ARTRITE REUMATOIDE E ATTIVITÀ FISICA ADATTATA






Malattia Infiammatoria Cronica Sistemica a patogenesi autoimmunitaria che colpisce le articolazioni e determina erosioni cartilaginee ed ossee portando alla distruzione dei capi articolari

Epidemiologia:
  • Prevalenza 0.5-1%, Incidenza 2-4 nuovi casi/10.000 adulti per anno
  • Femmine sono piu’ colpite dei maschi, F:M --> 4:1
  • Piu’ frequente 40-60 anni

Eziopatogenesi:
  • Non del tutto chiarita
  • Multifattoriale:
- Predisposizione genetica (studi familiari e gemelli)
- Fattore scatenante (agente infettivo)
- Autoimmunita’: presenza nel sangue di autoanticorpi
  • Cronicizzazione del processo infiammatorio
  • Danno cartilagineo ed osseo

FISIOPATOLOGIA
Stadio I: presentazione dell’antigene ai linfociti T – assenza di sintomatologia

Stadio II: inizio e perpetuazione della risposta infiammatoria,   proliferazione linfociti T e B, neoangiogenesi sinoviale, rilascio di citochine 

Stadio III: rilascio dei mediatori solubili della flogosi, migrazione leucocitaria, proliferazione della membrana sinoviale – dolore articolare, tumefazione articolare, rigidità articolare mattutina

Stadio IV: sintomi analoghi allo stadio III, osteoporosi iuxtaarticolare (Rx), panno sinoviale (Ecografia, RMN)

Stadio V: erosione della cartilagine e dell’osso subcondrale, proliferazione sinoviale, alterazione dell’architettura articolare – dolore, tumefazione, instabilità articolare, contratture muscolari, complicanze extraarticolari, erosioni e riduzione dell’interlinea articolare (Rx). 


Clinica: 
Modalita’ di esorordio: Poliarticolare simmetrico

Puo essere anche:
  • Mono-oligoarticolare
  • Palindromico (episodica-recidivante)
  • Polimialgico (cingoli scapolare e pelvico)
  • Sistemico


Sintomi sistemici:
  • Scarsa resistenza allo sforzo
  • Perdita di peso
  • Mialgie
  • Sudorazione eccessiva
  • Febbricola
  • Rigidità mattutina
  • Linfoadenopatie

Clinica:
  • Poliartrite simmetrica e aggiuntiva, andamento centripeto
  • Rigidita’ articolare > 1 h
  • Dolore, rossore, tumefazione, impotenza funzionale

Clinica nelle fasi avanzate:
  • Deviazione ulnare delle dita “a colpo di vento”, tumefazione MCF, lussazione falangi prossimali sulle ossa MC
  • Sublussazione MCF sul carpo “Gobba di dromedario” 
  • Associata a sublussazione delle falangi prossimali sulle MCF “Gobba di cammello” 
  • Pollice “a Zeta” iperflessione I MCF e iperstensione I IF

Esami bioumorali:
  • Aumento degli indici di flogosi: VES, PCR
  • Positivita’ del Fattore reumatoide 70-75%
  • Positivita’ anticorpi anti-CCP 80%
  • Positivita’ ANA 20%
  • Ipergammaglobulinemia
  • Moderata anemia 
  • Trombocitosi (aumento piastrine)

Esami strumetali:
  • Radiografia: 
- Tumefazioni dei tessuti molli 
- Osteoporosi iuxtarticolare
- Erosioni marginali 
- Deformità articolari
  • Ecografia articolare: membrana sinoviale, tendini
  • RMN: membrana sinoviale, legamenti, erosioni precoci
  • TC: osso


Diagnosi: Criteri ACR (1987)
  1.  Rigidità mattutina almeno 1h
  2. Tumefazione di 3 o piu’ articolazioni
  3. Tumefazione delle articolazioni delle mani
  4. Tumefazione simmetrica
  5.  Noduli reumatoidi
  6.  Positivita’ fattore reumatoide
  7.  Erosioni articolari rilevate con radiolografia
 —> Presenza di almeno 4 dei 7 criteri. Criteri dall’1 al 4 presenti da almeno 6 settimane

Nuovi Criteri Classificativi dell’AR: calcolo del punteggio A-D > 6/10

  • A: 1 grande articolazione                                       0
    2-10 grandi articolazioni                                            1
    1-3 piccole articolazioni                                             2
    4-10 piccole articolazioni                                            3
    >10 articolazioni (almeno 1 piccola)                            5
  • B: FR Neg e ACPA neg                                           0
        FR basso titolo o ACPA basso titolo                           2
        FR alto titolo o ACPA alto titolo                                 3
  • C: PCR e VES normali                                            0
        PCR o VES elevate                                                  1
  • D: <6 settimane                                                   0
        >6 settimane                                                         1


Diagnosi differenziale:
  • Artriti Sieronegative 
  • Spondilite Anchilosante
  • Artriti Reattive
  • Connettiviti
  • Artriti microcristalli
  • Osteoartrosi

Prognosi:
  • Aumentata invalidita’, moribidita’ e mortalita’
  • Aumento malattie cardiovascolari e neoplasie
  • Infezioni
  • Tossicita’ da farmaci

Terapia: 
  • FANS
  • Corticosteroidi  sintomatici

  • Immunosopressori -DMARDs- disease modifying antirheumatic drugs
  • Farmaci Biologici

