DIABETE E SPORT





Una delle malattie più comuni che colpisce il sistema metabolico e pancreatico è il diabete mellito.
Il diabete si esprime tramite una concentrazione plasmatica di glucosio elevate dovuta ad una mancata risposta e azione dell’ormone insulina (ormone ipoglicemizzante) e dell’annessa cellula bersaglio.
Una condizione cronica di iperglicemia può sfociare in complicanze multiorgano colpendo ad esempio: reni, retina e sistema nervoso.
Nel 2016 sono oltre 3 milioni 200 mila in Italia le persone che dichiarano di essere affette da diabete, il 5,3% dell’intera popolazione (16,5% fra le persone di 65 anni e oltre)”,  sono queste le parole dell’istituto nazione di statistica (ISTAT), dati sicuramente allarmanti per numero di casi ma che si rifugiano in una riduzione della mortalità del  20%  in tutte le classi d’età.
Del diabete mellito esistono due varianti: diabete mellito di tipo 1 e diabete mellito di tipo 2

Diabete mellito di tipo 1

Il diabete mellito di tipo 1 è una patologia caratterizzata da una insufficienza insulinica dovuta all’auto distruzione delle cellule beta pancreatiche, in quanto generalmente malattia autoimmune lo stesso organismo attacca con i suoi sistemi di difesa le medesime cellule.
La maggior parte dei diabetici affetti da tale tipologia la sviluppano durante l’infanzia e circa il 10% dei diabetici ne soffre.
La caratteristica principale di tale patologia è come detto in precedenza la mancata produzione di insulina, la quale permette al glucosio rimanendo in circolo, determina una condizione di iperglicemia.  Il fegato, non riuscendo più a metabolizzare tutto il glucosio in circolo si serve delle vie della glicogenolisi e della gluconeogenesi, che si traducono con una ulteriore produzione di glucosio che peggiore la condizione già esistente di iperglicemia. A livello renale invece, precisamente nel tubulo prossimale del nefrone, il sistema di riassorbimento del glucosio viene saturato, venendo poi escreto tramite l’urina determinando una condizione di glicosuria. L’attività in tutti i tessuti non insulino-dipendenti si svolge rispettando le regole della fisiologia, come ad esempio per la maggior parte dei neuroni. Discorso diverso per i neuroni presenti nel centro della sazietà cerebrale i quali regolati da una insulino-dipendenza, non captandola rispondono come se esistesse una situazione di ipoglicemia, aumentando così il senso di fame e istaurando una situazione di polifagia.
Attualmente come trattamento possibile vi è la somministrazione tramite iniezione dell’ormone mancante, tuttavia la bioingegneria sta lavorando per semplificare tale problema.

Diabete mellito di tipo 2

Il diabete mellito di tipo 2 è un’altra variante di tale patologia, noto anche come diabete insulino-resistente.
Questa variante rappresenta il 90% dei casi di diabete, con importante predisposizione genetica per certi gruppi etnici.
Patologia che colpisce prevalentemente in età adulta e in condizione di obesità è caratterizzata dalla resistenza all’insulina, e da una sovraespressione di glucagone, ormone iperglicemizzante, in quanto in questa variante le cellule alfa non riescono a captare il glucosio, di conseguenza si ha una risposta con aumento di secrezione del glucagone sopracitato, contribuendo all’iperglicemia, glicogenolisi e gluconeogenesi.

DIABETE E SVOLGIMENTO DI ATTIVITA’ SPORTIVA

Durante lo svolgimento dell’esercizio fisico avvengono nel nostro organismo delle risposte, se un soggetto è poco allenato saranno maggiori, come l’aumento della secrezione di glucagone ed ormoni controinsulari e la riduzione di insulina senza azzerarsi. Il muscolo diviene quindi sensibile all’insulina per il rispristino delle scorte di glucosio utilizzate nell’esercizio, l’allenamento constante può migliorare tale condizione permettendo una migliore sensibilità all’insulina da parte dei suoi organi bersaglio.
Nel diabetico queste risposte sono differenti e quindi dev’essere differente il suo approccio all’esercizio.

Diabete mellito di tipo 1 e sport

Il soggetto affetto da diabete di tipo 1 non ha la capacità di produrre insulina per cui necessita di una terapia sostitutiva (insulina esogena), quando si sottopone ad un esercizio fisico va in contro ad una delle seguenti situazioni:
-ipoglicemia da sforzo, dove i valori di glucosio nel sangue scendono oltre ai 50mg/dl.
-ipoglicemia tardiva, può avvenire anche diverse ore dopo l’attività svolta.
-iperglicemia da sforzo, durante l’attività che si sta svolgendo, l’assenza dell’ormone necessario in tal       momento per i muscoli nell’utilizzo del glucosio, fa si che si vada incontro ad una rapida iperglicemia.

