FLOW EXPERIENCE E PEAK PERFORMANCE: UN APPROCCIO TEORICO






“Spesso assaporiamo un senso di trascendenza, come se i confini del sé si fossero improvvisamente espansi. Il marinaio si percepisce un tutt’uno con il vento, la barca e il mare. Il cantante avverte una sensazione di armonia universale. In quei momenti la consapevolezza del tempo scompare, le ore sembrano volar via senza che ce ne si accorga”.
Con questa affermazione Mihály Csíkszentmihályi (1975) descrive quella che viene definita Flow Experience.

L’esperienza di Flow (Csikszentmihalyi, 1975, 1982, 1990, 1993) si caratterizza principalmente con la percezione di un bilanciamento tra il livello di opportunità d’azione reperite nell’ambiente (challenges) e quello delle capacità personali (skills) nel confrontarsi con esse. Requisito fondamentale è che il livello dei challenges (e di conseguenza delle skills) sia elevato, o meglio superiore alla media delle abituali opportunità d’azione quotidiane: solo in questo caso, infatti, potrà instaurarsi lo stato di Flow, descritto come condizione complessa, caratterizzata da elevata concentrazione, coinvolgimento ed immersione nell’attività, assenza di auto-osservazione, controllo della situazione, chiara percezione dell’andamento e delle finalità dell’attività, positività dello stato affettivo, motivazione intrinseca, indipendenza da aspettative di ricompense o gratificazioni esterne all’attività stessa (Deci, 1975; Ryan e Deci, 1985).

L’esperienza ottimale viene costantemente ricercata dall’individuo ed in particolare vengono preferite tutte quelle attività che permettono di viverla. Sia in ambito lavorativo che nella pratica di attività sportive, le persone tendono a ricercare opportunità d’azione sempre più complesse cui contrapporre capacità progressivamente maggiori. Questo è l’assunto che sta alla base della Teoria della Selezione Psicologica (Csikszentmihalyi & Massimini, 1985): ogni soggetto seleziona ed organizza le informazioni acquisite nel contesto in cui opera secondo un criterio specifico, ossia la qualità dell’esperienza associata a tali informazioni. Vengono infatti preferenzialmente replicate quelle esperienze in grado di produrre uno stato di coscienza pieno e positivo ed evitate quelle che generano noia e stati di stress negativo o ansia.

Il flow non si contraddistingue per la positività del tono dell’umore o per il senso di felicità che si prova. Le ricerche condotte sugli sportivi hanno evidenziato che oltre alle componenti affettive, viene enfatizzato anche il coinvolgimento che si prova nel fronteggiare tutte quelle azioni che richiedono un certo impegno e la soddisfazione che ne deriva dal migliorare le proprie capacità soprattutto in termini di performance sportiva. Gli studi focalizzati sull’osservazione di come si configura l’esperienza di flow hanno indicato quali sono i fattori che favoriscono l’insorgere di tale esperienza: l’ambiente deve favorire la concentrazione e l’attenzione al compito, non devono esserci pressioni temporali, la persona deve sentirsi motivata e stimolata ad agire. Tutti questi aspetti vengono considerati come le condizioni che predispongono la Peak Performance o prestazione eccellente.

Berger (1993; 2001) definisce la prestazione eccellente come uno stato di funzionamento eccezionale del sistema psicofisico dell’individuo che porta a mettere in atto un comportamento che supera gli standard abituali. Essa è caratterizzata da: definizione di obiettivi chiari, condizione che porta a sentire di avere il pieno controllo delle azioni; esperienza autotelica, dove la persona è completamente concentrata e attenta alla realizzazione dell’attività che svolge e dal piacere ed eventuali ricompense che ne derivano; fluidità dell’azione; forte senso di sé. Massimini e Delle Fave (1999) ritengono che la Peak Performance più che un’esperienza possa essere considerata come una particolare forma di comportamento, la cui eccezionalità in termini di prestazione è promossa da uno stato esperienziale positivo, identificabile con il Flow. Si ipotizza quindi che più l’atleta riesce ad esperire e mantenere l’esperienza di flow, maggiori saranno le probabilità che si sviluppi la Peak Performance, la quale a sua volta amplia la possibilità di raggiungere risultati sportivi eccellenti.
Supposto che l’esperienza ottimale individuale non si può pianificare né attivamente provocare, bisogna lavorare sulla creazione di tutte quelle condizioni oggettive, reali, situazionali che possano condurre l’atleta a sperimentare questo stato che, come dice Csikszentmihalyi, “è ciò che di più vicino alla felicità possiamo immaginare”.