Terapia fisica:
  • Crioterapia: freddo effetto analgesico
  • Elettroterapia TENS (stimolazione nervosa elettrica transcutanea)
  • Correnti diadinamiche: riduzione della sensazione del dolore per mezzo di correnti che interferiscono con la funzionalita’ dei nocicettori
  • Ionoforesi trasporto e penetrazione transcutanea di farmaci. La penetrazione resta in superfice ed e’ di breve durata. Flogosi superficiali

Terapia riabilitativa: prevenire deformita’ articolari, mantenere la funzione articolare e il trofismo muscolare
  • Correzione posturale
  • Massoterapia: aumento tono vasale e deflusso venoso e linfatico, effetto decontratturante e azione analgesica per stimolazione delle terminazioni nervose
  • Chinesiterapia: esercizi articolari attivi e passivi

NON NELLE FASI INFIAMMATORIE OVVERO QUANDO C’E’ L’ARTRITE IN ATTO


    Esercizio fisico nell’Artrite Reumatoide

Esercizio dipende dalla fase di malattia:

Fase acuta: esercizi isometrici e di streching per mantenere tono e trofismo muscolare ed impedire la comparsa di atteggiamenti viziati. Attenta valutazione medica per evitare lesioni invalidanti.

Fase subacuta: mobilizzazione passiva per evitare la rigidità articolare (senza forzare).

Fase di remissione: mobilizzazione attiva con o senza resistenza per rinforzare ed equilibrare l’apparato muscolo-tendineo, non deve provocare dolore. 

Protocolli di esercizi per la mano -> miglioramento della forza
Esercizio deve adattarsi alle caratteristiche del paziente, interrotto se compare dolore.
Conoscenza della patologia, contatto con reumatologo che verifica i risultati e controlla la terapia
Esercizio integrato con metodiche riabilitative, economia articolare e costruzioni di ortesi. 

Attività aerobiche a basso impatto:
  • Miglioramento affaticabilità
  • Riduzione del dolore
  • Deambulazione
  • Ansia, depressione
  • Capacità aerobica
  • No peggioramento attività di malattia
  • No influenza su forza muscolare e grado di movimento articolare

Attività aerobiche a medio ed alto impatto:
  • Riduzione dolore 
  • Miglioramento forza fisica e forma muscolare arti superiori ed inferiori
  • Miglioramento generale funzionalità fisica 
  • No peggioramento attività di malattia

Studi su esercizi dinamici e isometrici:
  • Miglioramento forza muscolare, resistenza
Esercizi di resistenza /potenza:
  • Miglioramento forza muscolare
  • Miglioramento della mobilità articolare
  • Miglioramento della qualità della vita
  • Alcuni lavori riportano miglioramento attività di malattia

Cosa fare:
  • Non sono presenti sufficienti studi che hanno valutato la sicurezza dei trattamenti ad alta intensità  sulla progressione del danno articolare, e che hanno stabilito la durata e le metodiche più adatte. 
  • Pertanto vengono ancora consigliati gli esercizi a bassa intensità soprattutto durante le fasi di attività di malattia.


Referenze:
Paola Conigliaro Ricercatore  U.O.C. di Reumatologia Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”; LAUREA SPECIALISTICA in  SCIENZE e TECNICHE delle ATTIVITÀ MOTORIE PREVENTIVE e ADATTATE Corso di Reumatologia



Author: Dott. Eugenio Isidoro Scibetta Co-Founder & Admin Scienze Salute e Benessere

 

METODO MEZIERES: TRA STORIA, METODO E SPORT




Siamo in Francia, esattamente nella fine degli anni ’20, e una giovane di nome Francois Mezieres inizia, spinta dalla propria passione, a intraprendere gli studi di chinesiterapia, in particolare apprende le tecniche e i metodi della “ginnastica correttiva”.
Si trova nel bel mezzo di uno dei più violenti scontri mondiali, ma comunque riesce ad affermarsi, tant’è che viene chiamata ad insegnare nella stessa scuola nella quale aveva studiato.
Si cimenta attraverso i suoi studi e le sue esperienze in diverse pubblicazioni riguardanti la ginnastica correttiva e il rafforzamento muscolare, tutte accolte con scarso entusiasmo dall’intera comunità scientifica. Solo nel 1949, grazie alla presenza di alcune pagine relative ai suoi studi nella pubblicazione “Guarire con l'antiginnastica” di Thérèse Bertherat, riesce ad acquistare notorietà.

NASCITA DEL METODO

Nacque il suo metodo dall’ingresso nel suo studio di una paziente, che indirizzata da lei per il trattamento di una importante cifosi dorsale e che indossava un rudimentale corsetto, a causa di una rigidità della persona vi era impossibile procedere con alcune manipolazioni. Fece sdraiare il soggetto nel tentativo di lavorare più comodamente, di correggere e valutare l’anteposizione delle spalle, si verificò la comparizione di una importante lordosi lombare. Attuando analoghe manipolazioni intuì che il paziente presentava una rigidità muscolare tale che ogni segmento aveva perso la sua funzione, rispondendo con la formazione di lordosi o accorciamento in altri distretti.