Per la prevenzione di tali rischi è preferibile che il soggetto non pratichi attività nelle 2-3 ore dopo l’iniezione di insulina, preferendo i momenti ove l’insulinemia è in valori più bassi, ovvero valori che mimano la risposta fisiologica dell’ormone all’esercizio.
L’esercizio fisico comporta una diminuzione della insulino-resistenza, da questo si raccomanda la diminuzione del 30-50% dell’insulina inettabile.
E’ fondamentale monitorare la glicemia prima, durante e dopo l’esercizio fisico, qualora la glicemia fosse tra 80-100mg/dl è indicato l’assunzione di carboidrati complessi (frutta), se invece i valori si aggirano intorno ai 60mg/dl, quindi più bassi, meglio assumere carboidrati complessi. Nel momento in cui l’atleta deve affrontare uno sforzo prolungato è necessario che assuma uno spuntino ogni 30-60min.
Le pratiche sportive per chi soffre si tale variante consigliate sono quelle in cui lo sforzo è progressivo e dove l’intensità può essere calcolata, sport come podismo, nuoto, sci di fondo, senza negare ovviamente lo sport per la quale prova passione.

Diabete mellito di tipo 2 e sport

Il soggetto affetto da diabete di tipo 2, inizialmente presenta una insulino-resistenza dei tessuti periferici.
La risposta meno efficiente delle cellule bersaglio all’insulina comporta una ridotta utilizzazione del glucosio, inducendo una maggiore espressione di glucosio epatico che conducono una iperglicemia.
Nel diabetico di tipo 2 durante l’esercizio l’utilizzazione del glucosio aumenta ma il livello di insulina non si riduce.
Ancora una volta è l’ipoglicemia la complicanza più comune anche in questa variante, da considerare insieme ad una maggiore attività dell’enzima lattico-deidrogenasi, questo induce ad una minore tolleranza allo sforzo con un rischio di acidosi lattica.
L’effetto benefico dell’attività motoria nel soggetto diabetico di tipo 2 è maggiore se si allena con regolarità, l’utilizzo del glucosio aumenta del 30-35% collegabile ad un aumento della potenza aerobica.
Le attività ad impatto aerobico e costanti sono le più indicate per tale variante di diabete. L’American Diabetes Association raccomanda 30’ al giorno di intensità lieve-moderata al 50-70% del VO2max o FC, parliamo di attività come marcia, ciclismo in pianura e nuoto.

In tutti i pazienti diabetici tuttavia sono sconsigliate le attività che :  
-in caso di ipoglicemia metterebbero a rischio la propria incolumità e quella di terzi
-le attività con sforzi isometrici importanti.

REFERENZE:
 -P. Zeppilli, M. Bianco, V. Palmieri, V. Santoriello – Manuale di medicina dello sport--2011.
- D. U. Silverthorn fisiologia umana 2013
- Dati ISTAT DATA DI PUBBLICAZIONE: 20 LUGLIO 2017.

LA CRESCITA NEI GIOVANI ATLETI




Lo sviluppo dell’organismo nei giovani non avviene in maniera lineare ed allo stesso modo per tutti. Il processo di maturazione è individuale ed ogni individuo, in questa fase, è soggetto a continui cambiamenti a livello fisico, emotivo, psichico e cognitivo. I bambini manifestano uno sviluppo di crescita costante ed equilibrato fino all’inizio della pubertà, quando poi si verifica un picco nella crescita.
Per pubertà si intende il
 periodo di transizione dall’infanzia all’età adulta in cui si attuano numerose trasformazioni fisiche e psicologiche, che si svolgono sequenzialmente fino al conseguimento della maturazione sessuale e della capacità di procreare. Per i maschi questo periodo inizia tra i 12 e i 14 anni, per le femmine invece tra i 10 e i 14 anni. Prima della pubertà sia i maschi che le femmine possono aumentare in altezza di circa 4-8 cm l’anno. Dopo questa fase, si verifica una notevole crescita staturale (8-15 cm l’anno), che coincide appunto con l’inizio della pubertà.

