PLANK: COME ESEGUIRLO CORRETTAMENTE E QUALI SONO GLI ERRORI PIÙ FREQUENTI



Il "PLANK" è un esercizio  a contrazione isometrica,  iso= uguale, metro= lunghezza, ovvero a lunghezza delle fibre costante, quindi il muscolo né si accorcia né si allunga.
È uno dei più popolari esercizi eseguiti per allenare la core-stability, ossia l’abilità di stabilizzare attivamente la regione lombo-pelvica e mantenere l’equilibrio e determinate posture.








Di base è un esercizio molto semplice: mani o avambracci a terra, a larghezza circa spalle o poco più, braccio poco meno che perpendicolare al busto, piedi circa larghezza bacino appoggiati sulle punte, per andare a disporre il corpo il più possibile su un unico piano, che risulterà parallelo al terreno o qualche grado oltre, sguardo proiettato a terra circa 1 metro davanti alla nostra testa. 



Le forze che entrano in gioco durante il mantenimento del plank possono essere facilmente comprese facendo l’esempio di un ponte. Due punti di appoggio alle estremità, e un peso (del ponte in sé – o del ponte + la portata) centrale da dover sorreggere.
Nel nostro  corpo l’arco è composto da un sistema molto raffinato di muscoli che permette di mantenere la colonna alle sue curve fisiologiche, con uno scarto che può essere minimo. Non solo il retto addominale quindi, ma anche gli obliqui interni ed esterni,  lombari, paraspinali, diaframma, dorsali/pettorali, muscoli stabilizzatori della spalla, delle gambe e lo psoas.
La fine coordinazione, oltre che la forza, di questi muscoli, è in grado di mantenerci per un lasso di tempo più o meno lungo in questa posizione.


Una variante da sottoporre è il cosiddetto Long Lever Plank, con i gomiti più avanti rispetto alla proiezione delle spalle al suolo e con la retroversione di bacino





In questa variante la retroversione del bacino, attuata attraverso la contrazione sia del grande gluteo che dei muscoli addominali, aumenta la tensione sull’attività dei muscoli del core.



Errori:

1.Il corpo non forma una linea retta
Questo succede quando i glutei sono troppo in alto o i fianchi troppo vicini al suolo, errori che indicano entrambi un addome debole e riducono l’efficacia dell’esercizio.

 


2.Postura sbagliata della testa
Tieni la testa in posizione neutrale, tienila dritta e cerca di allungare la spina dorsale. Fissa un punto sul suolo, qualche centimetro davanti a te, affinché il collo non si allunghi troppo verso l’alto o verso il basso ma si mantenga allineato con il resto del corpo. 



3.Schiena inarcata
Se la parte alta della schiena cede, significa che le spalle sono inattive e non stanno lavorando durante l’esercizio. Mantenere la posizione corretta diventa più semplice se immagini di avere una linea retta che parte dalle spalle e arriva fino ai piedi. Non dimenticare poi di contrarre i glutei, è fondamentale.



4.Ginocchia piegate
Se le ginocchia sono piegate significa che i glutei non stanno lavorando e il corpo perde tensione. Raddrizza le ginocchia, tieni la rotula saldamente in posizione così da sostenere i fianchi e mantenere la posizione corretta.


L’importanza del Core Stability
L’allenamento del core, inteso come miglioramento della forza e soprattutto della sua stabilità da tempo trova applicazione in campo riabilitativo ma è da anni che allenatori e preparatori fisici di sport di prestazione, dedicano diverso tempo alla cura di questa fondamentale parte del corpo dei propri atleti. Tratteremo nel dettaglio l’importanza del core stability ed alcuni esercizi da poter fare.
Definiremo in particolare quali sono i muscoli interessati, distingueremo il core stability dal core strength fino a considerare quali siano i reali benefici di questa tipologia di allenamento in relazione alla prestazione.

Cos’è il CORE?
Con il termine CORE si definisce quel complesso anatomico che si trova tra le ginocchia e le spalle.
Tale segmento centrale del corpo comprende quindi le regioni del torace, dell’addome e della pelvi collegando le estremità superiori a quelle inferiori e permettendo il trasferimento della forza tra le estremità stesse.
In particolare parliamo di una sorta di cilindro, le cui pareti sono formate nella parte anteriore dai muscoli addominali, in quella posteriore dai muscoli della schiena e dei glutei, in quella superiore dal diaframma e quella inferiore dai muscoli del pavimento e cingolo pelvico ( Hibbs et al. 2008).




