OBESITA': LE SUE VARIANTI E SPORT




L’obesità è una condizione di cui sentiamo sempre più parlare e che purtroppo vediamo spesso in soggetti di tutte le età. Questa condizione la maggior parte delle volte è dovuta da uno stile di vita sedentario e da un’alimentazione ipercalorica, ricca di cibo spazzatura. L’obesità, ma anche il sovrappeso, sono condizioni che aumentano sensibilmente il rischio di disabilità, patologie, disturbi articolari.
Le componenti chiave per aiutare a ridurre il peso e riuscire a mantenerlo sono:
-    Un nuovo modo di mangiare: una dieta studiata con un professionista;
-   Esercizio fisico regolare che tenga conto della struttura e della patologia del soggetto;
-   Almeno sette ore di sonno per notte;
-   Sostegno  delle persone vicine(sarà più semplice se intorno ho persone che mi incitano,  che mi fanno mangiare in modo corretto, secondo la dieta stabilita, e  che mi stimolano a fare attività fisica);
-  Spesso un supporto psicologico,

ESERCIZIO FISICO
Nei soggetti obesi è importante personalizzare gli esercizi e procedere con gradualità con l’aumento di intensità e durata in base alle sue risposte fisiologiche.
L’incremento della spesa energetica quotidiana(esercizio fisico + attività giornaliere) comporta un aumento del metabolismo basale, aumento del metabolismo post esercizio (EPOC),con l’aumentare dell’intensità, e un  incremento dell’ossidazione dei grassi.
Il primo obiettivo  è raggiungere una  condizione igienica.  L’approccio integrato di dieta + esercizio fisico è sicuramente vincente e  comporta diversi benefici:
-     Maggior calo ponderale, associato ad un minore rischio di recupero del peso;
-     Minor perdita o mantenimento della massa magra;
-     Miglioramento del profilo metabolico e riduzione del rischio cardiovascolare;
-     Correzione o minor rischio di sviluppare altre patologie (ipertensione,diabete mellito di tipo II, dislipidemia);
-     Migliore qualità della vita.
l’allenamento ad alta intensità e prolungato e’ la cosa migliore?
NO! In questi soggetti occorre programmare sedute di allenamento progressive, senza portarli ad allenamenti strenui per cercare di perdere peso in tempi brevi. Questo perché ci sono delle condizioni fisiologiche e psicologiche che, dopo aver perso tanto peso in poco tempo si tende a riprenderlo.
Questa tendenza a tornare al peso iniziale può essere dovuto da:
-     Iperfagia compensatoria (aumento della fame) verso cibi molto energetici e ricchi di grassi e carboidrati raffinati;
-     Diversa ripartizione dell’energia, dai tessuti magri a quelli grassi per effetto di  modificazione dei processi di controllo;
-     Aumentata conservazione dell’energia, per soppressione della termogenesi ( processo metabolico che consiste nella produzione di calore) che porta ad un metabolismo più parsimonioso.
Con la perdita di peso si va in contro ad un rallentamento del tasso metabolico a riposo che è spesso maggiore di quanto ci si aspetterebbe in base alle modifiche misurate nella composizione corporea. Questo fenomeno è chiamato “termogenesi adattiva” ed agisce per contrastare la perdita di peso e contribuire a riprenderlo. Infatti chi perde molto  peso in poco tempo questo rallentamento del tasso metabolico è mantenuto anche fino a 6 anni dopo collaborando ad una ripresa del 70% del peso iniziale. Questi risultati sono potenzialmente coerenti con il ripristino di una difesa biologica del peso corporeo.
L’esercizio troppo intenso e prolungato e con forti consumi energetici può ridurre notevolmente i livelli di leptina(ormone della sazietà) e quindi portare a una maggiore sensazione di fame, questo la maggior parte delle volte si traduce in un maggior introito calorico.
Per  cercare di contrastare questo adattamento occorre aumentare i livelli di massa magra per rinforzare il metabolismo basale.
Una riduzione del  peso corporeo ad un livello minore del 10% del peso iniziale porta una riduzione media della spesa energetica totale:
-     di circa 6  kcal per chilogrammo di massa magra al giorno in  soggetti mai stati obesi
-     di circa 8 kcal per chilogrammo di massa magra al giorno negli obesi
Al contrario il mantenimento ad un livello maggiore del 10% del peso iniziale porta un aumento medio della spesa energetica totale:
-     di circa 9  kcal per chilogrammo di massa magra al giorno in  soggetti mai stati obesi
-     di circa 8 kcal per chilogrammo di massa magra al giorno in soggetti che erano obesi.