METODO

Lo studio dettagliato dell’anatomia e il modello delle proporzioni del numero aureo (secondo la quale esempio di armonia perfetta) plasmarono i suoi concetti, rifiutando le teorie che attribuivano alle problematiche muscoloscheletriche una incapacità di resistere alla gravità delle medesime strutture.
Questa deduzione ha permesso la nascita del concetto delle “catene muscolari”, suddivise in quattro e distinte “per la loro potenza e la loro tendenza sistematica alla retrazione”. [1] La loro retrazione, secondo Mezieres, causerebbe delle deformazioni del rachide, che potrebbero a loro volta generare sintomi dolorosi.
Le quattro catene muscolari evidenziate da Mezieres sono: CATENA POSTERIORE, CATENA ANTERO-INTERIORE, CATENA BRACHIALE ANTERIORE, CATENA ANTERIORE DEL COLLO.
Alle sopracitate catene si applicherà poi una contrazione isometrica eccentrica, alla quale non deve essere osservabile alcun tentativo di compensazione.

COMPATIBILITA’ NELLO SPORT

Ogni movimento quindi, richiederà un accorciamento e un allungamento di tali “catene”, parliamo del rachide e della cintura scapolare e pelvica, figuriamoci quindi nella pratica sportiva dove la sollecitazione delle medesime è massima. In letteratura riguardo tale metodo la scienza si divide, tra chi lo accetta e chi lo rifiuta, ma sicuramente dobbiamo farci scudo di quelle che sono le leggi universali che regolano l’anatomia e la biomeccanica che governano il nostro corpo.  Un’attività sportiva eseguita correttamente, che mette al primo posto la sicurezza e l’esecuzione ottimale dei vari gesti specifici, evitando uno squilibrio dell’attivazione tra agonista e antagonista, sicuramente eviterà che strutture subiscano lesioni e che una o più di queste prevarichino sulle altre.  



REFERENZE:
-Françoise Mézières, La gymnastique statique, Paris, Vuibert, 1947
-Françoise Mézières, L'Homéopathie française, Ed. G. Doin, aprile 1972, n°4, pag.195.
-Cualquier referencia a este artículo debe incluir la mención del artículo original: Cittone JM. Méthode Mézières. Encycl. Méd. Chir.    (Elsevier, Paris-France), Kinésithérapie-Médecine physique-Réadaptation, 26-085-A-10, 1999,
- Laura Bertelè: “Attenti allo sport” – Linus, gennaio 1997
- Laura Bertelè:  “Fisici fuoriserie”  – Linus, febbraio 1997
 





L'ALLENAMENTO CALISTHENICS E L'UTILITA' DEL WB-EMS



Negli ultimi decenni del 1900, si è delineata una corrente detta “Street Workout”; esso, prendendo le basi dalla ginnastica calistenica, le applicava in un contesto all’aperto, nei parchi pubblici per esempio, fornendo una delle prime alternative gratis al fitness funzionale. Da lì, questo sport, grazie alla spinta virale su “you tube” di personaggi quali Zef Zakavelli, Hannibal for King, e Medrano, si è diffuso sempre più, in particolare in alcuni stati europei (Lituania, Serbia, Italia, Spagna e Francia), e in molte città americane, fra le quali Miami e Los Angeles. Più partecipanti e paesi coinvolgeva, più si alzava il livello delle competizioni e si distanziava dai canoni originari.
Al giorno d’oggi, con Calisthenics, si identifica un vero e proprio sport, che vanta diverse competizioni internazionali e un campionato del mondo; specie a livello europeo, l’obbiettivo non è più la mera salute fisica, ma il raggiungimento e controllo di “skills” ( mosse tipiche della disciplina) sempre più complesse, al punto da rivaleggiare con quelle dei migliori ginnasti.
A un neo atleta di questo sport quindi, oggi si offre il panorama più vasto: può semplicemente praticare calisthenics in ottica di mantenimento di salute senza scopi competitivi, oppure, puntare all’agonismo nei tre tipi di gare esistenti: può scegliere se padroneggiare le basi, (pull ups, dips, e piegamenti) , e gareggiare in apposite gare di resistenza, darsi alla forza bruta eseguendo gli stessi esercizi zavorrati, e gareggiare nelle gare di forza, o cercare una preparazione quanto più completa possibile e provare a farsi un nome nelle sfide ora più ambite (specie in Italia), gli 1 vs1.

Per concludere con un po’ di scienza, una ricerca del 2016 dell’Università degli Studi di Milano, ha potuto affermare che l’allenamento calistenico, oltre che a livello estetico-fisico, agisce anche a livello neuromuscolare su reclutamento, sincronizzazione e coordinazione intramuscolare, migliorando sensibilmente questi fattori e portando a una migliore espressione di forza nei soggetti praticanti, rispetto a quella data dalla mera ipertrofia di molti altri sport; in particolare, mettendo a confronto un atleta professionista di calisthenics, con uno medio e un neofita durante uno stesso esercizio, il professionista ha fatto registrare attivazioni muscolari minori, e quindi maggior efficacia, rispettivamente del 149,26% rispetto all’atleta medio, e del 274% rispetto a un totale neofita

Ma Quali sono gli effetti di questo metodo di allenamento sul corpo a livelli di composizione corporea, forza e sulla postura?

Calisthenics era un termine usato per definire una serie generica di esercizi per il peso corporeo. Tale termine viene ora utilizzato per definire una disciplina diffusa in tutto il mondo basata sul peso corporeo e sugli esercizi di ginnastica. 

OBIETTIVO: Lo scopo di questo studio era di amministrare un protocollo di allenamento calistenico e valutare i suoi effetti su postura, forza e composizione corporea in individui non allenati. 