La letteratura scientifica ci fornisce una suddivisione che comprende 29 muscoli responsabili della stabilizzazione di colonna vertebrale e bacino. 
Questi 29 muscoli vengono suddivisi a loro volta in gruppi muscolari stabilizzatori locali, più piccoli e profondi e composti in prevalenza da fibre ST e globali, più grandi ed esterni con prevalenza di fibre FT.


In ambito rieducativo troviamo la definizione che ci danno Faries e Greenwood che indicano la core stability come l’abilità di stabilizzare la colonna come risultato dell’attività muscolare, mentre la core strength, per gli autori, è la capacità della muscolatura di produrre potenza attraverso la forza contrattile e la pressione intra-addominale.

Akuthota e Nadler nel 2004 invece ci parlano di core strength in questi termini: controllo muscolare necessario alla zona lombare per mantenere la stabilità funzionale. Da queste definizioni, possiamo intendere quanto una muscolatura “forte” intorno al tratto lombare della colonna vertebrale risulti necessaria a mantenere la stabilità funzionale grazie alla massima forza contrattile della muscolatura stessa. 

Ancora precedentemente, Panjabi nel 1992 propose un modello concettuale che considerava la stabilità del core come l’interazione di 3 sistemi:
  •  SISTEMA PASSIVO: vertebre, legamenti e dischi intervertebrali;
  •  SISTEMA ATTIVO: muscoli e tendini che agiscono sul sistema lombo-pelvico;
  • SISTEMA NEURALE: unità neurali di controllo.

Ed è proprio attraverso l’interazione combinata e coordinata di questi tre sistemi, che secondo l’autore, è possibile un’eccellente funzionalità del core al fine di mantenere un range di movimento inter-vertebrale ottimale.

Perché allenare il core?
Una muscolatura debole del core può essere causa di dolori e possibili infortuni nella regione inferiore della colonna vertebrale e agli arti inferiori (Biering – Sorense 1984; Leetun et al. 2004; Mitchell et al. 2008). In ambito terapeutico, quindi, abbiamo evidenze scientifiche che ci dimostrano un’influenza positiva nella riduzione di comparsa del LBP (low back pain) e nel recupero da tale problema.
Tecnici di sport di prestazione, basandosi su ricerche disponibili in letteratura suppongono che gli esercizi per il core contribuiscano non solo ad evitare dolori e traumi della regione lombare e degli arti inferiori, ma anche ad incrementare il livello della prestazione.
Ma la domanda sorge spontanea: un buon allenamento del core permette realmente ad un atleta di essere maggiormente performante?
Mills et. al nel 2005 hanno realizzato uno studio al termine del quale hanno potuto affermare che non vi sono correlazioni significative tra il miglioramento della stabilità del core e la prestazione sportiva. Si riuscì solo a dimostrare che le atlete allenate miglioravano nella capacità di salto in verticale.

Da uno studio di Willardson del 2007 si evince, invece, che l’allenamento del core ed in particolare lo stability training integrato porti, oltre, ad una diminuzione del rischio di incorrere in infortuni, ad un miglioramento posturale, una buona gestione della capacità di equilibrio, miglioramento della coordinazione intra ed inter-muscolare, con conseguente utilizzo più efficiente della muscolatura. Si è visto che risulta maggiore la capacità di cambiare direzione e quindi di esprimere movimenti di elevata velocità.
In base a quanto proposto in precedenza, possiamo affermare con certezza che l’allenamento di stabilizzazione debba essere integrato in un contesto di approccio globale dell’allenamento (Andorlini 2013).