Cosa ci dicono le linee guida?
Le linee guida ACSM raccomandano agli adulti obesi e in sovrappeso di svolgere più di 250 minuti di attività fisica di intensità moderata-vigorosa per perdere peso o per evitare di riprenderlo. Per i soggetti precedentemente obesi le linee guida IASO raccomandano 60-90 minuti di moderata intensità per la maggior parte dei giorni della settimana.
L’obesità comporta alterazioni della funzione muscolare, dell’equilibrio, del range articolare, della biomeccanica di marcia e in generale, nell’esecuzione di movimenti della vita quotidiana. L’eccessivo peso spesso ha un elevato impatto sui disturbi articolari, quali il rischio di frattura e l’osteoartrite, ma può avere anche un profondo effetto sulle strutture molli, quali tendini e cartilagine.
Il training si baserà principalmente su esercizi aerobici, contro resistenza, di mobilità articolare, di balance e su esercizi funzionali basati sulle attività di vita quotidiana.

H.I.I.T.
Anche l’allenamento H.I.I.T. (intervallato ad alta intensità) , dopo un periodo di condizionamento,  si è mostrato avere buoni risultati in molteplici patologie stabilizzate, tra cui l’obesità e la sindrome metabolica. I soggetti con quest’ultime patologie che svolgono H.I.I.T.,  hanno dimostrato di aver migliorato la funzione endoteliale, la sensibilità insulinica, la glicemia e la lipolisi.
SONNO
Il sonno ha un ruolo fondamentale ed  è strettamente correlato ai livelli infiammatori e di stress.
Il non dormire a sufficienza causa da una parte una maggiore sensazione di fame (per aumento dei livelli di grelina) e dall’altra una riduzione del senso di sazietà (riduzione dei livelli di leptina), queste due condizioni comportano un aumento dell’apporto calorico e quindi un aumento di peso. Spesso l’obeso non dorme bene a causa di apnee notturne dovute al forte peso a livello addominale e questo porta ad un aumento degli stati infiammatori che a sua volta causano una riduzione dei livelli di leptina.
Considerando tra l’altro che gli obesi hanno più  recettori per la leptina rispetto al normale ma non sono funzionanti ( un po’ come insulino resistenti con l’insulina).
OBESITA’ INFANTILE
Una problematica importante è che molte genitori in sovrappeso/obesi trasmettono le loro abitudini ai loro figli, quindi si abituano ad una alimentazione ipercalorica, errata sia a livello quantitativo che qualitativo, e ad un’ assenza si attività fisica e un aumento delle ore passate davanti allo schermo (magari mentre si mangiano patatine) . Un’ulteriore problematica  è che spesso  il bambino obeso tende, a causa della sua condizione, ad autoescludersi dalle normali attività ludiche, causando una situazione di ipocinesia motivo di un ulteriore aumento di peso. Si instaura così, un circolo vizioso di  inattività, che porta un bilancio energetico positivo, quindi un aumento dell' obesità dalla quale consegue una riduzione delle capacità motorie, per giungere poi ad un grado maggiore di inattività.
La diagnosi di sovrappeso e obesità nei bambini e negli adolescenti è più complessa rispetto agli adulti  poiché le dimensioni corporee cambiano continuamente con l’età e lo sviluppo, la massa grassa non solo aumenta in valori assoluti con l‘età, ma il suo rapporto con peso e altezza cambia fisiologicamente nel tempo e in maniera diversa fra i due sessi.  Di conseguenza non esiste e non può esistere un unico valore che definisca il sovrappeso o l‘obesità, indipendentemente dall‘età e dal sesso. Per questo motivo per la valutazione dell’obesità infantile, piuttosto che utilizzare i valori di BMI, sono molto più utili i parametrici peso , altezza e circonferenza vita, i quali possono determinare con maggior precisione il rischio metabolico nell’età pediatrica. Nella pratica clinica quotidiana è sufficiente fare riferimento alle curve dei centili dell'IMC che ogni pediatra usa. Un dato superiore all'85°c è indice di sovrappeso, se il dato è superiore al 90°c è indice di obesità.
Spesso si tende a giustificare l’obesità e il sovrappeso infantile, quante volte abbiamo sentito dire “ mangia che devi crescere!”  ed è con questa “scusa” che vengono date delle scorrette abitudini  alimentari. Questo, molte volte,  è accompagnato da lunghi tempi di sedentarietà( seduti sul divano a giocare a video games, a guardare la TV….). Uno  studio ha evidenziato che i  bambini dai 2 e 6 anni che passano un ora al giorno davanti allo schermo presentano almeno 1kg in più rispetto ai proprio coetanei.
L’obesità infantile non va sottovalutata in quanto la maggior parte delle volte porterà ad un adulto obeso: che chi è obeso a 5 anni ha il quadruplo delle possibilità di rimanere obeso nell’adolescenza e nell’età adulta rispetto ai coetanei normopeso, circa il 32% dei ragazzi in sovrappeso all’asilo rimane obeso a 14 anni 
Da sottolineare che non è solo una questione estetica, infatti un  bambino obeso su quattro sta già sviluppando gravi situazioni patologiche presenti nella sindrome metabolica (obesità viscerale, HDL bassi, trigliceridi alti, ipertensione, insulino-resistenza).
Uno studio Auxologico Italiano del 2011 condotto su 1500 bambini/adolescenti obesi ha dimostrato che:
-     16% era portatore di fattori di rischio collegati alle malattie cardiovascolari e alla mortalità precoce;
-     27% presentava ipertensione sistolica;
-     15% ipertensione diastolica;
-     35-40% stenosi apatica (fegato grasso).
Oltre a questi anche l’incidenza di Diabete di tipo II, problemi respiratori e depressione sono  notevolmente aumentati.
Tutto questo ci fa capire come sia di massima importanza una precoce valutazione dei fattori di rischio metabolici nei giovanissimi. Ma è anche chiaro che è sempre meglio lavorare in prevenzione, tramite un’alimentazione salutare e un attività fisica regolare.
L’OMS ha formulato le raccomandazioni per aumentare l’attività fisica, ridurre la sedentarietà, quindi il rischio sovrappeso e obesità.
Raccomandazioni per bambini e i ragazzi di età compresa fra i 5 e i 17 anni:
o   Compiere giornalmente almeno 60 minuti di attività fisica di intensità variabile fra moderata e vigorosa.  Lo  svolgimento di attività fisica superiore ai 60 minuti fornisce ulteriori benefici per la salute;
o   La maggior parte dell’attività fisica quotidiana dovrebbe essere aerobica.
o   Attività di intensità vigorosa, che comprendano quelle che rafforzano muscoli e ossa, dovrebbero essere previste, almeno tre volte la settimana;
o    Le attività da proporre a bambini e ragazzi dovrebbero supportare il naturale sviluppo fisico, essere divertenti e svolte in condizioni di sicurezza.
Ci sono raccomandazioni anche per i più piccoli, 0-5 anni: mantenere durante la giornata  livelli di movimento, abitudini attive e ore di sonno adeguate.