Questo particolare periodo prende il nome di “impennata di crescita” e, l’età in cui la velocità di crescita raggiunge l’apice, viene definita “Peak Height Velocity” (PHV), ovvero Picco di Crescita. Successivamente, la crescita staturale diminuisce via via fino a fermarsi intorno ai 16 anni per le ragazze e ai 18 anni per i ragazzi.
In base al PHV è possibile evidenziare delle fasi sensibili definite “windows of opportunity” per lo sviluppo di determinate capacità motorie che contribuiscono alla formazione dell’atleta (Balyi 2003). In particolare, il periodo per picco di crescita (PHV) è caratterizzato da:
  • completamento del processo di mielinizzazione delle fibre nervose che determinano un aumento della coordinazione intermuscolare e intramuscolare e controllo motorio (Viru et al 1999)
  • incremento della concentrazione di androgeni, dalla differenziazione delle fibre muscolari e dalla stabilizzazione dei livelli di fosfocreatina (Meyer et al 2011)
  • sviluppo della massa muscolare sotto spinta ormonale.
L’inizio del PHV ci può fornire delle informazioni utili sullo stato di sviluppo: prima si verifica, più il bambino è maturo. Inoltre, per definire questo processo di maturazione, viene utilizzata come espressione “età biologica” anziché età cronologica.  Ovviamente, come già detto in precedenza, la fase appena descritta, varia da individuo a individuo. Infatti, la massima crescita dell’adolescente può verificarsi precocemente a dieci anni per alcuni, mentre per altri non prima dei sedici. In media però, le ragazze maturano il proprio sviluppo due anni prima rispetto ai ragazzi.
Nel periodo di forte accelerazione nell’aumento della statura, il giovane può avere delle difficoltà nella coordinazione dei movimenti in considerazione del fatto che le sue dimensioni corporee cambiano velocemente. Può succedere che si presentino delle difficoltà a svolgere delle attività che prima non si avevano e ciò colpisce maggiormente i ragazzi, visto che l’aumento delle dimensioni corporee è maggiore rispetto alle ragazze. Nei maschi la pubertà inizia con l’aumento del volume testicolare, mentre nelle ragazze con il manifestarsi del menarca e con la crescita del seno. La fase successiva dello sviluppo è caratterizzato dalla comparsa dei peli pubici.
Sia per i ragazzi che per le ragazze la massa corporea aumenta parallelamente alla crescita in altezza prima della pubertà e per i ragazzi questo aumento continua anche durante la pubertà. In questo periodo le ragazze producono degli ormoni (estrogeni) che provocano un aumento di adipe e un conseguente aumento del peso corporeo che risulta così maggiore in proporzione dell’altezza. Dopo la pubertà, infatti, le ragazze hanno circa il doppio di tessuto adiposo rispetto ai maschi.
L’infanzia e l’adolescenza sono periodi fondamentali per la formazione dello scheletro, sono le fasi in cui le ossa crescono di più sia in dimensione che in resistenza e, normalmente, lo scheletro rispetto alla crescita staturale, non raggiunge la sua piena maturazione prima dei venti anni. Il bagaglio genetico influisce per il 60-80% sulle potenziali dimensioni e sulla forza del nostro scheletro, ma lo stile di vita ha un impatto cruciale, e può determinare una differenza significativa di massa ossea tra una persona e l’altra. Nei bambini i periodi più importanti per la crescita ossea vanno dalla nascita fino ai due anni, poi attorno alla pubertà, al momento dello sviluppo sessuale.
Subito dopo la nascita e durante la prima infanzia, circa il 20% della massa corporea è costituita da muscoli. La massa muscolare, man mano che il bambino cresce, continua ad aumentare in maniera identica sia per i maschi che per le femmine fino alla pubertà. Durante la pubertà difatti, l’aumento di massa muscolare è maggiore nei maschi a causa della produzione di testosterone. Dopo il raggiungimento della maturazione sessuale, nei ragazzi la massa muscolare continua a crescere fino a raggiungere circa il 40% della massa corporea in età adulta. Nelle femmine la massa dei muscoli raggiunta si stabilizza nella fase puberale.
Prima della pubertà il massimo consumo di ossigeno aumenta parallelamente all’età in maniera simile tra ragazzi e ragazze. Nel periodo puberale nei ragazzi questo valore aumenta in maniera significativa, a causa dell’aumento di emoglobina, una proteina specifica che trasporta l’ossigeno nel sangue.
La prestazione anaerobica invece, indipendentemente dal sesso, è strettamente legata alla massa muscolare e sia la potenza che la capacità anaerobica aumentano progressivamente durante il periodo di maturazione fino a raggiungere i livelli di un adulto solo dopo l’adolescenza.

Lo sviluppo della velocità di corsa passa attraverso due fasi di crescita:

• la prima è legata alla maturazione del sistema nervoso e ad una maggiore coordinazione degli arti inferiori e superiori e ciò si verifica intorno agli 8 anni in entrambi i sessi;
   
• la seconda fase si verifica intorno ai 12 anni per le ragazze e tra i 12 e i 15 anni per i ragazzi.