Conclusione
Allenare la stabilità del core dunque dovrà essere il punto di avvio, il centro da cui partire focalizzando il nostro lavoro sulla qualità del movimento. Il sistema della stabilizzazione è quindi il primo passo verso la generazione di un movimento corretto. Un’instabilità di questo punto centrale porterà conseguente instabilità nella trasmissione della forza lungo la catena cinetica.
Parlando in particolare di sport di prestazione, un intervento adeguato sui muscoli del core quindi porterà il nostro atleta ad avere una solida base su cui poter rendere più efficaci e sicuri tutti gli altri mezzi di allenamento coinvolti più direttamente nella prestazione sportiva.

Il core training in generale non è in grado da solo di poter migliorare la prestazione sport specifica dell’atleta, ma se opportunamente integrato in un programma di allenamento, può risultare un mezzo facilitante per la corretta esecuzione delle esercitazioni specifiche e, senza dubbio, utile nella prevenzione degli infortuni.

Referenze:

https://www.mtb-mag.com
Hibbs et al. 2008, Akuthota e Nadler 2004, Panjabi 1992, Biering – Sorense 1984; Leetun et al. 2004; Mitchell et al. 2008, Mills et. al 2005, Willardson 2007, Andorlini 2013



Author: Dott. Eugenio Isidoro Scibetta Co-Founder & Admin Scienze Salute e Benessere


BENEFICI DELL’ATTIVITÀ MOTORIA NEL PERIODO DI GESTAZIONE: PROTOCOLLO MOTORIO ADATTATO






La gravidanza è uno dei momenti più belli per una donna, ma questa implica delle modificazioni a livello fisiologico, anatomico, ormonale e posturale del corpo della mamma e ciò spesso comporta dei dolori soprattutto a livello lombare, addominale e del bacino. “Ma non si può fare nulla per evitare tutto ciò ?” La risposta è “si” 

Nessun evento fisiologico in una donna esercita tante ripercussioni e produce tanti mutamenti come la gravidanza. Come conseguenza di questi mutamenti, vi sono diverse regioni anatomiche che possono subire l'influenza dell'attività sportiva.
Tutte queste modificazioni influenzano il tipo ed il grado della maggior parte delle attività sportive. 

La gravidanza non deve essere un motivo per iniziare l’esercizio, ma dovrebbe essere un’abitudine di vita. Sarebbe meglio prepararsi alla gravidanza iniziando la pratica degli esercizi prima del concepimento. 

Cambiamenti anatomici e fisiologici indotti dalla gravidanza:

  • a livello dell’apparato respiratorio: elevazione del diaframma, espansione laterale del torace, aumento del consumo di ossigeno di circa il 25% incremento della frequenza respiratoria.  Il corpo di ogni donna richiede più ossigeno per l’aumento del consumo metabolico. 
  • a livello dell’apparato gastro-enterico :
    Sintomi frequenti: nausea e vomito (1° trimestre); scialorrea; stipsi gonfiori addominali; disturbi della digestione: pirosi e alterata percezione dei sapori 
  • a livello dell’apparato Cardiovascolare:
Il volume del sangue aumenta del 30-50%; quest’aumento di volume del sangue inizia immediatamente dopo il concepimento. Le gestanti si sentono più stanche in quanto il cuore pompa più sangue. 
Il battito cardiaco a riposo è più elevato 7-15 bpm in più: questo è causato da un
aumento del volume del sangue; c’è una riduzione nella riserva cardiaca: l’aumentato volume uterino comprimendo le vene iliache riduce il ritorno venoso al cuore; ne consegue un incremento del liquido tissutale e l'edema degli arti inferiori, causato anche dall'ipotonia della pareti venose, che provoca varici a carico degli arti inferiori, dei genitali esterni, dei plessi emorroidali. 
Le maggiori modificazioni si hanno a carico della concentrazione di estradiolo ematico (E2) e del progesterone.
Un incremento dell'E2 provoca: 
  • un incremento di tutti i diametri ed indici cardiaci; 
  • una riduzione della pressione arteriosa media; 
  • un modesto incremento della frequenza cardiaca; 
  • un aumento della gittata sistolica sin dalla XII settimana 

