METODOLOGIA DELL'INSEGNAMENTO E APPRENDIMENTO NELL'ETA' EVOLUTIVA



Lo sviluppo motorio avviene in più fasi nel corso della vita di ogni singolo individuo.
Ognuna di queste fasi è condizionata da alcuni fattori: quelli ereditari che comprendono il sesso, il patrimonio genetico, la razza e quelli ambientali, cioè la famiglia, l’alimentazione, l’igiene, la scuola.
La fase in cui inizia lo sviluppo motorio dell’essere umano è chiamata fase evolutiva, che inizia dai primi mesi di vita.  La fase evolutiva comprende al suo interno dei periodi significativi per l’apprendimento.             
Il primo periodo fondamentale è quello neo-natale, dove si hanno le prime stimolazioni ambientali e i primi contatti umani; in questo periodo è importante favorire la libertà della motricità del soggetto, creando spazi liberi e condizioni ideali, così da poter dare la possibilità al bambino di esplorare liberamente l’ambiente circostante. Un’altra tappa importante per lo sviluppo motorio nella fase evolutiva è chiamata prima infanzia: periodo che va dai 18 mesi ai 3 anni.
In questa fase il bambino presenta un aumento delle capacità di memorizzazione e sviluppa capacità di risolvere i problemi attraverso prove ed errori. In tale fase, dovranno essere ampliate nuove conoscenze spazio-temporali semplici e la sperimentazione degli schemi motori di base come, correre, lanciare, strisciare; sarà l’ambiente a stimolare la maturazione degli schemi ed il loro sviluppo.
Dai 3 ai 5 anni, periodo definito come seconda infanzia dell’età evolutiva, hanno inizio le prime forme di rappresentazione mentale e di controllo motorio; permettere in questa fase un’attività spontanea, giochi motori di imitazione illustrati dall’istruttore. Nella quarta fase dell’età evolutiva: la fanciullezza (dai 5 a 7 anni), definito anche periodo “proceritas prima”, sono da favorire attività e giochi di relazione e giochi di conoscenza del proprio corpo, data la limitata comprensione delle spiegazioni astratte e la paura di affrontare nuove esperienze di movimento.
Da 8 a 11 anni (fanciullezza) il bambino presenta un buon grado di coordinazione e di controllo del corpo e buona capacità di attenzione e di concentrazione; in questo periodo è bene intensificare azioni per uno sviluppo completo degli schemi motori di base e un primo approccio alle attività sportive. Altro periodo della fase evolutiva è la pubertà, da 11 a 14 anni, in cui il buon possesso delle capacità di astrazione permettono di accrescere l’attività sportiva e il potenziamento fisiologico
Nell’ultima fase, importante per lo sviluppo motorio, è l’adolescenza, in cui il ragazzo presenta un ottimo grado di coordinazione motoria e buona capacità di intuizione e di produzione di pensiero divergente. In questo periodo si potrà favorire un perfezionamento delle tecniche sportive e lo sviluppo delle capacità condizionali e coordinative. Nel processo di sviluppo motorio e sportivo, una scelta corretta dei metodi da utilizzare diventa per tanto strategica:
Metodo induttivo - che si sviluppa attraverso il passaggio dal particolare, cioè dalle esperienze reali, al generale, ovvero all’assimilazione delle regole. Questo metodo è sicuramente più indicato per soggetti più giovani.
Metodo deduttivo – parte da una considerazione generale per arrivare ad una considerazione particolare. Quello che più interessa è la correlazione che si viene a creare con abilità che non sono solo fisico-motorie, ma anche relazionali, sociali e soprattutto cognitive. Uno dei fattori più importanti nell’acquisizione delle abilità motorie è il feedback, che rende il soggetto capace di valutare il successo o insuccesso della propria prestazione. Il perno dell’apprendimento non è quindi il movimento stereotipato, ripetuto, ma è il gioco, la creatività motoria, la correlazione tra i saperi e le discipline, che in questo modo diventano reale costruzione di “competenza” per ognuno.


REFERENZE

-Pesce, C., Marchetti, R., Motta, A., Bellucci, M., Joy of Moving. movimenti e   immaginazione, s.l., Calzetti Mariucci editori, s.d.

-Brunetti, G., Allenare l’atleta. manuale di metodologia dell’allenamento     sportivo, s.l., edizioni sds, s.d.