Per quanto riguarda lo sviluppo della forza muscolare, sia nei ragazzi e sia nelle ragazze il suo sviluppo è identico fino al periodo puberale. A partire dai 6-7 anni, i ragazzi sviluppano una forza maggiore nella parte superiore del corpo. Questo perché, tra gli altri motivi, i maschi svolgono più attività che coinvolgono la parte superiore del corpo rispetto alle femmine.
Inoltre, bisogna sapere che nel bambino la capacità di coordinare i movimenti dipende da una combinazione di elementi: lo stadio di maturazione, l’allenamento, i fattori genetici ed ambientali. La maggior parte dei bambini al di sotto dei dieci anni non è in grado di eseguire movimenti complessi poiché il loro sistema nervoso non è ancora sviluppato completamente.
Da quanto si evince, risulta essenziale conoscere lo stadio di sviluppo fisico-psicologico per coloro che si apprestano ad allenare giovani in questa delicata fase di crescita ed organizzare i vari allenamenti in un ambiente che sia divertente ma costruttivo, dedicandosi in maniera specifica al corretto sviluppo del giovane atleta. Molto spesso però il bambino viene trattato come un “adulto in miniatura”, andando a compromettere sia dal punto di vista fisico che psicologico, quelle che sono le varie e graduali fasi di crescita del bambino stesso.

REFERENZE:

SITOGRAFIA

BIBLIOGRAFIA

PREPARAZIONE FISICO-ATLETICA DEL CALCIATORE (ALLENAMENTO AEROBICO E ANAEROBICO NEL CALCIO), di JENS BANGSBO, EDITORI CALZETTI MARIUCCI.

EMS E BASKET : EFFETTI SULLA FORZA E SULLE PRESTAZIONI DI SALTO VERTICALE



La pallacanestro nasce nel 1891 a Springfield (Massachusetts), da un’idea di John Naismith (Almonte, Canada 1861 – Lawrence, USA, 1939), medico ed insegnante di educazione fisica. Naismith lavorava come insegnante di educazione fisica presso la Young Men’s Christian Association (YMCA) International Training School (Scuola Internazionale di Allenamento dell’Associazione Giovanile Maschile Cristiana) di Springfield (Massachusetts).
L'elettromiostimolazione (EMS) negli ultimi anni, è stata utilizzata anche dagli atleti nel contesto di programmi di allenamento per sviluppare forza e prestazioni fisiche. 

Una tipica partita di basket prevede un totale medio di 46 ± 12 salti per ciascun giocatore, con o senza un ciclo di accorciamento (SSC). Hubley e Wells hanno dimostrato che l'attivazione del quadricipite femorale contribuisce al 50% del lavoro coinvolto in un salto verticale. Risultati simili sono stati riportati da Bosco per i salti di squat (SJ) e di contromovimento (CMJ), anche se l'attivazione muscolare coinvolta è diversa. In effetti durante la CMJ si lavora di più durante la fase concentrica. L'SSC consente di immagazzinare e riutilizzare l'energia elastica, cosa che non può accadere durante SJ. Uno studio condotto su giocatori di basket maschili e femminili ha dimostrato che le prestazioni di SJ e CMJ erano significativamente correlate alla forza isometrica di estensione massima delle gambe. 
Pertanto, il ruolo della forza massima può anche essere importante per lo sviluppo di forza esplosiva. Sebbene la produzione di forza esplosiva dei muscoli estensori delle gambe abbia dimostrato di essere un'importante caratteristica delle prestazioni neuromuscolari tra i giocatori di basket, sono stati condotti pochissimi studi per determinare il programma di allenamento più efficace per il miglioramento della forza muscolare e della capacità di salto verticale una stagione di basket competitiva.

Pertanto, lo scopo principale di questo studio era determinare se un programma di allenamento di elettromioostimolazione di 4 settimane, aggiunto a un allenamento di basket standardizzato, potesse influenzare la forza del quadricipite e le prestazioni di salto verticale in un gruppo di 20 giocatori di basket.

Venti giocatori di basket maschili che hanno partecipato alla divisione 2 della French Basketball Federation League hanno preso parte a questo studio (età 24,7 ± 3,9 anni; altezza 193,9 ± 6,9 cm; massa 87,7 ± 8,9 kg). Sono stati assegnati in modo casuale a un gruppo elettrostimolato (ES, n = 10) o di controllo (C, n = 10). Tutti e 20 i giocatori si erano allenati e gareggiavano regolarmente nel basket per una media di 6 - 10 anni. Nessuno di loro si era precedentemente impegnato nell'allenamento di forza sistematica o nell'esperienza di elettromostimolazione.