BIBLIOGRAFIA
Berger, B. G., & McInman, A. (1993). Exercise and the quality of life. Handbook of research on sport psychology, 729-760.
Csikszentmihalyi, M. (1975) Beyond Boredom and Anxiety, San Francisco: Jossey Bass.
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Csikszentmihalyi, M. (1990) Flow. The Psychology of Optimal Experience. New York: Harper and Row.
Csikszentmihalyi, M. (1993). The Evolving Self. New York: Harper Collins.
Csikszentmihalyi, M., & Massimini, F. (1985). On the psychological selection of bio-cultural information. New Ideas in Psychology.
Deci, E. L., & Ryan, R. M. (1985). Self-determination and intrinsic motivation in human behavior. EL Deci, RM Ryan.
Delle Fave, A., & Massimini, F. (1999). Inter-cultural relations: A challenge for psychology. Modernization and cultural identity, 11-22.

LINGUA, TRIGEMINO E LOCUS COERULEUS: COME COLLABORANO TRA ESSI




Recenti studi hanno evidenziato come l’apparato somatognatico abbia fondamentale importanza negli assetti posturali e comportamentali.  È risaputo che Il Trigemino sia un nervo posturale, ma  non solo, studi scientifici provenienti soprattutto dall’oriente,hanno evidenziato come l’apparato somatognatico sia correlato all’attivazione del Locus Coeruleus; un piccolissimo nucleo del tronco encefalico responsabile della modulazione delle risposte neuronali e quindi del metabolismo cerebrale; è implicato nel controllo motorio somatico e viscerale, nella regolazione dei cicli sonno-veglia, nell’attenzione e nel comportamento emozionale, è ricco di granuli di melanina al suo interno che conferiscono al nucleo il colore azzurro( Coeruleus blu dal latino).
Coinvolto nelle risposte di stress e panico, stimolato soprattutto da informazioni olfattive, uditive, vista, gusto e tatto, è il principale sito di sintesi di noradrenalina nel cervello, con effetto eccitatori e attraverso particolari connessioni alla corteccia frontale e temporale è anche coinvolto nella regolazione dell’attenzione, ciclo sonno veglia, nella percezione e regolazione dell’umore.

A normali livelli di attività del Locus Coeruleus, l'area Prefrontale è in grado di controllare in modo ottimale l'Asse Ipofisi-Surrene e l'equilibrio tra Sistema Vegetativo Simpatico e Parasimpatico: a livelli inferiori alla norma dell'attività del Locus Coeruleus, l'Area Prefrontale diviene bioelettricamente eccitata ed eccitabile oltre la norma e non riesce più a stabilizzare e contenere adeguatamente la funzione delle ghiandole midollari surrenali e del sistema vegetativo simpatico.
Vi è una stretta e sottile correlazione tra deglutizione  e locus coeruleus: infatti  lo stimolo della lingua   all’eminenza del nervo naso palatino ( spot palatino)   causerebbe il rilascio di neurotrasmettitori lungo la seconda branca del nervo TRIGEMINO che, lungo il trigemino stesso, raggiungerebbe il Locus coeruleus,  che rilascerà noradrenalina, raggiungerà la corteccia prefrontale e alcuni organi specifici situati all’estremità posteriore del 3° ventricolo, qui attraverso fasci nervosi detti peduncoli epifisari, raggiunge la ghiandola pineale o epifisi.
All’interno della ghiandola pineale, così stimolata, verrà prodotto un neurotrasmettitore chiamato serotonina che per N-acetilazione e ossi-metilazione produrrà la melatonina che verrà rilasciata nel sangue.
Una deglutizione errata o una patologia legata ad essa causerebbe, un’alterata stimolazione nervosa. La mancata spinta della lingua allo spot palatino (zona precisa del palato direttamente dietro gli incisivi superiori) determinerà un ridotto apporto di stimoli nervosi lungo la seconda branca del nervo trigemino. Lo stimolo non raggiungendo il Locus Coeruleus comporta una ridotta liberazione di noradrenalina che comporterà, a monte, l’assenza di stimolo all’epifisi che sintetizzerà e rilascerà meno serotonina con tutto ciò che ne deriva negativamente.
Il corpo umano è una macchina perfetta tutto si muove e agisce in funzione a degli stimoli in economicità.  E’ importante quindi sottolineare  che la lingua  oltre ad avere un’importante funzione  nella masticazione e  nella digestione degli alimenti,  influenzi la stimolazione del trigemino; essendo un muscolo ( muscolo della cavità orale) svolge anche un’importante funzioni in assetto motorio inconscio contribuendo in gran parte agli equilibri muscolari , possiamo dire che è uno dei muscoli che molti sottovalutano ma che ha importantissime funzioni posturali incidendo particolarmente  sull’ATM   