METODI: Ventotto partecipanti maschi (24,2 ± 4,2 anni; 67,0 ± 8,3 Kg; 173,3 ± 5,2 cm) sono stati divisi in due gruppi, un gruppo di intervento basato su Calisthenics (SG) e un gruppo di controllo (CG). L'SG si è esercitato per 8 settimane. Ogni partecipante è stato sottoposto a un'analisi della composizione corporea, una valutazione posturale, un test dell'impugnatura, un push-up e un test pull-up. Ogni partecipante è stato testato al basale e dopo l'intervento. 

RISULTATI: SG ha migliorato la postura (con gli occhi aperti p <0,001 e con gli occhi chiusi p <0,05), la loro forza (test push-up p <0,01 con un aumento del 16,4% e test pull up p <0,0001 con un aumento del 39,2% ) e la loro composizione corporea (massa grassa 14,8 ± 5,1 vs. 11,4 ± 5,9, p <0,01). Nessuna differenza è stata mostrata per il test dell'impugnatura. Non sono state rilevate differenze significative in nessuna variabile del CG tra misure pre e post. 

CONCLUSIONI: l'allenamento di Calisthenics è una soluzione di allenamento fattibile ed efficace per migliorare la postura, la forza e la composizione corporea senza l'uso di attrezzature di allenamento importanti.

L’allenamento WB-EMS può aiutare chi si allena con il metodo Calisthenics?

“Per quanto riguarda i guadagni di forza, il significativo effetto positivo di WB-EMS in soggetti sani e non addestrati è indiscusso. Il massimo guadagno di forza isometrica e / o dinamica del presente studio è paragonabile ai dati forniti per l'applicazione WB-EMS negli studi con coorti addestrate. È interessante notare che gli studi che hanno applicato l’EMS locale hanno riportato aumenti di forza isometrici medi superiori (fino al 58%) o massimi dinamici (fino all'80%) con risultati più favorevoli in atleti allenati o d'élite rispetto a soggetti non allenati.”

CONCLUSIONI
il Calisthenics è ormai una nuova metodologia utilizzata da moltissimi sportivi, sia atleti che non, l’utilizzo della tecnologia WB-EMS può tornare utile in quanto può aiutare nell’incremento della forza, essenziale per la pratica di questo sport. Ricordiamo anche che dietro questa nuova metodologia c’è molta preparazione e allenamento, soprattutto nel raggiungimento delle così dette “Skills”. Nei neofiti quindi, è consigliato un adeguato programma di allenamento prima di cimentarsi nei vari protocolli, e aumentare forza e resistenza facendosi seguire da esperti. In tali soggetti è consigliato l’abbinamento con la metodologia WB-EMS in quanto è stato studiato aiuti nel miglioramento di tali requisiti.





Referenze:

“Variabili e adattamenti neuromuscolari dell’allenamento calistenico”, Milano 2016,
Ricerche sulla storia della ginnastica calistenica su comuni motori di ricerca.

Affiliations: [a] Sport and Exercise Sciences Research Unit, University of Palermo, Palermo, Italy | [b] Department of Biomedical Sciences, University of Padova,Padova, Italy | [c] Postura Lab Research Institute, Palermo, ItalyIsokinetics and Exercise Science, vol. 25, no. 3, pp. 215-222, 2017

The authors acknowledge support of the “Benevital” Fitness Club, Herzogenaurach, Germany, and the Health Sport Club “Verein Netzwerk Knochengesundheit e.V.,” Erlangen, Germany.




Author : Riccardo Di Paola Writing Articles & Social Media Marketing Scienze Salute Benessere

LE LESIONI MUSCOLARI




STIRAMENTO, CONTUSIONE O CRAMPO? | Polimedica Fisio&Sport


Nella vita di tutti i giorni per svolgere qualsiasi attività ricorriamo all’uso dei nostri muscoli: per alzarci dalla sedia, per andare a lavoro, per lavarci il viso, sottoponendo i medesimi a diversi gradi di stress. Proiettandoci nel mondo dello sport, che sia esso svolto in modo amatoriale o professionistico, le nostre strutture devono resistere e rispondere a ben oltre i livelli di stress richiesti durante la quotidianità. L’eccellente lavoro dei nostri muscoli avviene grazie al coordinamento della struttura biomeccanica, dell’attività metabolica e del sistema neuromuscolare, ma per causa di un incidente o per un cattivo condizionamento di questi fattori, si può incorrere in lesioni muscolari, che compromettono la performance e l’allenamento.

Una prima ed importante distinzione tra le lesioni è quella che le divide in: Lesioni muscolari senza coinvolgimento di danni anatomici (causa intrinseca), Lesioni muscolari con coinvolgimento di danni anatomici (causa estrinseca).

Lesioni muscolari senza coinvolgimento di danni anatomici

Facenti parte di questo gruppo sono: crampo, doms e contrattura.
Sono le lesioni più comuni che possono colpire gli sportivi o anche nella vita di tutti i giorni, vediamole ora, nel dettaglio.

Crampo: Il crampo è una contrazione dolorosa e involontaria, la sua durata può variare ma ha sempre una risoluzione spontanea.
Si possono avere crampi che compaiono a riposo o crampi che compaiono durante l’attività sportiva.