Ogni soggetto ha eseguito salti verticali su una stuoia di Bosco (Tel. Si. Srl, Vignola, Italia); un timer digitale è stato collegato al sistema per misurare i tempi di volo dei salti. L'angolo dell'articolazione del ginocchio è stato misurato da un elettrogoniometro (Tel. Si. Srl, Vignola, Italia) fissato sulla gamba destra dei soggetti. La calibrazione del goniometro è stata eseguita prima di ogni test. Lo squat jump (SJ) è stato misurato partendo da una posizione semi-accovacciata statica (angolo del ginocchio di 90 °) e senza alcun movimento preliminare. Il salto del contro movimento (CMJ) è stato eseguito partendo da una posizione eretta, quindi accovacciato ad un angolo del ginocchio di 90 ± 5 ° e quindi estendendo il ginocchio con un movimento continuo. Durante questi test le braccia sono state mantenute in posizione akimbo per ridurre al minimo il loro contributo. Anche la posizione della parte superiore del corpo è stata standardizzata in modo che si verificasse un minimo di flessione ed estensione del tronco. Ai soggetti è stato chiesto di saltare il più in alto possibile tre volte e sono state riportate le migliori prestazioni.

Prima dell'allenamento non c'erano differenze significative tra i gruppi ES e C nelle caratteristiche fisiche, nella forza dell'estensore del ginocchio e nelle prestazioni del salto verticale.


Effetti sulla Forza 

Nel gruppo ES, la forza isocinetica è aumentata significativamente alla settimana 4 in condizioni eccentriche (+ 29% a - 120 × s-1, p <0,05; + 37% a - 60 ° × s-1 , p <0,01) e in condizioni concentriche ad alte velocità (+ 43% a 360 ° × s-1, p <0,01; + 36%, + 30% e + 32% a 300, 240 e 180 ° × s -1, rispettivamente, p <0,05). L'allenamento EMS non ha causato un aumento significativo della forza isocinetica a basse velocità concentriche (+ 15% a 60 e 120 ° × s-1). 
L'analisi post hoc ha indicato che la forza isometrica è aumentata in modo significativo solo ai due angoli adiacenti all'angolo di allenamento, ovvero 55 ° (p <0,01) e 65 ° (p <0,01). 
Tuttavia, ANOVA sugli aumenti assoluti e percentuali non ha mostrato alcuna differenza tra gli angoli articolari. 
Nel gruppo C, nessun cambiamento nella forza isocinetica o isometrica è stato osservato dopo il primo periodo di 4 settimane. Alla settimana 8, i valori di forza sono rimasti simili a quelli osservati alla settimana 4, per entrambi i gruppi. Per l'intero gruppo di soggetti non sono stati trovati coefficienti di correlazione significativi tra le misurazioni della forza e le prestazioni del salto verticale prima o dopo l'allenamento. Tuttavia, dopo 4 settimane di allenamento EMS, le variazioni della forza isometrica misurate a 65 ° e le variazioni delle prestazioni SJ erano significativamente correlate (r = 0,65, p <0,05) per il gruppo ES.

Effetto sulle prestazioni del salto verticale

Nel gruppo ES, le prestazioni di SJ sono aumentate significativamente (p <0,01) del 14% dopo il programma di formazione EMS di 4 settimane, mentre la CMJ è rimasta invariata. Nel gruppo C, nessun cambiamento nelle prestazioni del salto verticale è stato osservato alla settimana 4.
Le prestazioni di SJ alla settimana 8 non erano significativamente diverse da quelle alla settimana 4 per entrambi i gruppi. Al contrario, nel gruppo ES, le prestazioni della CMJ sono aumentate significativamente (p <0,01) del 17% alla settimana 8. Non sono state osservate differenze significative per il gruppo C.

I principali risultati dello studio hanno indicato che un programma di allenamento di elettromioostimolazione di 4 settimane oltre a un allenamento standardizzato di basket: 
 1) aumento della forza degli estensori del ginocchio in condizioni eccentriche, concentriche e isometriche; 

2) la resistenza isocinetica è aumentata in modo significativo in condizioni eccentriche e concentriche a velocità elevate ma non in condizioni concentriche a velocità basse;      

 3) la forza isometrica è aumentata in modo significativo solo ai due angoli adiacenti all'angolo di allenamento; 

4) le prestazioni del salto sono aumentate del 14%.

I dati hanno anche indicato che a seguito di un programma di allenamento EMS di 4 settimane, 4 settimane di allenamento standardizzato di pallacanestro: 

  1. ha mantenuto il guadagno in forza isocinetica, isometrica e prestazioni SJ prodotte dal programma di allenamento elettromio-stimolazione; 
  2. prestazioni CMJ migliorate del 17%.