SITOGRAFIA:

ALLENAMENTO FISICO DEL CALCIATORE DILETTANTE: PERCHE' E' IMPORTANTE ESSERE ATLETI ANCHE NEGLI AMATORI





Consigli e proposte pratiche per il giocatore dilettante che vuole performare meglio e prevenire gli infortuni

Se ti alleni massimo 2-3 volte a settimana con la tua squadra, probabilmente questo articolo potrà esserti utile.
Nel calcio dilettantistico, di solito, più si scende di categoria e meno importanza diamo alla preparazione atletica. 
E con preparazione atletica non intendo il periodo pre-campionato, ma la costante preparazione fisica durante tutta la stagione.
Meno allenamenti ci sono a disposizione e più gli allenatori danno importanza all’aspetto tecnico-tattico (magari anche giustamente?), trascurando l’aspetto fisico.
Nelle categorie più basse è anche difficile trovare staff tecnici in cui sia presente il preparatore atletico.
Lo stesso giocatore sarà più predisposto ad allenarsi e divertirsi con la palla dopo una giornata di lavoro o di studio, piuttosto che lavorando a secco.

Risultato finale?

Poca efficienza fisica in partita e alta predisposizione agli infortuni, muscolari e non.
A mio modo di vedere, per avere una minima preparazione fisica per sostenere una qualsiasi partita di calcio, è necessario allenarsi per lo meno 3 volte a settimana.
E’ necessario avere una buona preparazione sulle principali capacità condizionali: resistenza, forza e velocità.
Avere una bassa capacità aerobica provoca un più rapido affaticamento durante la gara, il che pregiudicherà la prestazione e predisporrà a infortuni muscolari.
Con una scarsa forza muscolare, i muscoli saranno deboli, predisposti a stiramenti e strappi, non proteggeranno a dovere le strutture scheletriche e non garantiranno buone prestazioni su cambi di direzione, scatti, salti, ecc.
Se i nostri muscoli non si abituano a sprintare alla massima velocità, al primo scatto della domenica saranno dolori..

Cosa fare quindi?

Due notizie: una brutta ed una meno.
La brutta: bisogna allenarsi.
La meno brutta: ti servirà meno tempo di quanto tu possa pensare.
Con un pò di volontà e di costanza, le tue prestazioni fisiche miglioreranno e le probabilità di infortunarsi caleranno notevolmente.

Quanto bisogna allenarsi?

Dipende da quanti allenamenti di squadra fai e quanto viene allenata ogni capacità condizionale.
Meno sono gli allenamenti di squadra e più ti consiglio di allenarti da solo.
Già un’ora a settimana (separata in 2/3 giorni) oltre agli allenamenti di squadra potrebbe bastare a ottenere buoni miglioramenti.
Ma andiamo sul pratico e facciamo qualche esempio.
I consigli di seguito sono pensati per chi vuole dedicare il minor tempo possibile ad allenarsi da solo.
E’ ovvio che chi ha più voglia e tempo di dedicarcisi avrà modo di articolare un programma più ampio e specifico, meglio ancora se seguito da un preparatore.

Ti alleni 3 volte a settimana con la tua squadra?
Già dovresti avere una buona preparazione atletica specifica.
Non avrai particolarmente bisogno di allenarti sulla resistenza, perchè lo farai con la squadra.
Il mio consiglio è quello di dedicare 20-40 minuti a settimana per allenare forza e velocità (20 a metà settimana per la forza e 20 per la velocità l’ultimo allenamento prima della gara) nel caso in cui non sia abbastanza il lavoro che fai con la squadra.

Ti alleni 2 volte a settimana in gruppo?