  •  A livello dell’apparato muscolo-scheletrico                                                                                                                                 Una delle modificazioni ben note in gravidanza è l'alterazione della postura che si verifica col progredire dello stato gravidico.
    La gravidanza sviluppa gradualmente e progressivamente una spiccata lordosi della colonna vertebrale. 
Questa situazione determina un'alterazione del centro di gravità, che si sposta in avanti, e la conseguente modificazione della biomeccanica.
Oltre ad un trascinamento in avanti da parte dell'addome, avvertirà anche un progressivo rilassamento a carico delle articolazioni, dei legamenti, specialmente nel cingolo pelvico. Perdita della stabilità rachiedea: fattore importante è la diastasi dei muscoli addominali per adeguarsi ai cambiamenti del volume del feto, per cui la loro funzione di stabilizzare il bacino diminuisce. 
La gravidanza è una situazione di carico peggiorativa rispetto alla postura in estensione massima; di conseguenza, nella donna, soltanto per l’alterazione della curva lombare in situazione posturale statica, il complesso vertebrale subisce condizioni biomeccaniche sfavorevoli: 
  • il trasferimento posteriore del carico
  • sollecitazioni pressorie superiori
  • applicazione dei carichi su aree più ridotte



Nella maggioranza dei casi, la generazione del Back Pain (BP) da gravidanza è associata alla produzione di uno sforzo eccessivo nei vari tessuti della colonna vertebrale. 

L’aumento della curva lombare, concentrando lo sforzo di compressione sulla parete posteriore dell’anello fibroso produce i seguenti effetti: 
    • riduce l’attività metabolica nella parte posteriore del disco vertebrale;
    • aumenta il carico sul margine inferiore delle faccette articolari;
    • riduce il volume del canale spinale;
    • sollecita i legamenti longitudinali, che sono innervati 

Tutti questi eventi sono in grado di scatenare sensazioni algiche.
Se nel tessuto sottoposto a sforzo, si crea una situazione critica, l’effetto conseguente può essere il BP. 


Per praticare attività fisica durante la gravidanza, da iniziare dopo il terzo mese di gestazione, è necessario il certificato medico rilasciato dalla genicologa.

Linee guida per l'esercizio fisico durante la gravidanza (si applicano alle gravidanze non complicate)
L'ACOG ha riaffermato il proprio parere del comitato del 2002 sull'esercizio fisico durante la gravidanza nel 2009.1. Sulla base di queste raccomandazioni, le donne che sono attualmente fisicamente attive possono continuare a esercitare mentre coloro che sono fisicamente inattive sono incoraggiate a iniziare l'attività fisica. 
Si deve consigliare a una donna incinta senza controindicazioni assolute o relative all'esercizio fisico: 

1. Esegui almeno 30 minuti di esercizio a intensità moderata nella maggior parte dei giorni della settimana. 
2. Evitare l'esercizio comportando le seguenti condizioni: 
- Posizione supina dopo il primo trimestre
- Permanenza prolungata
- Alto rischio di contatto, caduta o trauma addominale 
- Altitudini superiori a 5250 piedi (ca. 1600m) 
  • Immersioni subacquee 

3. Interrompere l'esercizio fisico per uno dei seguenti segni o sintomi: 
- Sanguinamento vaginale
- Vertigini
- Dolore al polpaccio o gonfiore 
- Dolore al petto
- Lavoro pretermine
- Diminuzione del movimento fetale - Perdita di liquido amniotico
- Dispnea prima dell'attività fisica 

L'esercizio fisico regolare può abbreviare la durata del travaglio e ridurre il rischio di taglio cesareo e parto vaginale assistito da intervento chirurgico 

“Raccomandazioni per l'esercizio fisico in gravidanza: una revisione critica della letteratura” (Revista Brasileira de Ginecologia e Obstetrícia) 

Precauzioni
I. Temperatura: È preferibile esercitarsi sempre al mattino presto e / o nel tardo pomeriggio ed evitare di allenarsi all'aperto quando l'umidità dell'aria è troppo bassa. È sconsigliato esercitarsi in ambienti chiusi e senza ventilazione. 
II. Idratazione: La donna incinta dovrebbe prestare particolare attenzione con l'idratazione durante l'esercizio, mantenendola adeguata prima, durante e dopo l’esercizio
III. Nutrizione: Di fronte all'aumento del dispendio calorico in gravidanza ed esercizio fisico, una donna dovrebbe consumare abbastanza calorie per garantire un'alimentazione adeguata durante la sua pratica. È noto che il tempo superiore a 50 minuti di esercizio fisico può causare ipoglicemia e danneggiare il feto. Si consiglia di consumare un pasto leggero da 30 a 60 minuti prima dell’esercizio. 
Controindicazioni per l’attività fisica in gravidanza:
Assolute: malattie coronariche, rottura delle membrane, placenta pervia, gestosi gravidica, incontinenza della cervice e anamnesi di aborti.
Relative: anemia, ipertensione, disfunzioni tiroidee, presentazione anomala del feto, diabete, perdite ematiche, magrezza ed obesità eccessive.