Conclusioni:
Da quanto è emerso da questo studio, nonostante i pochi dati a disposizione, si può dire che l’integrazione di allenamento con Elettromiostimolazione (EMS) con i normali allenamenti per i giocatori di basket permette di migliorare la forza, andando ad aumentare le prestazioni dei salto in alto, uno degli elementi principali nel gioco della pallacanestro.





Referenze:
www.cultura.biografieonline.it
Groupe Analyse du Mouvement UFR-STAPS Université de Bourgogne
BP 27877 21078 Dijon Cedex France




Author : Riccardo Di Paola Writing Articles & Social Media Marketing Scienze Salute Benessere

LA PIRAMIDE DEI BISOGNI DI A. MASLOW: SPORT E CORRELAZIONE CON LA MOTIVAZIONE





Nel 1954 lo psicologo Abraham Maslow propose un modello motivazionale dello sviluppo umano basato su una gerarchia di bisogni, disposti a piramide, in base alla quale la soddisfazione dei bisogni più elementari è condizione necessaria per fare emergere quelli di ordine superiore.
I bisogni fondamentali, una volta soddisfatti, tendono a non ripresentarsi, mentre i bisogni sociali e relazionali rinascono con nuovi e più ambiziosi obiettivi da raggiungere. Ne consegue che l’insoddisfazione, sia sul lavoro, sia nella vita pubblica e privata, è un fenomeno molto diffuso che può trovare una sua causa nella mancata realizzazione delle proprie potenzialità. Per Maslow, infatti, l’autorealizzazione richiede una serie di caratteristiche di personalità, competenze sociali e capacità tecniche.
Che cos’è la motivazione?
La motivazione è l'espressione dei motivi che inducono un individuo a compiere o tendere verso una determinata azione. Da un punto di vista psicologico può essere definita come l'insieme dei fattori dinamici aventi una data origine che spingono il comportamento di un individuo verso una data meta; secondo questa concezione, ogni atto che viene compiuto senza motivazioni rischia di fallire.
Esistono tre tipologie di motivazione:
  • primaria: motivazioni di natura fisiologica che implicano azioni necessarie alla nostra sopravvivenza, come per esempio bere o mangiare.
  • Secondaria: si presenta nei casi di natura sociale o individuale, derivati dal processo di socializzazione degli individui, come per esempio la competizione o la cooperazione.
  • Livello superiore: Queste motivazioni riguardano la sfera della persecuzione dei proprio obiettivi in base ai propri valori e ideali.
Alla base della piramide ci sono i bisogni essenziali alla sopravvivenza, mentre salendo verso il vertice si incontrano i bisogni più immateriali.


ANALISI DELLA PIRAMIDE MOTIVAZIONALE
  • Bisogni FISIOLOGICI: fame, sete, sonno, termoregolazione, ecc. Sono i bisogni connessi alla sopravvivenza fisica dell’individuo. Sono i primi a dover essere soddisfatti a causa dell’istinto di autoconservazione.
  • Bisogni di SICUREZZA: protezione, tranquillità, prevedibilità, soppressione di preoccupazioni ed ansie, ecc. Devono garantire all’individuo protezione e tranquillità.
  • Bisogni di APPARTENENZA: essere amato e amare, far parte di un gruppo, cooperare, partecipare, ecc.; rappresenta l’aspirazione di ognuno di noi ad essere un elemento della comunità.
  • Bisogni di STIMA: essere rispettato, approvato, riconosciuto, ecc. L’individuo vuole sentirsi competente e produttivo.
  • Bisogni di AUTOREALIZZAZIONE: realizzare la propria identità in base ad aspettative e potenzialità, occupare un ruolo sociale, ecc. Si tratta dell’aspirazione individuale a essere ciò che si vuole essere sfruttando le facoltà mentali e fisiche.

Applicazioni della piramide di Maslow: economia, marketing, scienze mediche
Le applicazioni della piramide di Maslow sono diverse in diversi ambiti, dall’economia, al marketing, dall’infermieristica alle risorse umane.
Possiamo prendere come esempi di applicazione della scala di Maslow l’ambito delle cure mediche.
Si pensi a un paziente che arriva al Pronto soccorso per un malore. Per risolvere il problema di salute del paziente si interverrà con i seguenti passi: 
-Trattamento dei bisogni fisici (cercare di alleviare il dolore e realizzare una diagnosi) 

-Trattamento dei bisogni di sicurezza (cioè offrirgli un posto dove stare per curarlo e possa stare in sicurezza, e cercare di applicare una terapia per farlo guarire e vivere meglio)
    -Trattamento dei bisogni affettivi (informare gli affetti e la famiglia di ciò che sta succedendo).