Di solito con due allenamenti a disposizione gli allenatori lavorano più che altro sulla capacità aerobica.
Anche per chi si allena due volte quindi consiglio di lavorare individualmente sulla forza e sulla velocità, dando spazio ai cambi di direzione che meno vengono sollecitati con una seduta in meno a settimana.
Ti servirà un’oretta di allenamento in più a settimana.

Ti alleni 1 volta a settimana in squadra?

Sappi che con un solo allenamento sei molto predisposto agli infortuni.
Ti consiglio vivamente di dedicare una mezz’ora di allenamento in più per ogni capacità condizionale.

Di seguito ti propongo alcuni lavori basici per chi vuole iniziare.
L’ideale sarebbe farsi seguire di persona da un preparatore atletico che strutturi un programma specifico in base alle tue esigenze, e se puoi ti consiglio di farlo.
Comunque sia questo potrebbe essere un buon inizio.

RESISTENZA 

Inizia con un lavoro di corsa intermittente in cui alterniamo 40’’ di corsa blanda a 20’’ di allungo sostenuto, 6-8’ per 3 serie, con 2’ di pausa tra ogni serie.

Quando inizierai a svolgere il lavoro con facilità, aumenta il tempo di allungo e diminuisci la corsa blanda, alternandoli 30’’ e 30’’.

Lo step successivo sarà quello di mantenere lo stesso rapporto corsa blanda/allungo di 1:1, abbassando i tempi (20”-20”, 15”-15”, 10”-10”) e aumentando la velocità di corsa in allungo. In questi lavori il recupero può anche essere passivo.

Esempio:
20”-20” 6’ (9 allunghi)
15”-15” 6’ (12 allunghi)
10”-10” 5’ (15 allunghi)

Sarai arrivato ad un buon livello quando riuscirai a percorre in 20” circa 100m (un campo di calcio), in 15” circa 75m (una metà campo e mezzo), e in 10” circa 50m (metà campo).

Un piccolo consiglio: le difficoltà più grandi nei lavori aerobici non sono a livello fisico, ma mentale. Se non li affronti con un atteggiamento positivo, qualsiasi lavoro di corsa senza palla sarà noioso e faticoso. Trova le motivazioni, datti degli obbiettivi di miglioramento, affronta l’allenamento con la giusta carica, e farai meno fatica di quanto tu possa pensare.

FORZA 

Il primo lavoro di forza che propongo è per chi parte da zero.

E’ un circuito total body che richiede in totale non più di 20-30 minuti di lavoro, in cui si lavora a corpo libero con poche pause.

Il circuito è composto da 7 esercizi, alternando sempre un esercizio per le gambe e uno per il core e la parte superiore, da ripetere 3 volte.
30’’, massimo 1’ di recupero, tra un esercizio e l’altro (se riesci anche senza recupero).
Prima di cominciare assicurati di conoscere bene la tecnica d’esecuzione degli esercizi.

Gli esercizi sono:




Quando avrai raggiunto un buon livello e riesci a svolgere facilmente il circuito, aumenta la difficoltà degli esercizi, aggiungendo un peso, aumentando le ripetizioni o utilizzando una variante più impegnativa dell’esercizio.

Ecco un esempio:




VELOCITA’ 

L’allenamento della forza è direttamente proporzionale alla velocità, in quanto miglioramenti sulla forza muscolare provocano anche migliori performance di velocità (ecco un motivo in più per allenare la forza). 
Allenare la velocità non ti ruberà molto tempo. 
L’obbiettivo è semplicemente quello di fare degli sprint massimali, per abituare i tuoi muscoli all’alta velocità e a prevenire lesioni muscolari (oltre che ad arrivare prima sulla palla!).
Consiglio di allenare la velocità solo a chi svolge 1-2 allenamenti di squadra a settimana.
Chi ne svolge almeno 3 si presuppone che la stimoli abbastanza con le sedute in gruppo.


1'-2’ di recupero tra le ripetizioni

Lo step successivo potrebbe essere quello di aggiungere delle andature prima dello scatto (skip, corsa calciata, ecc), brevi cambi di direzione e/o aumentare il numero di sprint, ma senza esagerare.

In età adulta i margini di miglioramento della velocità delle fibre muscolari sono limitati, ma con uno stimolo costante nel tempo si possono ottenere buoni risultati, soprattutto differenziando spesso le proposte.
Molto più allenabile è piuttosto la capacità di reazione, per questo sarebbe importante allenare la velocità con stimoli cognitivi, ad esempio utilizzando la psicocinetica. 