L’EDUCAZIONE MOTORIA IN ITALIA






L’attività fisica viene spesso sottovalutata e con sé i tanti benefici che essa può portare. Basti pensare ai dati preoccupanti che ci arrivano dai diversi studi scientifici riguardanti l’aumento della percentuale di obesità e di altre malattie non trasmissibili che colpiscono il nostro corpo. Ciò deriva da molteplici fattori che si possono racchiudere in un unico punto, ovvero la mancanza di una vera e propria cultura motoria.
La “cultura motoria”, può essere intesa come un insieme di conoscenze che dovrebbero essere insegnate gradualmente all’individuo dall’inizio del suo percorso scolastico. Sin dalla nascita infatti, il corpo rappresenta il primo veicolo che il bambino utilizza per comunicare e mettersi in contatto con l’ambiente esterno. Conoscerlo quindi sin da bambini risulta particolarmente importante. Nell’attuale scuola primaria italiana la pratica motoria è poco sviluppata, soprattutto per la mancanza della figura specializzata del maestro di educazione motoria. Ciò fa capire ancora di più le possibili difficoltà nell’insegnare e, di conseguenza, nel recepire da parte degli studenti determinate nozioni base relative al proprio corpo. Nel corso degli anni diversi progetti hanno cercato di arginare questa problematica affiancando al maestro generalista, durante l’ora destinata all’attività motoria, la figura specializzata del laureato in scienze motorie al fine di poter svolgere un’adeguata lezione al movimento.
Secondo l’OMS, nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza (5 – 17 anni), l’attività fisica produce i seguenti
benefici:
- sviluppo osteo-muscolare;
- contribuisce ad uno sviluppo sano dell’apparato cardiovascolare;
- contribuisce ad aumentare le capacità di apprendimento e il livello di         autostima;
- rappresenta un valido strumento di aggregazione sociale;
- associata a una corretta alimentazione diminuisce il rischio di obesità infantile    e di malattie croniche.

Nel 2010, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha pubblicato le “Global recommendations on Physical activity for Health”, fornendo indicazioni sui livelli di attività fisica raccomandati per la salute, distinguendo tre gruppi di età:
·         bambini e ragazzi (dai 5 ai 17 anni)
·         adulti (dai 18 ai 64 anni)
·         adulti/anziani (dai 65 anni in poi)

specificando per ogni fascia di età il tipo, la quantità, la frequenza, la durata e l’intensità di attività fisica necessaria per mantenere la salute.
Per quanto riguarda bambini e adolescenti, l’attività fisica include il gioco, l’esercizio fisico strutturato e lo sport e dovrebbe essere di tipo prevalentemente aerobico, iniziando gradualmente e aumentando durata, frequenza e intensità di volta in volta.
Infatti, In questa fascia di età l’OMS raccomanda di:

·      praticare almeno 60 minuti di attività fisica quotidiana di intensità        moderata-vigorosa ed esercizi di rafforzamento dell’apparato muscolo-      scheletrico almeno 3 volte a settimana.
·     L’obiettivo giornaliero dei 60 minuti di attività fisica può essere    raggiunto in sessioni più brevi (adesempio 2 sessioni da 30 minuti)
              

Osservando i dati presenti nel rapporto “Educazione Fisica e Sport a Scuola in Europa (2013) di Eurydice, la rete Europea di informazione sull’istruzione, possiamo notare come il nostro Paese sia rimasto indietro come mentalità (nelle ore effettuate, nei metodi di insegnamento, ecc) rispetto alle altre grandi realtà Europee sull’avviamento alla pratica motoria nella scuola primaria.
Questa mancanza di attenzione alla materia, dal punto di vista sportivo, si può ripercuotere anche nelle attività extrascolastiche. Infatti, gli istruttori si ritroveranno a dover lavorare con individui privi di un mancato sviluppo delle qualità motorie di base e, solo successivamente, si potranno dedicare maggiormente allo sviluppo delle abilità specifiche di un determinato sport.
Tutte queste informazioni ci fanno capire quanto sia importante, sia dal punto di vista psicofisico che sociale e culturale, l’educazione al movimento per l’individuo.
La scuola primaria, come primo step di istruzione, dovrebbe dare tutte quelle nozioni base per preparare il bambino a costruire gradualmente una cultura motoria, sviluppando così quelle che sono le sue capacità motorie di base per prepararlo al meglio anche ad una possibile futura e speci
fica pratica sportiva. E invece, ci si ritrova a combattere con la scarsa importanza che viene data a questa materia che, pur essendo presente nel sistema scolastico italiano, spesso viene snobbata ed interpretata come un momento di “ricreazione” e di tempo libero.