Doms: I doms, dall’inglese “delayed onset muscle soreness”, caratterizzati da sintomi dolorosi che interessano molteplici gruppi muscolari, compaiono dopo 24-72 ore da uno sforzo intenso e prolungato, molto spesso si risolvono a distanza di una settimana. Molto spesso erroneamente, nel linguaggio comune tipico dei non addetti ai lavori, tali sintomi vengono attribuiti “all’acido lattico”. Il trattamento di tale disturbo, verte su tecniche favorenti il rilassamento del muscolo e l’eliminazione dei cataboliti, come massaggi di tipo circolatorio.
Contrattura: E’una contrazione involontaria che permane, caratterizzata da dolore acuto e ben localizzato. Si possono distinguere contratture da overuse e contratture da difesa da alterata funzione dei distretti procurata dalla pratica svolta. Il trattamento è simile a quello citato per i “doms”, con applicazione di calore e con tecniche di contrazione e rilasciamento.
Di questa categoria, ossia delle lesioni a causa intrinseca, fanno parte anche alcune che causano danni alle strutture anatomiche, parliamo dello stiramento muscolare fino ad arrivare alla disinserzione muscolare.

Stiramento: Lo stiramento rappresenta il primo stadio, comportando danni a livello delle miofibrille. Tale lesione avviane da sforzi repentini e bruschi quando il muscolo è in condizione di allungamento. Il trattamento immediato consiste nell’ applicazione di ghiaccio e messa a riposo del soggetto. La ripresa dell’attività sportiva varia dall’entità dello stiramento, variando dai 10 ai 15 giorni di stop.

Lacerazione: Il danno da lacerazione non coinvolge più soltanto le singole miofibrille, ma comprende fibre o fasci del muscolo in questione. Tale lacerazione comporta una soluzione di continuità del muscolo con versamento e successivo fenomeno di coagulazione. Può verificarsi anch’essa per via di uno sforzo repentino o vigoroso non controllato, ad esempio un “calcio a vuoto”.  Tale lesione viene trattata con applicazione di ghiaccio associata all’elevazione dell’arto accusato e con un riposo per circa 30giorni.

Rottura e Disinserzione: In tali casi il danno corrisponde ad una rottura e lacerazione di più fasci muscolari con impotenza funzionale totale. Nel caso più grave, quindi la disinserzione muscolare, viene coinvolto anche il tendine. Il trattamento nei seguenti casi, richiede l’intervento di personale altamente specializzato. Il soggetto dovrà essere trasferito in centro di urgenza, dove verrà drenata la lesione ed eseguito un successivo intervento chirurgico. Il muscolo in questione verrà stimolato dopo 40 giorni circa dall’intervento e la ripresa sportiva non prima dei tre mesi.


Lesioni muscolari con coinvolgimento di danni anatomici
Di questa categoria fanno parte: contusioni, lacerazioni, ernie muscolari ed ematomi, dovuti a danni traumatici per contatto diretto con il muscolo; ad esempio contrasti di gioco, cadute o impatto con oggetti contundenti.


Contusioni muscolari: Tali lesioni sono procurate da un impatto violento e diretto sul muscolo, procurando uno schiacciamento di qualche fibra.  Si manifestano tramite dolore transitorio e impotenza funzionale. Si tratta con una immediata sospensione dello sforzo, valutazione clinica con test isometrici e applicazione di un bendaggio con annesso ghiaccio.
Per prevenire tali conseguenze è importante rispettare le misure di protezione e prevenzione dello sport praticato.

Lacerazioni: Anche esse sono dovute da un trauma per impatto diretto, ma questa volta contro oggetti contundenti o abrasivi, che provocando un’avulsione cutanea può giungere sino allo sfilacciamento delle fibre muscolari. 


Ernie muscolari: Dovuto per un trauma diretto con un oggetto o in uno scontro, oppure per una contrazione del muscolo stretto nella sua loggia, le ernie muscolari si traducono con una rottura della fascia di rivestimento, portando all’inserimento delle miofibrille ai margini della lesione fasciale. Nei casi più gravi necessità di una terapia chirurgica con sutura, in caso non dovesse essere dolorosa o limitante è opportuno osservare un fisiologico riposo.

Ematomi: L’ematoma deriva da una lesione capillare per contusione oppure da uno strappamento per lacerazione, comporta un raccolto ematica all’interno del muscolo, accompagnato da una lesione anatomica. Il trattamento è in funzione del versamento ematico, ematomi ampi e diffusi (INTER-MUSCOLARI) i possono essere trattati con ghiaccio, sollevamento dell’arto e pomate antiflogistiche. Ematomi voluminosi (SUPERFICIALI, PROFONDI, INTRA-MUSCOLARI) devono essere evacuati prima che abbiano il tempo di riorganizzarsi.
Qualora non venisse trattato adeguatamente, possono verificarsi quattro tipologie di complicanze:
ematoma compressivo, ematoma cistico, ematoma infetto e ossificazione muscolare.


L’obiettivo di questo articolo compilativo, è di raccogliere informazioni utili in merito alle lesioni muscolari, per fare chiarezza e aumentare le proprie conoscenze di base, acquisendo consapevolezza grazie alla quale si può intervenire prontamente e in maniera precisa.

Referenze:
I dati sono stati rilevati, oltre che dalle conoscenze personali, dal manuale “Traumatologia Dello Sport” Danowsky-Chanussot.


IL CALCIO: QUALI SONO I DIVERSI METABOLISMI

Veloci come il vento: ecco i calciatori rubati all'atletica ...

Il calcio è uno degli sport più praticati in Europa e soprattutto in Italia. 
Coinvolge tutte le fasce d’età, mettendo in comunicazione diversi settori su molti livelli: amatoriale, dilettantistico e professionistico.
La sua pratica così conosciuta ha permesso all’interno del suo ambiente l’ingresso delle scienze applicate allo sport, questo ha portato ad un aumento delle conoscenze tradotto poi in un miglioramento della perfomance. Si è discusso da sempre fra gli addetti ai lavori quali fossero i substrati energetici utilizzati e quali fossero le loro correlazioni, la scienza ha permesso di fare chiarezza fra questi dubbi creando delle precise indicazioni fisiologiche riguardo l’utilizzo dei medesimi substrati.