Prima di svolgere qualsiasi allenamento tra quelli proposti (soprattutto per forza e velocità), ricordati di fare prima un buon riscaldamento.
Come già detto questo non vuole essere un programma specifico, ma sono lavori adatti a tutti e che possono essere utili per migliorare le proprie prestazioni fisiche e prevenire gli infortuni.


Gli argomenti qui trattati, sono frutto di esperienze personali, divulgati per amore della scienza nello sport e della condivisione con gli utenti.

SPOT PALATINO, DEGLUTIZIONE E SEROTONINA






Lo SPOT linguale è una zona circoscritta precisa, situata in prossimità della prima ruga palatina, nella zona retro-incisivale nella parte mediana del palato superiore. Questo punto è facilmente riconoscibile da uno “scalino” determinato dalla prima ruga presente sul palato immediatamente dietro gli incisivi.

Il nervo naso-palatino emerge nel processo palatino attraverso il foro incisivo situato immediatamente dietro gli incisivi a cavallo della sutura palatina mediana.

Su queste basi scientifiche lo stimolo della lingua allo spot linguale all’eminenza del nervo naso palatino causerebbe il rilascio di neurotrasmettitori lungo la seconda branca del nervo trigemino che, lungo il trigemino stesso, raggiungerebbe il Locus coeruleus.
Locus coeruleus o punto blu, è un nucleo situato nel Tronco encefalico tra il mesencefalo e ponte di Varolio, Il suo nome deriva dalle parole latine "coeruleus" e "locus"; è anche chiamato "punto blu" per la sua colorazione tendente all'azzurro, dovuta ai granuli di melanina al suo interno che conferiscono un colore blu. E' all'origine della maggior parte delle azioni della noradrenalina nel cervello, ed è coinvolto nelle risposte a stress e panico. Studi hanno dimostrato che gli stimoli sensoriali (olfatto, udito, vista, gusto e tatto) accelerano l’eccitazione dei neuroni del locus coeruleus. Questa zona del cervello è anche strettamente collegata al sonno REM.

Il Locus coeruleus è il sito principale per la sintesi della noradrenalina nel cervello, ed è formato per lo più da neuroni di medie dimensioni. Negli esseri umani adulti (19-78 anni) il locus coeruleus ha dai 22.000 ai 51.000 neuroni di dimensioni tra 31.000 e 60, 000 μm3. Esso rilascia noradrenalina quando una serie di cambiamenti fisiologici sono attivati da un evento. La noradrenalina dal Locus coeruleus ha un effetto eccitatorio sulla maggior parte del cervello, attivando l'eccitazione e l'innesco dei neuroni. Le connessioni nervose di questo nucleo raggiungono il midollo spinale, il tronco cerebrale ,il cervelletto , l'ipotalamo, i nuclei relay del talamo , l' amigdala , la base del telencefalo , e la corteccia cerebrale.

Attraverso le connessioni con la corteccia frontale e la corteccia temporale, il talamo e l'ipotalamo, il Locus Coeruleus è coinvolto nella regolazione dell' attenzione, ciclo sonno-veglia, nell'apprendimento e nella percezione del dolore, nella genesi dell'ansia e nella regolazione dell'umore.
Normalmente, quando qualcuno è sereno, in una condizione di non stimolazione, l'eccitazione dei neuroni nel locus coeruleus è minima. Un nuovo stimolo, una volta percepito, si trasmette dalla corteccia sensoriale del cervello, attraverso il talamo, al tronco cerebrale. L'itinerario di segnalazione aumenta il tasso di attività noradrenergica nel locus coeruleus e la persona diventa attenta e ipervigilante sull'ambiente. Se lo stimolo è percepito come minaccia, una scarica più intensa e prolungata del locus coeruleus attiva il contingente simpatico del sistema nervoso autonomo (Thase & Howland, 1995).

Il locus ha una duplice funzione di fine regolazione: una destinata alle aree prefrontali un'altra destinata al sistema endocrino e al sistema neurovegetativo: in particolare la noradrenalina del Locus Coeruleus assicura una corretta funzionalità dell'Asse Ipofisi-Surrene e un adeguato "equilibrio" funzionale tra sistema ortosimpatico e sistema simpatico. A normali livelli di attività del Locus Coeruleus l'Area Prefrontale è in grado di controllare in modo ottimale l'Asse Ipofisi-Surrene e l'equilibrio tra Sistema Vegetativo Simpatico e Parasimpatico: a livelli inferiori alla norma dell'attività del Locus Coeruleus, l'Area Prefrontale diviene bioelettricamente eccitata ed eccitabile oltre la norma, e non riesce più a stabilizzare e contenere adeguatamente la funzione delle ghiandole midollari surrenali e del sistema vegetativo simpatico.