SITOGRAFIA
https://ojs.pensamultimedia.it/index.php/siref/article/view/3849/3496
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2828_allegato.pdf
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1561_allegato.pdf
http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?lingua=italiano&id=51&area=Vivi_sano
http://eurydice.indire.it/wp-content/uploads/2016/08/Educazione-fisica-e-sport.pdf

SISTEMA IMMUNITARIO E SPORT: COME UNO INFLUENZA L’ALTRO



L’avvento della pandemia ha costretto le nostre abitudini a dei radicali cambiamenti come: il distanziamento sociale, l’impossibilità di svolgere le nostre attività preferite (non più con le precedenti modalità), la cancellazione di obiettivi a lungo termine, tutto questo contornato da una “riduzione” della motivazione.

Facciamo un passo indietro, lo scopo principale dell’attività motoria e sportiva, che sia praticata a livello amatoriale o professionistico, è quello di creare degli adattamenti stabili e duraturi, che migliorino globalmente l’efficienza del nostro organismo e anche, in esso compreso, del nostro sistema immunitario, ma quando l’attività svolta sostiene tale sistema e quando invece procura delle alterazioni?

ASPETTI GENERALI

Il nostro organismo vive a contatto con l’ambiente esterno il quale presenta una moltitudine di microrganismi come: batteri, virus, funghi e parassiti che possono mettere a dura prova il nostro sistema immunitario, che raffigura la prima e fondamentale barriera contro di essi, ma vediamo generalmente come è strutturato:
- Difese esterne, che fungono da barriera fisica contro gli agenti patogeni, per fare degli esempi possiamo citare la pelle e il muco delle vie respiratorie.
- Difese interne, composte delle cellule del nostro sistema immunitario, in questo caso il meccanismo di difesa dipende dal tipo di patogeno riconosciuto.
Le risposte immunitarie agiscono attraverso il riconoscimento e l’eliminazione, tali risposte possono essere a loro volta suddivise in innate ed acquisite.
Le cellule in prima linea alle quali è affidato il compito di difenderci (difese interne) sono i globuli bianchi, i suddivisi in gruppi come quello dei fagociti, che riconosco il patogeno, lo inglobano e lo distruggono, e quello dei linfociti, che possono godere di una memoria, permettendo il riconoscimento dell’ospite e neutralizzarlo con facilità.
Il gruppo dei linfociti, si divide a sua volta in linfociti-B e linfociti-T, i primi agiscono tramite l’uso di anticorpi, i secondi regolano l’attività dei linfociti-B e la produzione dei precedentemente citati anticorpi, interagendo anche con i fagociti grazie alla produzione di citochine, sostanze che attivano i suddetti fagociti, in particolare del gruppo delle citochine fanno parte anche le interleuchine, molecole regolatrici della risposta infiammatoria.
Fatte tali premesse ora possiamo vedere che tipo di correlazione esiste tra il nostro sistema immunitario e l’attività motoria.

CORRELAZIONE CON IL SISTEMA IMMUNITARIO            

L’attività motoria, soprattutto se essa è ripetuta e programmata nel tempo, comporta degli adattamenti a livello globale sul nostro organismo. Da questi adattamenti, non viene escluso nemmeno il nostro sistema immunitario, il quale subisce delle modificazioni sia in risposta al singolo stimolo, quindi parleremo di risposta acuta, e sia in risposta agli allenamenti ripetuti nel tempo e in questo caso invece parleremo di risposta cronica.

IN ACUTO
In acuto è possibile osservare una riduzione dell’attività fagocitica, nonostante un aumento di cellule con tale attività alla fine della singola seduta e un picco nelle due ore successive. Questo viene spiegato in quanto vengono richiamati dalla milza e dal midollo osseo dove completano la loro differenziazione.
I linfociti invece subiscono un incremento alla fine dell’attività svolta e un calo dopo le successive due ore.
Queste modificazioni si possono giustificare attraverso una “transitoria depressione immunitaria post-sforzo.” Le seguenti alterazioni sono molto meno evidenti se lo sforzo non supera i 60’ con una intensità moderata.
Anche le interleuchine sono soggette a modificazioni, in particolare l’interleuchina-6, responsabile degli effetti infiammatori, tende ad aumentare.
Nella regolazione di questi meccanismi, ormoni come adrenalina, noradrenalina, ormone della crescita
hanno un rilievo importante, in quanto aumentano nello sforzo acuto correlando una risposta dei linfociti.
Nelle due ore successive, quando si osserva invece una riduzione dei linfociti e una minore attività dei globuli bianchi, siamo dinanzi all’espressione di un altro ormone il cortisolo.
Queste variazioni in acuto, gli studiosi le hanno riassunte nella teoria della finestra aperta, ovvero la maggior “vulnerabilità” nel nostro organismo, successivamente all’attività singola svolta.