Le pratiche di assistenza dei malati, rispecchiano i gradini della scala di Maslow e la procedura segue esattamente questo cammino.
Anche nelle risorse umane la piramide di Maslow è tenuta in considerazione per cercare di creare un ambiente di lavoro sano, efficiente e migliorare la motivazione degli impiegati.
A livello di marketing e economia, la Piramide di Maslow viene utilizzata soprattutto per identificare i bisogni dei clienti e in che punto della piramide si trovino. In questo modo si può creare una strategia di marketing e di comunicazione che abbia un valore rilevante, ripercuotendo direttamente sulla loro scala dei bisogni del momento.

E nello sport?

Occorre comprendere le motivazioni che spingono a partecipare o non partecipare all’attività sportiva, tenendo presente non solo i fattori interni alla persona ma anche quelli situazionali esterni. Inoltre i soggetti hanno spesso diverse motivazioni, di vario tipo, alcune volte anche opposte e contrastanti, e differiscono a seconda del sesso e della cultura di appartenenza.
È importante conoscere gli stili attributivi degli atleti, ovvero il modo in cui “spiegano” il successo e il fallimento. In particolare in riferimento alla stabilità delle cause (la situazione è dovuta a fattori stabili e permanenti o instabili e fluttuanti), al locus (fattore interno alla persona o esterno/situazionale) e alla controllabilità (le cause possono essere gestibili dal soggetto o incontrollabili). Le attribuzioni si legano alla motivazione in quanto capaci di influenzare le aspettative future e gli aspetti emotivi dei soggetti. Un atleta che spiega il suo fallimento come dovuto ad una sua mancanza di abilità stabile, interna e non migliorabile tramite l’allenamento e l’impegno, non sarà motivato a proseguire in quella pratica sportiva. Per contro, uno sportivo che vede una sconfitta causata da una momentanea distrazione, o da scarsi allenamenti o dall’ambiente di gara particolarmente ostile, sarà portato ad impegnarsi di più in vista dei prossimi incontri o semplicemente accetterà il fatto che non c’erano le condizioni giuste per eccellere in quella situazione.
Si può poi passare ad una modificazione dell’ambiente, in modo da soddisfare le necessità degli atleti: variazione negli allenamenti, inserimento di nuovi esercizi, creazione di momenti di competizione alternati a momenti di collaborazione e lavoro di gruppo. Favorire un clima di cooperazione, in cui le scelte vengono condivise ed affrontate insieme da allenatori ed atleti.
Un modello di riferimento per l’incremento della motivazione è rappresentato dal modello “TARGET”, che rappresenta l’acronimo di alcuni termini inglesi su cui focalizzare l’attenzione. Il modello lavora sulla motivazione intrinseca e orientata alla competenza.
  • T Task (compito): compiti vari, diversificati e significativi per ogni atleta. Assegnare ad ogni soggetto lo stesso compito potrebbe provocare atteggiamenti di sfida e rivalità, l'orientamento si sposterebbe verso la prestazione e il risultato. Puntare ad assegnare compiti diversi o aspetti diversi di uno stesso compito, rende meno dipendenti dal confronto sociale e più orientati all'acquisizione di competenza personale.
  • A Authority (autorità): coinvolgimento degli atleti  nelle scelte. [NB: la scelta deve avvenire tra opzioni equivalenti, non tra un compito facile e uno difficile. Si può lasciare libera scelta rispetto all'aspetto su cui focalizzarsi.]
  • R Recognition (riconoscimenti): esprimere apprezzamenti ed incoraggiamenti, rinforzare gli atteggiamenti e i comportamenti positivi. E' importante che essi siano espressi in modo realistico e non come pure formalità. Meglio se esternati all'atleta in privato, piuttosto che pubblicamente. In tale caso potrebbero attivare confronto sociale. Rivolti al singolo incrementano invece i sentimenti di orgoglio e soddisfazione
  • G Grouping (gruppi): utilizzare il lavoro di gruppo, favorire la collaborazione e la cooperazione. creare gruppi eterogenei e con criteri flessibili, in modo che a seconda del compito richiesto i soggetti possano facilmente passare da un gruppo all'altro. Si evita il formarsi di gruppi stabili, che potrebbero competere tra loro.
  • E Evalutation (valutazione): fornire indicazioni , giudizi e critiche. Le valutazioni devono rispecchiare criteri individuali, personalizzati per ciascun atleta. Tengono conto dei miglioramenti, della partecipazioni e dell'impegno. Anche in questo caso è bene esprimerli in privato piuttosto che di fronte ai compagni.
  • T Time (tempo): stabilire e considerare tempi diversi, personalizzati per ciascun atelta. Alcuni necessitano di un tempo maggiore di altri per apprendere. Sollecitare una gestione autonoma del tempo e delle attività, piuttosto che aderire a programmi prestabiliti di marcia.
La motivazione è certamente un elemento chiave per l’avvicinamento alla pratica sportiva, l’apprendimento di gesti tecnici e la prestazione ottimale. Tuttavia occorre tener presente che la motivazione non è l’unica variabile ad incidere sul comportamento. Nel valutare i risultati dell’attività fisica e la ricerca o meno della pratica sportiva, bisogna tener conto anche di fattori fisiologici, sociali, medici, economici.


