senza dubbio, utile nella prevenzione degli infortuni.




REFERENZE

Dr. Christian Tonanzi

Osteopata, Fisioterapista e Docente.

Sports Med. 2017v

Klaus Wirth 1Hagen Hartmann 2Christoph Mickel 3Elena Szilvas 3Michael Keiner 4Andre Sander 5

Affiliations expand

Core muscles; Core rehabilitation; Core stability; Core strengthening; Lumbopelvic control; Runners.

Copyright © 2016 Elsevier Inc. All rights reserved.

Lumbar stability; low-back pain; multifidus muscle.

Irina Kliziene 1Saule Sipaviciene 2Sarunas Klizas 3Daiva Imbrasiene 2

Albanesi.it


 Author : Riccardo Di Paola Writing Articles & Social Media Marketing Scienze Salute Benessere


SINDROME DI TOURETTE E SPORT






La sindrome di Tourette (ST), è un disturbo neurologico comportamentale, spesso con esordio infantile, caratterizzato dalla presenza di tic motori e/o fonici che variano per intensità, complessità, durata e quindi gravità.
Tale sindrome prende il nome dal neurologo, Gilles de la Tourette, che compilò il primo rapporto completo sul disturbo analizzando il comportamento di nove pazienti con comportamenti comuni.
La ST può presentarsi in compresenza con altri disturbi neuropsichiatrici come col disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) o con la sindrome di deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD).

Tabella 1. Criteri diagnostici della ST e differenze con altri disturbi da tic secondo il DSM-IV


Come descritto in precedenza, la caratteristica della ST sono gli improvvisi, rapidi e intermittenti movimenti ripetitivi o suoni, denominati come tic motori o fonici, governati dalla componente di involontarietà o semivolontarietà, divisibili a loro volta in semplici e complessi.
I tic motori semplici coinvolgono un muscolo o un solo gruppo di muscoli e possono dividersi in: tic clonici e tic distonici. I tic fonici invece possono essere divisibili anch’essi in semplici e complessi.


Tabella 2. Tic che possono manifestarsi nella ST.


Eziologia ed epidemiologia
 Fattori neurobiologici
Neurobiologicamente sono coinvolte disfunzioni fisiologiche e anomalie strutturali nei gangli della base, nel corpo striato, nel globo pallido (GP) e nel caudato. Più recenti hanno individuato anomalie a livello nella corteccia frontale, nel talamo e nei tratti dopaminergici e serotoninergici che attraversano queste aree cerebrali. Sono state registrate anche delle attività fuori da valori normali nel cervelletto, nell’insula e nel putamen. Ritenere responsabile dei tic il circuito cortico-striato-talamo-corticale (CSTC) sembra essere una delle cause più attendibili; in particolare si riscontra un’incapacità da parte dei gangli della base di inibire programmi corticali motori indesiderati Inoltre si è dimostrato che le basi neurobiologiche della ST e del DOC sono parzialmente sovrapponibili.

Tourette e impatto sociale
L’impatto psicosociale della ST è legato non solo ai vari tic ma anche alle conseguenze relative alle sociali, affettive-relazionali e alla difficoltà di apprendimento a scuola. Tutti questi fatto vanno a compromettere in toto il funzionamento sociale. Queste condizioni a loro volta causano aumento dello stress e dell’ansia e di conseguenza un aumento dei tic alimentando un circolo vizioso a volte invalidante che può portare, in casi estremi, all’isolamento sociale.

Sport e Tourette: il portiere Howard
Il portiere classe ’79 che ha difeso i pali di Everton e Manchester United è famoso per aver “sconfitto” la sindrome di Tourette attraverso il gioco del calcio.
In una sua intervista rilasciata al Spiegel Online lo statunitense afferma “Di fronte a una situazione del genere non ho tic. I miei muscoli mi obbediscono. Non ho idea di come io riesca a farlo e nessun medico è riuscito a spiegarmelo. Io penso che, probabilmente, in quel momento, la mia concentrazione sul gioco è molto più forte della Sindrome di Tourette.

Ma come un simile disturbo può essere “limitato” dalla pratica di una attività sportiva?

Nel 2011 viene effettuato il primo studio tramite un programma di allenamento svolto una volta a settimana per tre mesi ha permesso la riduzione dei tic in un bambino di 12 anni con una severità di tic moderata (Liu, et al., 2011).
Recentemente effettuato il primo tentativo di valutazione, seppur ancora sperimentale dell’effetto dell’esercizio aerobico acuto sulla severità dei tic in un gruppo di 18 giovani individui con TS: mediante l’utilizzo di un exergame, ossia un videogioco che espleta la funzione di esercizio fisico, il gruppo di ricerca è riuscito a ottenere una riduzione della frequenza dei tic.
Nel 2016 L’università degli Studi di Bari “Aldo Moro” ha condotto uno studio preliminare per verificare l’efficacia, sul profilo motorio e psicofisiologico, di un programma di attività caratterizzato da giochi di movimento ad alto impegno coordinativo e cognitivo.
Un periodo di allenamento pari a tre mesi e con la partecipazione di cinque soggetti con diagnosi di TS secondo i criteri del DSM-V (età media: 12.5 anni), inclusi nel progetto di ricerca internazionale. Studiando come varia la frequenza cardiaca, tecnica molto utilizzata negli studi di psicofisiologia, è emerso che quattro casi su cinque, prima dell’inizio delle attività, presentavano un’iperattivazione ortosimpatica. Nel restante caso, invece, è stata rilevata una prevalenza parasimpatica.

Seppur mediante processi differenti, gli effetti dell’esercizio sul SNA potrebbero essere paragonabili a quelli degli inibitori dell’ortosimpatico, migliorando la sinergia tra il sistema simpatico e quello vagale, e riduzione di una condizione di iperattivazione ortosimpatica. Questa è una delle motivazioni per cui, l’esercizio fisico, per un paziente TS, potrebbe rappresenterebbe uno strumento utile a ridurre la sintomatologia della sindrome.

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