IN CRONICO

Svolgere delle attività aerobiche ad intensità moderata, è facilmente traducibile con un miglioramento del nostro sistema immunitario.
Nell’atleta agonista che si sottopone a ripetuti allenamenti nel tempo, spesso ad intensità maggiore, sembra che l’immunità innata subisca dei lievi miglioramenti, molto diverso è invece quando ci si sottopone in maniera prolungata ad un allenamento inadeguato e/o eccessivo.
Durante l'attività sportiva, come abbiamo visto in precedenza è possibile rilevare effetti ormonali, in particolare l'incremento di cortisolo e di catecolamine. Tutto questo sfocia in una reazione immunologica da stress. Inoltre l'esercizio fisico utilizza il glicogeno dell'organismo: dopo l’esaurirsi del medesimo si innescano importanti reazioni immunitarie.  Lo stress immunologico può anche essere provocato dai "microtraumi” muscolari associati all’esercizio fisico, in particolare nel caso di una sollecitazione meccanica eccentrica dove “vengono attivati i macrofagi con liberazione di citochine. “


Avere consapevolezza del proprio stato di salute permette una programmazione migliore, proiettandoci ai risultati per i quali si lotta, siano essi Olimpici o "della domenica". Paracelso diceva che è la dose che costituisce il veleno, io per concludere tale articolo mi servo invece delle parole di Chuck Palahniuk: “Per avere in mano la propria vita, si deve controllare la quantità e il tipo di messaggi a cui si è esposti.”

REFERENZE:
-SCHRÖDER D. - Sport, sistema immunitario e terapia biologica La Med. Biol., 2002/3; 47-49.
-P. Zeppilli, M. Bianco, V. Palmieri, V. Santoriello – Manuale di medicina dello sport--2011.
-Ferretti A., Sbrana S., Tessarolo A., Ferretti G.P., Ambrogi F.: Effetti di un intenso esercizio fisico sull’apoptosi linfocitaria in soggetti allenati. Sport Med. 50: 389-392. 1997

ARTRITE REUMATOIDE E ATTIVITÀ FISICA ADATTATA






Malattia Infiammatoria Cronica Sistemica a patogenesi autoimmunitaria che colpisce le articolazioni e determina erosioni cartilaginee ed ossee portando alla distruzione dei capi articolari

Epidemiologia:
  • Prevalenza 0.5-1%, Incidenza 2-4 nuovi casi/10.000 adulti per anno
  • Femmine sono piu’ colpite dei maschi, F:M --> 4:1
  • Piu’ frequente 40-60 anni

Eziopatogenesi:
  • Non del tutto chiarita
  • Multifattoriale:
- Predisposizione genetica (studi familiari e gemelli)
- Fattore scatenante (agente infettivo)
- Autoimmunita’: presenza nel sangue di autoanticorpi
  • Cronicizzazione del processo infiammatorio
  • Danno cartilagineo ed osseo

FISIOPATOLOGIA
Stadio I: presentazione dell’antigene ai linfociti T – assenza di sintomatologia

Stadio II: inizio e perpetuazione della risposta infiammatoria,   proliferazione linfociti T e B, neoangiogenesi sinoviale, rilascio di citochine 

Stadio III: rilascio dei mediatori solubili della flogosi, migrazione leucocitaria, proliferazione della membrana sinoviale – dolore articolare, tumefazione articolare, rigidità articolare mattutina

Stadio IV: sintomi analoghi allo stadio III, osteoporosi iuxtaarticolare (Rx), panno sinoviale (Ecografia, RMN)

Stadio V: erosione della cartilagine e dell’osso subcondrale, proliferazione sinoviale, alterazione dell’architettura articolare – dolore, tumefazione, instabilità articolare, contratture muscolari, complicanze extraarticolari, erosioni e riduzione dell’interlinea articolare (Rx). 