Frequenza e durata delle sedute di allenamento:
Le donne attive possono mantenere o adattare la loro routine di allenamento 4-5 volte a settimana in allenamenti di 30 minuti o più. Le donne precedentemente sedentarie dovrebbero iniziare con 15 minuti di esercizio aerobico 3 volte a settimana e aumentare gradualmente il tempo di allenamento. Gli esercizi dovrebbero essere evitati per periodi prolungati, ad esempio oltre 60 minuti continuativi. 

Per ottenere risultati apprezzabili è preferibile, in genere, proporre 12-15 esercizi differenti, 3-4 per ogni posizione di partenza: in piedi, in quadrupedia, in decubito, da seduti o altro. Gli esercizi vengono ripetuti 10/15 volte ciascuno e il ritmo di esecuzione è soggettivo, perché deve rispettare l’ampiezza degli atti respiratori. 
Il soggetto diviene man mano capace e consapevole di eseguirli sempre più correttamente, anche grazie all’acquisizione di livelli maggiori di mobilità, di forza e di controllo sul movimento. In questo modo ne esce gratificato e si sente motivato a proseguire 

Ogni seduta è composta da tre fasi:
  1. Attivazione iniziale: si prende atto di quelle che vengono definite “posizioni di partenza” e si inizia con l’educazione respiratoria, molto importante per la donna poiché inizia a prendere coscienza di quelli che sono i distretti motori che successivamente verranno sollecitati e attivati
  2. Centrale: si inseriscono esercizi per la mobilizzazione delle articolazioni e di rinforzo della muscolatura: del dorso e degli arti superiori, dei glutei e degli arti inferiori, della muscolatura addominale e del core stability, del pavimento pelvico (utilizzo degli “esercizi di Kegel”) i
  3. Finale: prevede esercizi di relax ed allungamento.

Conclusioni:
Con le giuste precauzioni dettate dalla situazione del soggetto che abbiamo difronte e i relativi esercizi adattati, si può dare un’opportunità alla futura mamma di vivere i 9 mesi di gestazioni nel miglior modo possibile, andando a “contrastare” positivamente tutte quelle modifiche relative alla gravidanza. 

È indispensabile imparare a prolungare i tempi dell’espirazione, al fine di mobilizzare il muscolo diaframma; questo permette anche la mobilizzazione delle zone rigide del rachide e della gabbia toracica. 
Il rinforzo muscolare della zona del “core stability” è molto importante per due motivi fondamentali: contrasta le modifiche del rachide dovute ad un aumento del peso dato dal feto e soprattutto evita, o comunque diminuisce, il back pain (dolore alla bassa schiena) che crea algie fastidio e da molti problemi anche nelle azioni quotidiane, obbligando il soggetto a prolungati riposi. 
Anche il rinforzo muscolare del retto dell’addome e dei bicipiti femorali sono molto importanti per contrastare le modifiche della colonna vertebrale date dalla gravidanza. 
Il rinforzo del pavimento pelvico, invece, è molto importante per evitare il prolasso degli organi pelvici e per evitare fastidiosi e imbarazzanti perdite urinarie. 

