DIABETE E SPORT





Una delle malattie più comuni che colpisce il sistema metabolico e pancreatico è il diabete mellito.
Il diabete si esprime tramite una concentrazione plasmatica di glucosio elevate dovuta ad una mancata risposta e azione dell’ormone insulina (ormone ipoglicemizzante) e dell’annessa cellula bersaglio.
Una condizione cronica di iperglicemia può sfociare in complicanze multiorgano colpendo ad esempio: reni, retina e sistema nervoso.
Nel 2016 sono oltre 3 milioni 200 mila in Italia le persone che dichiarano di essere affette da diabete, il 5,3% dell’intera popolazione (16,5% fra le persone di 65 anni e oltre)”,  sono queste le parole dell’istituto nazione di statistica (ISTAT), dati sicuramente allarmanti per numero di casi ma che si rifugiano in una riduzione della mortalità del  20%  in tutte le classi d’età.
Del diabete mellito esistono due varianti: diabete mellito di tipo 1 e diabete mellito di tipo 2

Diabete mellito di tipo 1

Il diabete mellito di tipo 1 è una patologia caratterizzata da una insufficienza insulinica dovuta all’auto distruzione delle cellule beta pancreatiche, in quanto generalmente malattia autoimmune lo stesso organismo attacca con i suoi sistemi di difesa le medesime cellule.
La maggior parte dei diabetici affetti da tale tipologia la sviluppano durante l’infanzia e circa il 10% dei diabetici ne soffre.
La caratteristica principale di tale patologia è come detto in precedenza la mancata produzione di insulina, la quale permette al glucosio rimanendo in circolo, determina una condizione di iperglicemia.  Il fegato, non riuscendo più a metabolizzare tutto il glucosio in circolo si serve delle vie della glicogenolisi e della gluconeogenesi, che si traducono con una ulteriore produzione di glucosio che peggiore la condizione già esistente di iperglicemia. A livello renale invece, precisamente nel tubulo prossimale del nefrone, il sistema di riassorbimento del glucosio viene saturato, venendo poi escreto tramite l’urina determinando una condizione di glicosuria. L’attività in tutti i tessuti non insulino-dipendenti si svolge rispettando le regole della fisiologia, come ad esempio per la maggior parte dei neuroni. Discorso diverso per i neuroni presenti nel centro della sazietà cerebrale i quali regolati da una insulino-dipendenza, non captandola rispondono come se esistesse una situazione di ipoglicemia, aumentando così il senso di fame e istaurando una situazione di polifagia.
Attualmente come trattamento possibile vi è la somministrazione tramite iniezione dell’ormone mancante, tuttavia la bioingegneria sta lavorando per semplificare tale problema.

Diabete mellito di tipo 2

Il diabete mellito di tipo 2 è un’altra variante di tale patologia, noto anche come diabete insulino-resistente.
Questa variante rappresenta il 90% dei casi di diabete, con importante predisposizione genetica per certi gruppi etnici.
Patologia che colpisce prevalentemente in età adulta e in condizione di obesità è caratterizzata dalla resistenza all’insulina, e da una sovraespressione di glucagone, ormone iperglicemizzante, in quanto in questa variante le cellule alfa non riescono a captare il glucosio, di conseguenza si ha una risposta con aumento di secrezione del glucagone sopracitato, contribuendo all’iperglicemia, glicogenolisi e gluconeogenesi.

DIABETE E SVOLGIMENTO DI ATTIVITA’ SPORTIVA

Durante lo svolgimento dell’esercizio fisico avvengono nel nostro organismo delle risposte, se un soggetto è poco allenato saranno maggiori, come l’aumento della secrezione di glucagone ed ormoni controinsulari e la riduzione di insulina senza azzerarsi. Il muscolo diviene quindi sensibile all’insulina per il rispristino delle scorte di glucosio utilizzate nell’esercizio, l’allenamento constante può migliorare tale condizione permettendo una migliore sensibilità all’insulina da parte dei suoi organi bersaglio.
Nel diabetico queste risposte sono differenti e quindi dev’essere differente il suo approccio all’esercizio.