Clinica: 
Modalita’ di esorordio: Poliarticolare simmetrico

Puo essere anche:
  • Mono-oligoarticolare
  • Palindromico (episodica-recidivante)
  • Polimialgico (cingoli scapolare e pelvico)
  • Sistemico


Sintomi sistemici:
  • Scarsa resistenza allo sforzo
  • Perdita di peso
  • Mialgie
  • Sudorazione eccessiva
  • Febbricola
  • Rigidità mattutina
  • Linfoadenopatie

Clinica:
  • Poliartrite simmetrica e aggiuntiva, andamento centripeto
  • Rigidita’ articolare > 1 h
  • Dolore, rossore, tumefazione, impotenza funzionale

Clinica nelle fasi avanzate:
  • Deviazione ulnare delle dita “a colpo di vento”, tumefazione MCF, lussazione falangi prossimali sulle ossa MC
  • Sublussazione MCF sul carpo “Gobba di dromedario” 
  • Associata a sublussazione delle falangi prossimali sulle MCF “Gobba di cammello” 
  • Pollice “a Zeta” iperflessione I MCF e iperstensione I IF

Esami bioumorali:
  • Aumento degli indici di flogosi: VES, PCR
  • Positivita’ del Fattore reumatoide 70-75%
  • Positivita’ anticorpi anti-CCP 80%
  • Positivita’ ANA 20%
  • Ipergammaglobulinemia
  • Moderata anemia 
  • Trombocitosi (aumento piastrine)

Esami strumetali:
  • Radiografia: 
- Tumefazioni dei tessuti molli 
- Osteoporosi iuxtarticolare
- Erosioni marginali 
- Deformità articolari
  • Ecografia articolare: membrana sinoviale, tendini
  • RMN: membrana sinoviale, legamenti, erosioni precoci
  • TC: osso


Diagnosi: Criteri ACR (1987)
  1.  Rigidità mattutina almeno 1h
  2. Tumefazione di 3 o piu’ articolazioni
  3. Tumefazione delle articolazioni delle mani
  4. Tumefazione simmetrica
  5.  Noduli reumatoidi
  6.  Positivita’ fattore reumatoide
  7.  Erosioni articolari rilevate con radiolografia
 —> Presenza di almeno 4 dei 7 criteri. Criteri dall’1 al 4 presenti da almeno 6 settimane

Nuovi Criteri Classificativi dell’AR: calcolo del punteggio A-D > 6/10

  • A: 1 grande articolazione                                       0
    2-10 grandi articolazioni                                            1
    1-3 piccole articolazioni                                             2
    4-10 piccole articolazioni                                            3
    >10 articolazioni (almeno 1 piccola)                            5
  • B: FR Neg e ACPA neg                                           0
        FR basso titolo o ACPA basso titolo                           2
        FR alto titolo o ACPA alto titolo                                 3
  • C: PCR e VES normali                                            0
        PCR o VES elevate                                                  1
  • D: <6 settimane                                                   0
        >6 settimane                                                         1


Diagnosi differenziale:
  • Artriti Sieronegative 
  • Spondilite Anchilosante
  • Artriti Reattive
  • Connettiviti
  • Artriti microcristalli
  • Osteoartrosi

Prognosi:
  • Aumentata invalidita’, moribidita’ e mortalita’
  • Aumento malattie cardiovascolari e neoplasie
  • Infezioni
  • Tossicita’ da farmaci

Terapia: 
  • FANS
  • Corticosteroidi  sintomatici

  • Immunosopressori -DMARDs- disease modifying antirheumatic drugs
  • Farmaci Biologici

Terapia fisica:
  • Crioterapia: freddo effetto analgesico
  • Elettroterapia TENS (stimolazione nervosa elettrica transcutanea)
  • Correnti diadinamiche: riduzione della sensazione del dolore per mezzo di correnti che interferiscono con la funzionalita’ dei nocicettori
  • Ionoforesi trasporto e penetrazione transcutanea di farmaci. La penetrazione resta in superfice ed e’ di breve durata. Flogosi superficiali

Terapia riabilitativa: prevenire deformita’ articolari, mantenere la funzione articolare e il trofismo muscolare
  • Correzione posturale
  • Massoterapia: aumento tono vasale e deflusso venoso e linfatico, effetto decontratturante e azione analgesica per stimolazione delle terminazioni nervose
  • Chinesiterapia: esercizi articolari attivi e passivi

NON NELLE FASI INFIAMMATORIE OVVERO QUANDO C’E’ L’ARTRITE IN ATTO


    Esercizio fisico nell’Artrite Reumatoide

Esercizio dipende dalla fase di malattia:

Fase acuta: esercizi isometrici e di streching per mantenere tono e trofismo muscolare ed impedire la comparsa di atteggiamenti viziati. Attenta valutazione medica per evitare lesioni invalidanti.