In generale l’attività fisica porta dei benefici, tra i quali citiamo: il peso della madre non aumenta in maniera eccessiva benessere per il feto diminuzione del dolore grazie la segregazione delle endorfine facilita il parto: lavorando sulla mobilità della pelvi aumenta il diametro di apertura della cervice diminuisce il tempo del parto diminuisce il tempo di guarigione nel post-partum ed è più sopportabile per la madre 

Bibliografia:
  1. E.Martinelli (2012). “Sviluppo del dolore rachideo in gravidanza: mutamenti della bio-meccanica rachideo, problematiche posturali e attività fisica adattata pre e post parto2. Firenze University Press. 2012.
  2. Prof.ssa M. A. Marini (Corso di Medicina Interna). “Attività Fisica in Gravidanza”. Università degli Studi di Roma Tor Vergata 
  3. Dr.ssa C. Pizzicaroli (2017). “Modificazioni Materne in Gravidanza”
  4. ACOG Committee Obstetric Practice. ACOG Committee opinion. Number 267, January 2002: exercise during pregnancy and the post-partum period. Obstet Gynecol. 2002;99:171-173. [PubMed] 
  5. Clark SL, Cotton DB, Pivarnik JM, et al. Position change and central hemodynamic profile during normal third-trimester pregnancy and post partum. Am J Obstet Gynecol. 1991;164:883-887. Erratum in: Am J Obstet Gynecol. 1991;165:241. [PubMed] 
  6. Artal R, Sherman C. Exercise during pregnancy: safe and beneficial for most. Phys Sportsmed. 1999;27:51-75. [PubMed] 
  7. Entin PL, Coffin L. Physiologic basis for recommendations regarding exercise during pregnancy at high altitude. High Alt Med Biol. 2004;5:321-334. [PubMed] 
  8. American College of Obstetricians and Gynecologists. ACOG Committee opinion no. 548: weight gain during pregnancy. Obstet Gynecol. 2013;121:210-212. [PubMed]
  9. Kardel KR, Johanse B, Voldner N, Iversen PO, Henriksen T. Association between aerobic fitness in late pregnancy and duration of labor in nulliparous women. Acta Obstet Gynecol Scand. 2009;88:948-952. [PubMed] 
  10. Edwards MJ. Review: hyperthermia and fever during pregnancy. Birth Defects Res A Clin Mol Teratol. 2006;76(7):507-16. 
  11. ACOG Committee Obstetric Practice. ACOG Committee opinion. Number 267, January 2002: exercise during pregnancy and the postpartum period. Obstet Gynecol. 2002;99(1):171-3. 
  12. Soultanakis HN, Artal R, Wiswell RA. Prolonged exercise in pregnancy: glucose homeostasis, ventilatory and cardiovascular responses. Semin Perinatol. 1996;20(4):315-27. 
  13. Wolfe LA, Davies GA; School of Physical and Health Education, Department of Obstetrics and Gynaecology and Physiology, Queen's University, Kingston, Ontario, Canada. Canadian guidelines for exercise in pregnancy. Clin Obstet Gynecol. 2003;46(2):488-95.
  14. Zavorsky GS, Longo LD. Exercise guidelines in pregnancy: new perspectives. Sports Med. 2011;41(5):345-60. 
  15. Dott.ssa M. Natili. “Anatomia e Fisiologia del Pavimento Pelvico”. Università degli studi di Roma “Tor Vergata”
  16. Dott.sa C. Cicala “Riabilitazione dei muscoli del pavimento pelvico”. Università degli studi di Roma “Tor Vergata” 

Sitografia:
www.ginnasticaposturale.com /2015/08/21/gravidanza-postura/ 




Author: Dott. Eugenio Isidoro Scibetta Co-Founder & Admin Scienze Salute e Benessere



BIOMECCANICA DEL CRUCH REVERSE: BENEFICI E PREVENZIONE NELL'IPERLORDOSI


Sempre più spesso si sente parlare di biomeccanica del movimento, di efficienza energetica, postura e di come questi siano importanti per ottenere un benessere fisico.
E' risaputo che il corpo umano è una macchina perfetta, costituita da ingranaggi in cui le articolazioni sono in collegamento tra loro tramite le ossa, che fungono da leve per la contrazione muscolare.
Dunque l’obiettivo, per creare un sistema di equilibrio, è bilanciare leve fulcri e forza muscolare.
Fatta questa piccola premessa è doveroso parlare di un movimento importante quale il Crunch Reverse.

