SISTEMA IMMUNITARIO E SPORT: COME UNO INFLUENZA L’ALTRO



L’avvento della pandemia ha costretto le nostre abitudini a dei radicali cambiamenti come: il distanziamento sociale, l’impossibilità di svolgere le nostre attività preferite (non più con le precedenti modalità), la cancellazione di obiettivi a lungo termine, tutto questo contornato da una “riduzione” della motivazione.

Facciamo un passo indietro, lo scopo principale dell’attività motoria e sportiva, che sia praticata a livello amatoriale o professionistico, è quello di creare degli adattamenti stabili e duraturi, che migliorino globalmente l’efficienza del nostro organismo e anche, in esso compreso, del nostro sistema immunitario, ma quando l’attività svolta sostiene tale sistema e quando invece procura delle alterazioni?

ASPETTI GENERALI

Il nostro organismo vive a contatto con l’ambiente esterno il quale presenta una moltitudine di microrganismi come: batteri, virus, funghi e parassiti che possono mettere a dura prova il nostro sistema immunitario, che raffigura la prima e fondamentale barriera contro di essi, ma vediamo generalmente come è strutturato:
- Difese esterne, che fungono da barriera fisica contro gli agenti patogeni, per fare degli esempi possiamo citare la pelle e il muco delle vie respiratorie.
- Difese interne, composte delle cellule del nostro sistema immunitario, in questo caso il meccanismo di difesa dipende dal tipo di patogeno riconosciuto.
Le risposte immunitarie agiscono attraverso il riconoscimento e l’eliminazione, tali risposte possono essere a loro volta suddivise in innate ed acquisite.
Le cellule in prima linea alle quali è affidato il compito di difenderci (difese interne) sono i globuli bianchi, i suddivisi in gruppi come quello dei fagociti, che riconosco il patogeno, lo inglobano e lo distruggono, e quello dei linfociti, che possono godere di una memoria, permettendo il riconoscimento dell’ospite e neutralizzarlo con facilità.
Il gruppo dei linfociti, si divide a sua volta in linfociti-B e linfociti-T, i primi agiscono tramite l’uso di anticorpi, i secondi regolano l’attività dei linfociti-B e la produzione dei precedentemente citati anticorpi, interagendo anche con i fagociti grazie alla produzione di citochine, sostanze che attivano i suddetti fagociti, in particolare del gruppo delle citochine fanno parte anche le interleuchine, molecole regolatrici della risposta infiammatoria.
Fatte tali premesse ora possiamo vedere che tipo di correlazione esiste tra il nostro sistema immunitario e l’attività motoria.

CORRELAZIONE CON IL SISTEMA IMMUNITARIO            

L’attività motoria, soprattutto se essa è ripetuta e programmata nel tempo, comporta degli adattamenti a livello globale sul nostro organismo. Da questi adattamenti, non viene escluso nemmeno il nostro sistema immunitario, il quale subisce delle modificazioni sia in risposta al singolo stimolo, quindi parleremo di risposta acuta, e sia in risposta agli allenamenti ripetuti nel tempo e in questo caso invece parleremo di risposta cronica.

IN ACUTO
In acuto è possibile osservare una riduzione dell’attività fagocitica, nonostante un aumento di cellule con tale attività alla fine della singola seduta e un picco nelle due ore successive. Questo viene spiegato in quanto vengono richiamati dalla milza e dal midollo osseo dove completano la loro differenziazione.
I linfociti invece subiscono un incremento alla fine dell’attività svolta e un calo dopo le successive due ore.
Queste modificazioni si possono giustificare attraverso una “transitoria depressione immunitaria post-sforzo.” Le seguenti alterazioni sono molto meno evidenti se lo sforzo non supera i 60’ con una intensità moderata.
Anche le interleuchine sono soggette a modificazioni, in particolare l’interleuchina-6, responsabile degli effetti infiammatori, tende ad aumentare.
Nella regolazione di questi meccanismi, ormoni come adrenalina, noradrenalina, ormone della crescita
hanno un rilievo importante, in quanto aumentano nello sforzo acuto correlando una risposta dei linfociti.
Nelle due ore successive, quando si osserva invece una riduzione dei linfociti e una minore attività dei globuli bianchi, siamo dinanzi all’espressione di un altro ormone il cortisolo.
Queste variazioni in acuto, gli studiosi le hanno riassunte nella teoria della finestra aperta, ovvero la maggior “vulnerabilità” nel nostro organismo, successivamente all’attività singola svolta.

IN CRONICO

Svolgere delle attività aerobiche ad intensità moderata, è facilmente traducibile con un miglioramento del nostro sistema immunitario.
Nell’atleta agonista che si sottopone a ripetuti allenamenti nel tempo, spesso ad intensità maggiore, sembra che l’immunità innata subisca dei lievi miglioramenti, molto diverso è invece quando ci si sottopone in maniera prolungata ad un allenamento inadeguato e/o eccessivo.
Durante l'attività sportiva, come abbiamo visto in precedenza è possibile rilevare effetti ormonali, in particolare l'incremento di cortisolo e di catecolamine. Tutto questo sfocia in una reazione immunologica da stress. Inoltre l'esercizio fisico utilizza il glicogeno dell'organismo: dopo l’esaurirsi del medesimo si innescano importanti reazioni immunitarie.  Lo stress immunologico può anche essere provocato dai "microtraumi” muscolari associati all’esercizio fisico, in particolare nel caso di una sollecitazione meccanica eccentrica dove “vengono attivati i macrofagi con liberazione di citochine. “


Avere consapevolezza del proprio stato di salute permette una programmazione migliore, proiettandoci ai risultati per i quali si lotta, siano essi Olimpici o "della domenica". Paracelso diceva che è la dose che costituisce il veleno, io per concludere tale articolo mi servo invece delle parole di Chuck Palahniuk: “Per avere in mano la propria vita, si deve controllare la quantità e il tipo di messaggi a cui si è esposti.”

REFERENZE:
-SCHRÖDER D. - Sport, sistema immunitario e terapia biologica La Med. Biol., 2002/3; 47-49.
-P. Zeppilli, M. Bianco, V. Palmieri, V. Santoriello – Manuale di medicina dello sport--2011.
-Ferretti A., Sbrana S., Tessarolo A., Ferretti G.P., Ambrogi F.: Effetti di un intenso esercizio fisico sull’apoptosi linfocitaria in soggetti allenati. Sport Med. 50: 389-392. 1997

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