Diabete mellito di tipo 1 e sport

Il soggetto affetto da diabete di tipo 1 non ha la capacità di produrre insulina per cui necessita di una terapia sostitutiva (insulina esogena), quando si sottopone ad un esercizio fisico va in contro ad una delle seguenti situazioni:
-ipoglicemia da sforzo, dove i valori di glucosio nel sangue scendono oltre ai 50mg/dl.
-ipoglicemia tardiva, può avvenire anche diverse ore dopo l’attività svolta.
-iperglicemia da sforzo, durante l’attività che si sta svolgendo, l’assenza dell’ormone necessario in tal       momento per i muscoli nell’utilizzo del glucosio, fa si che si vada incontro ad una rapida iperglicemia.

Per la prevenzione di tali rischi è preferibile che il soggetto non pratichi attività nelle 2-3 ore dopo l’iniezione di insulina, preferendo i momenti ove l’insulinemia è in valori più bassi, ovvero valori che mimano la risposta fisiologica dell’ormone all’esercizio.
L’esercizio fisico comporta una diminuzione della insulino-resistenza, da questo si raccomanda la diminuzione del 30-50% dell’insulina inettabile.
E’ fondamentale monitorare la glicemia prima, durante e dopo l’esercizio fisico, qualora la glicemia fosse tra 80-100mg/dl è indicato l’assunzione di carboidrati complessi (frutta), se invece i valori si aggirano intorno ai 60mg/dl, quindi più bassi, meglio assumere carboidrati complessi. Nel momento in cui l’atleta deve affrontare uno sforzo prolungato è necessario che assuma uno spuntino ogni 30-60min.
Le pratiche sportive per chi soffre si tale variante consigliate sono quelle in cui lo sforzo è progressivo e dove l’intensità può essere calcolata, sport come podismo, nuoto, sci di fondo, senza negare ovviamente lo sport per la quale prova passione.

Diabete mellito di tipo 2 e sport

Il soggetto affetto da diabete di tipo 2, inizialmente presenta una insulino-resistenza dei tessuti periferici.
La risposta meno efficiente delle cellule bersaglio all’insulina comporta una ridotta utilizzazione del glucosio, inducendo una maggiore espressione di glucosio epatico che conducono una iperglicemia.
Nel diabetico di tipo 2 durante l’esercizio l’utilizzazione del glucosio aumenta ma il livello di insulina non si riduce.
Ancora una volta è l’ipoglicemia la complicanza più comune anche in questa variante, da considerare insieme ad una maggiore attività dell’enzima lattico-deidrogenasi, questo induce ad una minore tolleranza allo sforzo con un rischio di acidosi lattica.
L’effetto benefico dell’attività motoria nel soggetto diabetico di tipo 2 è maggiore se si allena con regolarità, l’utilizzo del glucosio aumenta del 30-35% collegabile ad un aumento della potenza aerobica.
Le attività ad impatto aerobico e costanti sono le più indicate per tale variante di diabete. L’American Diabetes Association raccomanda 30’ al giorno di intensità lieve-moderata al 50-70% del VO2max o FC, parliamo di attività come marcia, ciclismo in pianura e nuoto.

In tutti i pazienti diabetici tuttavia sono sconsigliate le attività che :  
-in caso di ipoglicemia metterebbero a rischio la propria incolumità e quella di terzi
-le attività con sforzi isometrici importanti.

REFERENZE:
 -P. Zeppilli, M. Bianco, V. Palmieri, V. Santoriello – Manuale di medicina dello sport--2011.
- D. U. Silverthorn fisiologia umana 2013
- Dati ISTAT DATA DI PUBBLICAZIONE: 20 LUGLIO 2017.
AUTORE ARTICOLO:  WALTER BELFIORE



- Laurea triennale in scienze motorie L22
- Laurea magistrale in scienze e attività preventive e adattate LM67
- Researcher Intership Uni Tor Vergata 2018/2019.













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