I muscoli deputati a tale movimento sono:
·      Retto Anteriore dell'Addome: spessa lamina muscolare che si estende dalla gabbia toracica e la pelvi decorrendo ai lati della linea alba. Origina con 3 capi dalla faccia esterna della 5°-6°- 7° cartilagine intercostale e dal processo xifoideo. Le sue fibre discendono verticalmente convergendo in un in un grosso tendine che si inserisce sul ramo superiore del pube.
·   Trasverso dell'Addome: è situato profondamente al muscolo obliquo interno. Le fibre del muscolo sono disposte trasversalmente con direzione postero anteriore.  Origina dalla faccia interna delle ultime 6 cartilagini costali, dalla fascia toraco-lombare, dal labbro interno della cresta iliaca e dalla metà laterale del legamento inguinale. I fasci muscolari si dirigono in avanti per continuarsi in un'ampia aponeurosi, che contribuisce a formare la guaina del retto dell'addome: la linea alba.

AZIONE:
Prendendo come punto fisso (fulcro) il ramo superiore del pube: flessione del torace sulla pelvi e aumento pressione addominale (CRUNCH)
Prendendo come punto fisso (fulcro) il processo xifoideo: flessione del bacino sul tronco (CRUNCH REVERSE)

ESECUZIONE CORRETTA DEL CRUNCH REVERSE:
Posizione del soggetto in decubito supino con arti inferiori tesi a 90°. Si chiederà al soggetto di andare in accorciamento e sollevamento (obliquo-alto-dietro).













           (Immagine 1)

SPIEGAZIONE DELLA POSIZIONE:


Posizionando il soggetto in decubito supino, con il Crunch reverse si andrà a lavorare sul quadrante inferiore dell'addome, il quale inizierà ad attivarsi soltanto dai 90° in poi; l'azione muscolare per portare gli arti inferiori dal suolo fino a 90° è data dai muscoli flessori dell'anca (oltre in 90° cedono il posto al retto, diventando stabilizzatori).











            (Immagine 2)

In termini biomeccanici si avrà:
- Punto fisso: Bacino
- Braccio di resistenza: Arti Inferiori
- Braccio di forza: Retto dell'addome

Gli arti inferiori hanno un peso, infatti fungono da resistenza, la quale dovrà essere vinta dalla forza del muscolo retto dell'addome.
Secondo tale logica, più si avvicinano gli arti al suolo, più il retto addominale dovrà frenare il movimento, compensando con un'accentuazione della curva lordotica.


PERCHE' E' IMPORTANTE TALE MOVIMENTO PER SOGGETTI IPERLORDOTICI? E SOPRATTUTTO, COME ADATTARLO?
L'iperlordosi, ovvero l'accentuazione della curva lordotica, viene considerata un paramorfismo. Vari sono i fattori che causano questa accentuazione, uno tra i quali è un'ipotonia dei muscoli retto anteriore dell'addome e trasverso, con conseguente retrazione dei muscoli lombari.
Precedentemente è stato detto che l'addome diventa protagonista del movimento dai 90° in poi e che, in base all'inclinazione degli arti inferiori, deve sostenere una forza diversa.
Pertanto, i soggetti con ipotonia muscolare avranno difficoltà a svolgere questo esercizio con le gambe tese.
L'ideale sarà dimezzare il braccio della resistenza, facendo svolgere il crunch reverse con le gambe flesse.

In questo modo si avranno vari benefici, tra cui:
-Lavoro concentrico e rinforzo del quadrante inferiore dell'addome
-Attivazione del muscolo trasverso come stabilizzatore.

-Allungamento della catena cinetica posteriore.

In termini biomeccanici si avrà:
- Punto fisso: Bacino
- Braccio di resistenza: Arti Inferiori
- Braccio di forza: Retto dell'addome

Gli arti inferiori hanno un peso, infatti fungono da resistenza, la quale dovrà essere vinta dalla forza del muscolo retto dell'addome.
Secondo tale logica, più si avvicinano gli arti al suolo, più il retto addominale dovrà frenare il movimento, compensando con un'accentuazione della curva lordotica.