FISIOLOGIA
Per valutare funzionalmente un calciatore è importante considerare la modalità di utilizzazione energetica richiesta nel gioco del calcio.
Storicamente è solo dopo gli anni ‘70, grazie all’introduzione nella ricerca sportiva di tecnologie informatiche che si è potuto avere dati statistici più attendibili riferiti alla quantità e qualità di lavoro svolto durante la gara.
Riportiamo la percorrenza “media” di un calciatore durante una gara secondo alcuni Autori: m. 10.110 1 ; m. 11.195 2 ; m.9.790 3; m.10.000 4.
Il calcio è caratterizzato da movimenti di tipo “intermittente”, cioè compiuti a varie velocità intercalate da pause più o meno prolungate e abbinate a tutta una serie di atti motori specifici.
In fisiologia applicata allo sport è classificato come un’ attività con caratteristiche aerobiche-anaerobiche “alternate”, per via continua alternanza degli impegni metabolici (aerobici,anaerobici alattacidi e lattacidi) nei 90 minuti.

METABOLISMO AEROBICO
I dati riportati indicano che il WO2 max. nei calciatori, oltre certi valori, riveste importanza, ma non rappresenta un fattore limitante la prestazione. Nei primi studi, ad esempio quelli effettuati dal prof. C. Bosco, confermano valori di un WO2max. attestano sull’impiego dal massimo consumo di ossigeno (il WO2 max.) compreso tra 70-80% 5. “E’ quindi confermato che esplosività e velocità alternandosi con frequenza in partita, richiedano una resistenza cosiddetta “breve” piuttosto che specifiche doti di “endurance”

METABOLISMO ANAEROBICO
Abbiamo una richiesta di metabolismo alattacido, mediante utilizzo di composti fosforici ad alta energia nelle espressioni “esplosive”, e una richiesta di metabolismo lattacido mediante l’impiego di glicogeno muscolare nell’esercizio massimale prolungato.


UTILIZZO LATTACIDO

Su 60 minuti di gioco distanza corsa pari a 10 Km, di cui 7 Km di corsa e 3 Km di marcia, dimostrano che il 14% 6 di questi sono effettuati ad altissima intensità con un progressivo accumulo lattato, il quale nel sangue è normalmente usata come indicatore della produzione di energia di origine lattacida.

UTILIZZO ALATTACIDO

Rappresenta una delle caratteristiche fondamentali del calciatore ed è una qualità di primaria importanza in quanto permette, in forma ottimale, l’esecuzione di gesti altamente specifici quali:
• scatti con altissime capacità accelerative
• decelerazioni e arresti anche bruschi
• cambi di direzione sia in fase accelerativa sia in quella lanciata
• salti per il colpo di testa o intercettazione della palla
• calci da fermo o nelle diverse fasi di corsa
• controllo della palla in movimento.



Bibliografia

1 Whitehead, 1975
2 Withers et al., 1982
3 Winkler, 1983
4 Ekblom, 1986
5 Ekblom, 1986
6 Doufour, 1990

🇬🇧HIIT APPLIED TO SWIMMING 🇮🇹 ALLENAMENTO HIIT NEL NUOTO



🇬🇧Swimming has been known since pre-historic times. Drawings dating back to the Stone Age were found in the "swimmers' cave" in south-western Egypt. Written reports date back to the second millennium BC, and include the Iliad, the Odyssey, the Bible, Beowulf, and other sagas. Competitive swimming in Europe began around 1800, mainly with the backstroke. The front crawl was introduced in 1873 by John Arthur Trudgen. Swimming was already on the program of the first modern Olympics, those of Athens 1896. In Italy, the first certification of swim activities dates back to 1889, after the first attempts made by the gymnastics clubs, which also had sections for other sports such as running, target archery, fencing. In this year Romano Guerra founded the “Associazione Romana di Nuoto”, the first one to exclusively deal with swimming. In 1908, the Fédération Internationale de Natation Amateur (FINA) was founded. The first Italian to go below the 1’ barrier in the 100-meter freestyle was Carlo Pedersoli, better known as Bud Spencer, in the now distant 1950, in a 25 m swimming pool in Salsomaggiore (Emilia-Romagna).
The term Hiit is the acronym for High Intensity Interval Training which in Italian is translated as “Allenamento intervallato ad alta intensità”. Specifically, it is a type of cardiovascular training, which can be practiced in the context of different sports (swimming, cycling, running, etc.). It consists in performing the exercises related to the discipline in question, alternating periods of very intense, but short-term physical activity with periods of moderate training, thus allowing recovery.
Several scientific tests have shown that this type of training turns out to be much more effective than just moderate activity. In fact, there are significant statistical data, aimed at confirming this claim, which highlight how it takes less time with Hiit to achieve the prearranged results.
Among these, it is possible to observe in the pages of the magazine "Obesity Reviews" (in particular in the issue relating to the month of June of the year 2016) a text in which the results of 9 studies are reported, relating to the sporting activities of 274 children between 6 and 17 years.
Regarding them, after the inclusion of HIIT training in their activity program, the following data were recorded:
  • Decreased fat mass;
  • Increased cardiac efficiency;
  • 1.92 ml / kg / min of extra oxygen intake;
  • 3.6 mm Hg less systolic pressure;
  • 4/12 weeks necessary to obtain results, a much shorter period than that used to obtain the same results through an exclusively moderate activity.