Correlazione tra deglutizione e serotonina

Su queste basi scientifiche lo stimolo della lingua allo spot linguale attraverso ( recettori tattili situati nella sottomucosa orale e linguale), all’eminenza del nervo naso palatino causerebbe il rilascio di neurotrasmettitori lungo la seconda branca del nervo trigemino che, lungo il trigemino stesso, raggiungerebbe il Locus coeruleus.
Una volta stimolato il Locus Coeruleus rilascerà noradrenalina che, lungo le proiezioni assonali, raggiungerà la corteccia prefrontale e alcuni organi specifici situati all’estremità posteriore del 3° ventricolo; qui, attraverso fasci nervosi pari simmetrici detti peduncoli epifisari, raggiunge la ghiandola pineale o epifisi.
All’interno della ghiandola pineale, così stimolata, verrà prodotto un neurotrasmettitore chiamato serotonina che per N-acetilazione e ossi-metilazione produrrà la melatonina che verrà rilasciata nel sangue. Una deglutizione errata, non posizionando la lingua sullo spot linguale, causa un’alterata stimolazione nervosa. La mancata spinta della lingua allo spot determina un ridotto apporto di stimoli nervosi lungo la seconda branca del nervo trigemino. Lo stimolo non raggiungendo il Locus Coeruleus comporta una ridotta liberazione di noradrenalina che comporterà, a monte, l’assenza di stimolo all’epifisi che sintetizzerà e rilascerà meno serotonina.
La melatonina può svolgere un ruolo nella patogenesi della scoliosi (ipotesi neuroendocrina), ma per il momento, i dati disponibili non mostrano chiaramente il ruolo della melatonina nella produzione di scoliosi negli esseri umani.


Concludendo questo discorso si può sostenere (ma ancora tutto da verificare) che una anormale stimolazione dello spot linguale può interferire sulla secrezione e metabolizzazione della serotonina a livello della ghiandola pineale; questa alterazione causa uno stimolo abnorme sul locus coeruleus che, essendo deputato anche al controllo motorio, invierebbe segnali non del tutto corretti attraverso le sue proiezioni assonali nervose e, attraverso il midollo spinale raggiungendo i muscoli paraspinali laterali, causare uno sviluppo asimmetrico della colonna vertebrale e portando così allo sviluppo di una scoliosi.
La deglutizione è, insieme alla respirazione, l’evento più caratterizzante della vita ma gli atti per la deglutizione cominciano molto più precocemente, già alla fine del terzo mese di vita endouterina tredicesima settimana) e continuano per tutta la gravidanza, con scopi ben diversi da quello alimentare: Le trazioni esercitate dalle inserzioni dei muscoli sul periostio, le pressioni esercitate dai ventri muscolari sul supporto osseo hanno la funzione fondamentale di modellare la struttura del massiccio cranio-facciale.
L’ingerire circa 1500 ml di liquido amniotico ogni ventiquattro ore permette la maturazione della funzione renale, l’effetto globale della azione muscolare partecipa a stimolare lo sviluppo delle strutture nervose intra-craniche.
L’allenamento lungo circa sei mesi della lingua nel suo movimento permette di poter affrontare con sufficiente sicurezza l’alimentazione dopo il parto. Ci sono molti studi che hanno evidenziato l’importanza di una corretta deglutizione, conseguente ad un allattamento adeguato, per lo sviluppo psico-motorio e della intelligenza del neonato , tuttavia il movimento deglutitorio è abbastanza complesso, coinvolgendo direttamente almeno 44 muscoli. Solo circa sei mesi dopo la nascita l’atto deglutitorio diventerà immutato.


Bibliografia
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Estratto della terapia mio funzionale dott A.Ferrante




AUTORE:
 Gerardo Mattia Grimaldi

 

- Chinesiologo e personal trainer posturologo, studente specializzando in posturologia clinica presso l’università Federico II di Napoli


- Responsabile tecnico centro fitness specializzato in attività fisica individuale con metodo EMS 

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