PERCHE' E' IMPORTANTE TALE MOVIMENTO PER SOGGETTI IPERLORDOTICI? E SOPRATTUTTO, COME ADATTARLO?
L'iperlordosi, ovvero l'accentuazione della curva lordotica, viene considerata un paramorfismo. Vari sono i fattori che causano questa accentuazione, uno tra i quali è un'ipotonia dei muscoli retto anteriore dell'addome e trasverso, con conseguente retrazione dei muscoli lombari.
Precedentemente è stato detto che l'addome diventa protagonista del movimento dai 90° in poi e che, in base all'inclinazione degli arti inferiori, deve sostenere una forza diversa.
Pertanto, i soggetti con ipotonia muscolare avranno difficoltà a svolgere questo esercizio con le gambe tese.
L'ideale sarà dimezzare il braccio della resistenza, facendo svolgere il crunch reverse con le gambe flesse.

In questo modo si avranno vari benefici, tra cui:
-Lavoro concentrico e rinforzo del quadrante inferiore dell'addome
-Attivazione del muscolo trasverso come stabilizzatore.
-Allungamento della catena cinetica posteriore.











                        ( Immagine 3)

CONCLUSIONE
L'uomo è una macchina perfetta ma le sue strutture, sotto l'effetto della gravità, possono subire degli scompensi posturali.
Osservare, valutare e adattare sono le linee guida per una programmazione specifica del soggetto.


Bibliografia: 

Trattato di anatomia umana, edi ermes Volume 1, Quarta edizione 
Anatomia Funzionale, kapanji 2012

Dott.ssa Erika Tiberi, in collaborazione con la Dott.ssa Martina Mariani e il Dott.Claudio Favara




IL CRUNCH


Facciamo, prima di tutto, una piccola introduzione su quali sono i muscoli dell’addome:
-    Retto dell’addome: origina della 5ª, 6ª e 7ª cartilagine costale e dal processo xifoideo e si inserisce sul pube (tra il tubercolo e la sinfisi pubica);
-    Piramidale: origina tra il tubercolo e la sinfisi pubica e si inserisce sulla linea alba;
-    Obliquo esterno: origina dalla superficie esterna delle ultime 8 coste e si inserisce: i fasci della 12ª e 11ª costa sulla cresta iliaca, mentre gli altri fasci si inseriscono nell’aponeurosi (tra processo xifoideo e pube);
-    Trasverso: origina dal legamento inguinale, dalla cresta iliaca e dalle ultime sei cartilagini costali e termina con un’aponeurosi che raggiunge la linea mediana;
-    Obliquo interno: origina dal legamento inguinale, dalla spina iliaca  e dalla cresta iliaca e ha due punti d’inserzione: ultime tre cartilagini costali e la linea mediana
-    Quadrato dei lombi: diviso in due fasci:
   anteriore: origina dai processi costiformi dalla 2ª alla 4ª vertebra lombare e si inserisce sulla 12ª costa
   posteriore: origina dalla cresta iliaca e dal legamento ileo-lombare e si inserisce sui processi costiformi delle prime 4 vertebre lombari.

I due obliqui e il trasverso si continuano con delle fasce, o aponeurosi, che vanno a costituire:
-    la guaina dei retti
-    la linea alba
-    il legamento inguinale.


Il Crunch è l'esercizio più utilizzato per allenare i muscoli dell’addome.
Per eseguirlo correttamente:
mani sotto la nuca, che hanno un ruolo di sostegno per la testa ma non aiutano nel movimento di salita, quindi i gomiti rimangono sempre ben aperti;
sguardo rivolto sempre in alto;
espirare nel momento della salita;
salire raggiungendo circa i 30°, sollevando le scapole da terra, ma non bisogna superare tale inclinazione, altrimenti si attivano i muscoli flessori dell’anca, ovvero l’Ileo-psoas









L’ ileo-psoas è un muscolo composto dal muscolo grande psoas e dal muscolo iliaco. Tali muscoli si uniscono distalmente a livello del piccolo trocantere (punto di inserzione comune).
         Iliaco nasce sulla cresta pelvica e si attacca sul femore
      Psoas, il più lungo dei due muscoli, nasce sulle vertebre lombari e si attacca al femore.


Letteratura: Anatomia Clinica, Maurizio Ripani, Eugenio Gaudio, Giulio Marinozzi 


Authors: Dott. Eugenio Isidoro Scibetta Co-Founder & Admin Scienze Salute e Benessere



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