The importance of HIIT training in Swimming.
In swimming, as in every other sport, establishing a proper training program is not very easy. At this stage, consulting statistical and scientific data obtained from experience can be very useful. The first step to follow will be to assess the level of training and adapt the program to your personal physical condition. HIIT does not only apply to strength sports, but it is also very suitable for endurance sports, a category that includes swimming.
HIIT in swimming is ideal for those who are professionals and beginners; however, it’s very important to be able to adapt a protocol according to the person’s swimming ability, age and level of physical preparation. 
In fact, as previously mentioned, this program is perfect to help people in weight loss and more: in an endurance sport as swimming is, athletes with a higher experience can practice it to improve their personal performance in a shorter time than during a normal endurance training. 
The aim is to alternate short, very intensive efforts followed by periods of low intensity recovery (generally of active type).

HIIT training program for swimming
One of the best strategies to achieve more effective results through HIIT in swimming is to alternate the different styles during the training. Moreover, it’s particularly important to take into account the number of seconds during the whole activity, in order to be able to maintain the right pace and in line with your own goals. The best way is to start the exercise with a style of your choice; after finishing the first tub continue with another style and then change with a third one at the beginning of the next tub.  For example, you could start with freestyle, continue with the frog and finish with the backstroke. Once you have finished the three tubs, have 60 seconds of rest and then repeat the sequence up to a total training duration of about 20 minutes. However, it’s better to start with the real HIIT sequence after a session of warm-up of about 5/10 minutes. After this time, switching from high to moderate intensity will depend from your own personal level.
If you are a beginner, it’s recommended to make an intense effort of about 15 seconds, then proceed with a moderate effort for 45 seconds. Repeat the sequence until the end of the training. 
On the other hand, if you are a professional, you will be able to make the intense effort for longer periods of time. The advice is to count to 45 seconds and then proceed with a moderate effort for 90 seconds. This way until the end of the training.

Effects on your body
The aim of this kind of training is to push the heart to a more powerful effort during the intense activity, which will have as a consequence the thickening of its walls, to have later a period of gradual relaxation during the recovery phase (moderate activity or rest) in which  the walls will progressively decrease. This cardiac workout makes the heart much healthier and more efficient in daily activities, as can be seen from the results obtained after an analysis carried out in 2006: after practicing HIIT training for 8 weeks, the men and women involved have acquired a greater resistance to physical activity, maintaining a constant pace in the exercise practiced for a period equal to twice as long as they had previously done.
The HIIT training represents an excellent way to lose weight thanks to the fact that, by pushing cellular respiration to maximum levels, it guarantees a greater amount of fat and calories burned. All this without affecting muscle mass, which will maintain its consistency and tone. Hence, HIIT is strongly recommended for those who still have important difficulties in losing weight through basic physical activity. As a result, HIIT training promotes metabolic activity by stimulating the production of HGH, the Human Growth Hormone, which not only ensures greater efficiency in the burning of calories, but also allows the body to slow down the aging process, making the body more youthful.

References:
  • Una Bracciata e via, verso Roma ‘09 (euro sport)
  • Allenamenti HIIT per il nuoto (nuotoitalia)





🇮🇹Il nuoto è conosciuto sin dai tempi preistorici. Disegni risalenti all'Età della Pietra sono stati trovati nella "caverna dei nuotatori"nell'Egitto sud-occidentale. Le notizie scritte risalgono fino al II millennio a.C., e comprendono l'Iliade, l'Odissea, la Bibbia, Beowulf, e altre saghe. Il nuoto competitivo in Europa iniziò attorno al 1800, principalmente con il dorso. Il crawl, venne introdotto nel 1873 da John Arthur Trudgen. Il nuoto era già nel programma delle prime olimpiadi moderne, quelle di Atene 1896. In Italia, la prima certificazione di un'attività di nuoto risale al 1889 quando, dopo gli iniziali tentativi delle società di ginnastica che avevano anche sezioni di altri sport come podismo, tiro, scherma, Romano Guerra fonda l'Associazione Romana di Nuoto: la prima esclusivamente natatoria. Nel 1908, venne fondata la Fédération Internationale de Natation Amateur (FINA). Il primo italiano a scendere sotto la barriera di 1' nei 100m stile libero fu Carlo Pedersoli, meglio noto come Bud Spencer, nell’ormai lontano 1950, a Salsomaggiore in vasca da 25 m.

Il termine Hiit è l’acronimo di High Intensity Interval Training che in italiano viene tradotto come Allenamento intervallato ad alta intensità. Nello specifico si tratta di una tipologia di allenamento cardiovascolare, il quale può essere messo in pratica nell’ambito di diversi sport (nuoto, ciclismo, corsa, ecc.). Esso consiste nell’effettuare gli esercizi relativi alla disciplina in questione, alternando periodi di attività fisica molto intensa, ma di breve durata, a periodi di training moderato, permettendo così il recupero.
Numerose analisi scientifiche hanno dimostrato che questo tipo di allenamento risulta essere molto più efficace della sola attività moderata. Esistono infatti rilevanti dati statistici, volti a confermare tale affermazione, in cui si evidenzia come con l’Hiit occorra minor tempo per conseguire i risultati prestabiliti.
Tra questi è possibile osservare nelle pagine della rivista “Obesity Reviews” (in particolare nel numero relativo al mese di giugno dell’anno 2016), un testo in cui vengono riportati i risultati di 9 studi relativi agli esercizi sportivi di 274 ragazzi tra i 6 e i 17 anni:
riguardo ad essi, in seguito all’inserimento dell’allenamento Hiit nel loro programma di attività, sono stati registrati i seguenti dati:
  • Diminuzione della massa grassa;
  • Aumento dell’efficienza cardiaca;
  • 1.92 ml/kg/min di assunzione d’ossigeno in più;
  • 3,6 mm Hg di pressione sistolica in meno;
  • 4/12 settimane necessarie per ottenere risultati, periodo di molto inferiore rispetto a quello impiegato per ottenere uguali risultati attraverso un’attività esclusivamente moderata.