Fase subacuta: mobilizzazione passiva per evitare la rigidità articolare (senza forzare).

Fase di remissione: mobilizzazione attiva con o senza resistenza per rinforzare ed equilibrare l’apparato muscolo-tendineo, non deve provocare dolore. 

Protocolli di esercizi per la mano -> miglioramento della forza
Esercizio deve adattarsi alle caratteristiche del paziente, interrotto se compare dolore.
Conoscenza della patologia, contatto con reumatologo che verifica i risultati e controlla la terapia
Esercizio integrato con metodiche riabilitative, economia articolare e costruzioni di ortesi. 

Attività aerobiche a basso impatto:
  • Miglioramento affaticabilità
  • Riduzione del dolore
  • Deambulazione
  • Ansia, depressione
  • Capacità aerobica
  • No peggioramento attività di malattia
  • No influenza su forza muscolare e grado di movimento articolare

Attività aerobiche a medio ed alto impatto:
  • Riduzione dolore 
  • Miglioramento forza fisica e forma muscolare arti superiori ed inferiori
  • Miglioramento generale funzionalità fisica 
  • No peggioramento attività di malattia

Studi su esercizi dinamici e isometrici:
  • Miglioramento forza muscolare, resistenza
Esercizi di resistenza /potenza:
  • Miglioramento forza muscolare
  • Miglioramento della mobilità articolare
  • Miglioramento della qualità della vita
  • Alcuni lavori riportano miglioramento attività di malattia

Cosa fare:
  • Non sono presenti sufficienti studi che hanno valutato la sicurezza dei trattamenti ad alta intensità  sulla progressione del danno articolare, e che hanno stabilito la durata e le metodiche più adatte. 
  • Pertanto vengono ancora consigliati gli esercizi a bassa intensità soprattutto durante le fasi di attività di malattia.


Referenze:
Paola Conigliaro Ricercatore  U.O.C. di Reumatologia Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”; LAUREA SPECIALISTICA in  SCIENZE e TECNICHE delle ATTIVITÀ MOTORIE PREVENTIVE e ADATTATE Corso di Reumatologia



Author: Dott. Eugenio Isidoro Scibetta Co-Founder & Admin Scienze Salute e Benessere

 

METODO MEZIERES: TRA STORIA, METODO E SPORT




Siamo in Francia, esattamente nella fine degli anni ’20, e una giovane di nome Francois Mezieres inizia, spinta dalla propria passione, a intraprendere gli studi di chinesiterapia, in particolare apprende le tecniche e i metodi della “ginnastica correttiva”.
Si trova nel bel mezzo di uno dei più violenti scontri mondiali, ma comunque riesce ad affermarsi, tant’è che viene chiamata ad insegnare nella stessa scuola nella quale aveva studiato.
Si cimenta attraverso i suoi studi e le sue esperienze in diverse pubblicazioni riguardanti la ginnastica correttiva e il rafforzamento muscolare, tutte accolte con scarso entusiasmo dall’intera comunità scientifica. Solo nel 1949, grazie alla presenza di alcune pagine relative ai suoi studi nella pubblicazione “Guarire con l'antiginnastica” di Thérèse Bertherat, riesce ad acquistare notorietà.

NASCITA DEL METODO

Nacque il suo metodo dall’ingresso nel suo studio di una paziente, che indirizzata da lei per il trattamento di una importante cifosi dorsale e che indossava un rudimentale corsetto, a causa di una rigidità della persona vi era impossibile procedere con alcune manipolazioni. Fece sdraiare il soggetto nel tentativo di lavorare più comodamente, di correggere e valutare l’anteposizione delle spalle, si verificò la comparizione di una importante lordosi lombare. Attuando analoghe manipolazioni intuì che il paziente presentava una rigidità muscolare tale che ogni segmento aveva perso la sua funzione, rispondendo con la formazione di lordosi o accorciamento in altri distretti.