CONCLUSIONE
Quindi è ormai chiaro che l’obesità non è un problema solamente estetico, ma è una patologia e un fattore di rischio per altre problematiche. Un  programma personalizzato, sostenibile e ben strutturato di esercizio fisico e alimentazione è di fondamentale importanza per la  riduzione e il controllo del peso corporeo. Una riduzione del peso comporta un miglioramento della qualità della vita e una riduzione dei fattori di rischio.
Anche se la cosa migliore sarebbe lavorare in prevenzione, cominciando ad educare i bambini, sin dalle scuole elementari, ad uno stile di vita corretto tramite più ore di educazione fisica ed alimentare, con l'intervento di professionisti a scuola e il coinvolgimento diretto dei genitori attraverso degli incontri programmati. Se è vero che questi rappresenterebbero ulteriori costi per lo Stato, d’altra parte un intervento di questo tipo, ovviamente ben strutturato, potrebbe ridurre i costi sanitari e garantire a ciascuno un migliore qualità della vita


Bibliografia 
Solveing A., Cunningham Ph.D. et al “Incidence of Childhood Obesity in the United States”
Wearing SC, Henning EM et al “ Muscoloskeletal disorder associated with obesity; a biomechanical perspective”
Muller MJ, Bosy-Westphal A. et al “Adaptive thermogenesis with weight loss in humans. Obesity”
Leibel R.L., Rosenbaum M et al “Changes in Energy expenditure resulting from altered body weight”
Fothergill E., Guo J et al “ Persistent metabolic adaptation 6 years after The Biggest Loser competition”
WILLIAM J. KRAEMER STEVEN J. FLECK MICHAEL R. DESCHENES: “FISIOLOGIA DELL'ESERCIZIO FISICO INTEGRARE GLI ASPETTI L'APPLICA TEORICI CON L'APPLICAZIONE PRATICA”

AUTRICE DELL'ARTICOLO : MARGHERITA PERGOLINI








- Laurea in Scienze Motorie Sportive e della Salute Università di Urbino “Carlo     Bo” 
- Laurea con lode in Scienze e Tecniche dell’Attività Motoria Preventiva e Adattata Università di Bologna “Alma Mater Studiorum” 
- Master Elav “Clinical Exercise” 
- Lavorato per un progetto a carattere Europeo “SPRINT-T” presso I.N.R.C.A. di    Ancona (attività fisica adattata per pazienti sarcopenici over 70 ) 
- Allenatrice di Pallavolo e di Calcio Integrato 
- Istruttrice di attività fisica per adulti e anziani
- Personal Trainer


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