L’importanza dell’allenamento HIIT nel Nuoto
Nel nuoto, come in tutti gli sport, stabilire un corretto programma di allenamento non risulta affatto semplice. In questa fase, consultare i dati statistici e scientifici ottenuti con l’esperienza può essere molto utile. Il primo passo da compiere sarà quello di valutare il livello di allenamento e adattare il programma alle personali condizioni fisiche. L’Hiit non si applica soltanto agli sport di forza, ma è anche molto adatto a quelli di resistenza, categoria in cui rientra il nuoto. 
L’HIIT nel nuoto è ideale sia per chi è allenato che per chi non lo è; molto importante saper però adattare un protocollo in base alla capacità natatoria dell’individuo, all’età ed al proprio livello di preparazione fisica.
Come già accennato infatti, tale programma è ottimo per aiutare nel dimagrimento, ma non solo: in uno sport di resistenza come il nuoto, gli atleti con maggior esperienza possono praticarlo per migliorare le prestazioni personali, tutto ciò in un tempo minore rispetto a quello speso durante un normale allenamento di resistenza.
Lo scopo è quello di alternare brevi sforzi molto intensi seguiti da periodi di recupero poco intensi (generalmente di tipo attivo).

Programma allenamento HIIT per il nuoto
Una delle migliori strategie per ottenere risultati più efficaci mediante l’Hiit nel nuoto è quello di variare i diversi stili durante le vasche. Risulta inoltre particolarmente importante tenere il conto dei secondi durante lo svolgimento dell’intera attività, questo per riuscire a mantenere il ritmo più giusto e consono ai propri obbiettivi. L’ideale è cominciare l’esercizio con uno stile a scelta; dopo aver terminato la prima vasca continuare con un altro stile e poi variare con il terzo all’inizio della vasca successiva. Ad esempio potresti cominciare con lo stile libero, continuare con la rana e terminare a dorso. Una volta concluse le tre vasche, avere 60 secondi di riposo e poi ripetere la sequenza fino ad una durata totale dell’allenamento di circa 20 minuti. È però molto importante che la vera e propria sequenza Hiit cominci dopo una sessione di riscaldamento di circa 5/10 minuti. Trascorso questo tempo, l’alternanza dell’intensità da alta a moderata dipenderà dal tuo livello personale.
Se sei un principiante è consigliabile praticare uno sforzo intenso della durata di circa 15 secondi, procedendo poi con uno sforzo moderato per 45 secondi. Ripetere in questo modo, fino al termine dell’allenamento.
Se sei, invece, un atleta esperto sarai in grado di praticare lo sforzo intenso per un periodo di tempo più lungo. Il consiglio è quello di contare 45 secondi per poi procedere con lo sforzo moderato per 90 secondi. Così fino alla fine dell’allenamento.

Effetti sul corpo
La caratteristica principale di un allenamento di questo tipo è quella di portare il cuore ad un lavoro di maggior potenza durante l’attività intensa, che avrà come conseguenza l’inspessimento delle sue pareti, per poi avere un periodo di graduale rilassamento durante la fase di ripresa (attività moderata o riposo) in cui le pareti decresceranno progressivamente. Quest’attività cardiaca rende il cuore molto più sano e performante nelle attività giornaliere, come si può osservare dai risultati ottenuti in seguito ad un’analisi effettuata nell’anno 2006:dopo aver praticato l’allenamento Hiit per 8 settimane, gli uomini e le donne coinvolti hanno acquistato una maggiore resistenza all’attività fisica, mantenendo un ritmo costante nell’esercizio praticato per un periodo pari al doppio di quello che impiegavano in precedenza.
L’allenamento Hiit costituisce un ottimo metodo per perdere peso grazie al fatto che, spingendo ai livelli massimi la respirazione cellulare, garantisce una maggior quantità di grassi e calorie bruciate. Tutto ciò avviene senza inficiare sulla massa muscolare, la quale manterrà la sua consistenza e la sua tonicità. L’Hiit è quindi fortemente consigliata per chi, attraverso un’attività fisica di base, presenta comunque importanti difficoltà a perdere peso. Come contributo nel raggiungimento di tale obbiettivo, la pratica dell’allenamento Hiit favorisce l’attività metabolica provocando così la stimolazione nella produzione dell’HGH, l’ormone della crescita, il quale non solo garantisce una maggior efficienza nella combustione delle calorie, ma permette al corpo di rallentare il processo d’invecchiamento, rendendo il fisico più giovanile.


Referenze:
  • Una Bracciata e via, verso Roma ‘09 (euro sport)
  • Allenamenti HIIT per il nuoto (Nuotoitalia)



Author : Riccardo Di Paola Writing Articles & Social Media Marketing Scienze Salute
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