METODO

Lo studio dettagliato dell’anatomia e il modello delle proporzioni del numero aureo (secondo la quale esempio di armonia perfetta) plasmarono i suoi concetti, rifiutando le teorie che attribuivano alle problematiche muscoloscheletriche una incapacità di resistere alla gravità delle medesime strutture.
Questa deduzione ha permesso la nascita del concetto delle “catene muscolari”, suddivise in quattro e distinte “per la loro potenza e la loro tendenza sistematica alla retrazione”. [1] La loro retrazione, secondo Mezieres, causerebbe delle deformazioni del rachide, che potrebbero a loro volta generare sintomi dolorosi.
Le quattro catene muscolari evidenziate da Mezieres sono: CATENA POSTERIORE, CATENA ANTERO-INTERIORE, CATENA BRACHIALE ANTERIORE, CATENA ANTERIORE DEL COLLO.
Alle sopracitate catene si applicherà poi una contrazione isometrica eccentrica, alla quale non deve essere osservabile alcun tentativo di compensazione.

COMPATIBILITA’ NELLO SPORT

Ogni movimento quindi, richiederà un accorciamento e un allungamento di tali “catene”, parliamo del rachide e della cintura scapolare e pelvica, figuriamoci quindi nella pratica sportiva dove la sollecitazione delle medesime è massima. In letteratura riguardo tale metodo la scienza si divide, tra chi lo accetta e chi lo rifiuta, ma sicuramente dobbiamo farci scudo di quelle che sono le leggi universali che regolano l’anatomia e la biomeccanica che governano il nostro corpo.  Un’attività sportiva eseguita correttamente, che mette al primo posto la sicurezza e l’esecuzione ottimale dei vari gesti specifici, evitando uno squilibrio dell’attivazione tra agonista e antagonista, sicuramente eviterà che strutture subiscano lesioni e che una o più di queste prevarichino sulle altre.  



REFERENZE:
-Françoise Mézières, La gymnastique statique, Paris, Vuibert, 1947
-Françoise Mézières, L'Homéopathie française, Ed. G. Doin, aprile 1972, n°4, pag.195.
-Cualquier referencia a este artículo debe incluir la mención del artículo original: Cittone JM. Méthode Mézières. Encycl. Méd. Chir.    (Elsevier, Paris-France), Kinésithérapie-Médecine physique-Réadaptation, 26-085-A-10, 1999,
- Laura Bertelè: “Attenti allo sport” – Linus, gennaio 1997
- Laura Bertelè:  “Fisici fuoriserie”  – Linus, febbraio 1997
 





L'ALLENAMENTO CALISTHENICS E L'UTILITA' DEL WB-EMS



Negli ultimi decenni del 1900, si è delineata una corrente detta “Street Workout”; esso, prendendo le basi dalla ginnastica calistenica, le applicava in un contesto all’aperto, nei parchi pubblici per esempio, fornendo una delle prime alternative gratis al fitness funzionale. Da lì, questo sport, grazie alla spinta virale su “you tube” di personaggi quali Zef Zakavelli, Hannibal for King, e Medrano, si è diffuso sempre più, in particolare in alcuni stati europei (Lituania, Serbia, Italia, Spagna e Francia), e in molte città americane, fra le quali Miami e Los Angeles. Più partecipanti e paesi coinvolgeva, più si alzava il livello delle competizioni e si distanziava dai canoni originari.
Al giorno d’oggi, con Calisthenics, si identifica un vero e proprio sport, che vanta diverse competizioni internazionali e un campionato del mondo; specie a livello europeo, l’obbiettivo non è più la mera salute fisica, ma il raggiungimento e controllo di “skills” ( mosse tipiche della disciplina) sempre più complesse, al punto da rivaleggiare con quelle dei migliori ginnasti.
A un neo atleta di questo sport quindi, oggi si offre il panorama più vasto: può semplicemente praticare calisthenics in ottica di mantenimento di salute senza scopi competitivi, oppure, puntare all’agonismo nei tre tipi di gare esistenti: può scegliere se padroneggiare le basi, (pull ups, dips, e piegamenti) , e gareggiare in apposite gare di resistenza, darsi alla forza bruta eseguendo gli stessi esercizi zavorrati, e gareggiare nelle gare di forza, o cercare una preparazione quanto più completa possibile e provare a farsi un nome nelle sfide ora più ambite (specie in Italia), gli 1 vs1.

Per concludere con un po’ di scienza, una ricerca del 2016 dell’Università degli Studi di Milano, ha potuto affermare che l’allenamento calistenico, oltre che a livello estetico-fisico, agisce anche a livello neuromuscolare su reclutamento, sincronizzazione e coordinazione intramuscolare, migliorando sensibilmente questi fattori e portando a una migliore espressione di forza nei soggetti praticanti, rispetto a quella data dalla mera ipertrofia di molti altri sport; in particolare, mettendo a confronto un atleta professionista di calisthenics, con uno medio e un neofita durante uno stesso esercizio, il professionista ha fatto registrare attivazioni muscolari minori, e quindi maggior efficacia, rispettivamente del 149,26% rispetto all’atleta medio, e del 274% rispetto a un totale neofita

Ma Quali sono gli effetti di questo metodo di allenamento sul corpo a livelli di composizione corporea, forza e sulla postura?

Calisthenics era un termine usato per definire una serie generica di esercizi per il peso corporeo. Tale termine viene ora utilizzato per definire una disciplina diffusa in tutto il mondo basata sul peso corporeo e sugli esercizi di ginnastica. 

OBIETTIVO: Lo scopo di questo studio era di amministrare un protocollo di allenamento calistenico e valutare i suoi effetti su postura, forza e composizione corporea in individui non allenati. 

METODI: Ventotto partecipanti maschi (24,2 ± 4,2 anni; 67,0 ± 8,3 Kg; 173,3 ± 5,2 cm) sono stati divisi in due gruppi, un gruppo di intervento basato su Calisthenics (SG) e un gruppo di controllo (CG). L'SG si è esercitato per 8 settimane. Ogni partecipante è stato sottoposto a un'analisi della composizione corporea, una valutazione posturale, un test dell'impugnatura, un push-up e un test pull-up. Ogni partecipante è stato testato al basale e dopo l'intervento. 

RISULTATI: SG ha migliorato la postura (con gli occhi aperti p <0,001 e con gli occhi chiusi p <0,05), la loro forza (test push-up p <0,01 con un aumento del 16,4% e test pull up p <0,0001 con un aumento del 39,2% ) e la loro composizione corporea (massa grassa 14,8 ± 5,1 vs. 11,4 ± 5,9, p <0,01). Nessuna differenza è stata mostrata per il test dell'impugnatura. Non sono state rilevate differenze significative in nessuna variabile del CG tra misure pre e post. 

CONCLUSIONI: l'allenamento di Calisthenics è una soluzione di allenamento fattibile ed efficace per migliorare la postura, la forza e la composizione corporea senza l'uso di attrezzature di allenamento importanti.

L’allenamento WB-EMS può aiutare chi si allena con il metodo Calisthenics?

“Per quanto riguarda i guadagni di forza, il significativo effetto positivo di WB-EMS in soggetti sani e non addestrati è indiscusso. Il massimo guadagno di forza isometrica e / o dinamica del presente studio è paragonabile ai dati forniti per l'applicazione WB-EMS negli studi con coorti addestrate. È interessante notare che gli studi che hanno applicato l’EMS locale hanno riportato aumenti di forza isometrici medi superiori (fino al 58%) o massimi dinamici (fino all'80%) con risultati più favorevoli in atleti allenati o d'élite rispetto a soggetti non allenati.”

CONCLUSIONI
il Calisthenics è ormai una nuova metodologia utilizzata da moltissimi sportivi, sia atleti che non, l’utilizzo della tecnologia WB-EMS può tornare utile in quanto può aiutare nell’incremento della forza, essenziale per la pratica di questo sport. Ricordiamo anche che dietro questa nuova metodologia c’è molta preparazione e allenamento, soprattutto nel raggiungimento delle così dette “Skills”. Nei neofiti quindi, è consigliato un adeguato programma di allenamento prima di cimentarsi nei vari protocolli, e aumentare forza e resistenza facendosi seguire da esperti. In tali soggetti è consigliato l’abbinamento con la metodologia WB-EMS in quanto è stato studiato aiuti nel miglioramento di tali requisiti.





Referenze:

“Variabili e adattamenti neuromuscolari dell’allenamento calistenico”, Milano 2016,
Ricerche sulla storia della ginnastica calistenica su comuni motori di ricerca.

Affiliations: [a] Sport and Exercise Sciences Research Unit, University of Palermo, Palermo, Italy | [b] Department of Biomedical Sciences, University of Padova,Padova, Italy | [c] Postura Lab Research Institute, Palermo, ItalyIsokinetics and Exercise Science, vol. 25, no. 3, pp. 215-222, 2017

The authors acknowledge support of the “Benevital” Fitness Club, Herzogenaurach, Germany, and the Health Sport Club “Verein Netzwerk Knochengesundheit e.V.,” Erlangen, Germany.




Author : Riccardo Di Paola Writing Articles & Social Media Marketing Scienze Salute Benessere

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