Bibliografia:
Maslow, Abraham H., Verso una psicologia dell’essere. Roma: Astrolabio-Ubaldini, 1971.
Maslow, Abraham H., Teoria della motivazione umana. Milano: Pirelli, 1973.
Maslow, Abraham H., Motivazione e personalità. Roma: Armando, 1973-
https://www.psychologytoday.com/intl/blog/positively-media/201111/social-networks-what-maslow-misses-0
https://www.psicologidellosport.it/motivazione-nello-sport/

DANZA ED EFFETTI DELLO STRETCHING SULLA FORZA E L'AFFATICAMENTO MUSCOLARE


La danza è un’arte che descrive da sempre l’espressione di un movimento corporeo armonico scandito da un ritmo. Un’arte antica, dunque, che appartiene a tutte le culture e che si esprime attraverso il corpo in modo improvvisato o secondo una coreografia prestabilita.
Nella nostra cultura le origini della danza risalgo all’era preistorica. Nel corso dei secoli è documentata quasi sempre in associazione ad altre arti come la musica, il teatro e il canto. Nella tradizione popolare, infine, è denominata anche ‘ballo‘.

Storia e origini della danza :

Sin da tempi antichissimi, la danza è parte integrante di rituali, preghiere, momenti sacri e di aggregazione. La ritroviamo nelle feste popolari, nei teatri e in tutti quei luoghi e quelle situazioni declinati all’intrattenimento e allo spettacolo.
Per capire le origini di questa arte nobile e antica dobbiamo fare un salto all’indietro di millenni. Inoltre, a seconda delle civiltà e delle culture a cui la rapportiamo, la danza si è evoluta con modalità e significati del tutto diversi tra loro.
Nelle civiltà indiane, cinesi ed egiziane, la danza era la considerata la massima espressione dell’armonia degli astri. Per i Greci si trattava di un’arte protetta dalla musa Tersicore, simbolo dell’essenza stessa della cultura ellenica. I Romani, invece, non sembravano prediligere la danza nelle occasioni di svago, ma la consideravano imprescindibile per celebrare il periodo dei Sette Re.

Generi di danza :

Durante la sua evoluzione, la danza ha conosciuto molteplici trasformazioni che l’hanno mutata in tantissime forme e generi differenti. Questi mutamenti, del resto, hanno quasi sempre seguito quelli del teatro, della musica e dello spettacolo diventando specchio dei cambiamenti sociali. I principali  generi in cui si suddivide oggi la danza sono:
  • classica
  • moderna
  • contemporanea
  • sportiva
Al di là di come viene espressa, oggi questa arte è considerata un vero e proprio linguaggio universale attraverso cui esprimersi su un palcoscenico.
Benefici della danza

Se la consideriamo come sport, la danza è un’attività fisica dai molteplici benefici sia per il corpo che per la mente. Si tratta, infatti, di un insieme di movimenti che stimola tante facoltà, investendo chi la pratica nella sua totalità.

Dunque, considerarla semplicemente una disciplina sportiva sarebbe riduttivo. E’ più uno strumento di espressione totale dell’essere umano in quanto tale e in quanto atleta. Implica equilibrio e controllo perfetto di mente e corpo. Tutti i tipi di danza, nessuno escluso, assicurano benessere psico-fisico ad ogni età e livello.
Benefici fisici
  • Aiuta a bruciare calorie e perdere peso corporeo
  • Tonifica e sviluppa in maniera armonica l’apparato muscolare
  • Sviluppa la coordinazione
  • Regola la postura
  • Stimola il metabolismo lipidico
  • Favorisce la circolazione sanguigna
  • Aiuta la mobilità articolare e l’elasticità complessiva del corpo

Benefici Psicologici :

  • Stimola l’aggregazione e la socialità
  • Aumenta il livello di endorfine nel sangue, quindi il buonumore
  • Aiuta a liberare la mente dalle tensioni, dallo stress e allevia l’ansia
  • Permette di vincere la timidezza e l’inibizione a mostrarsi in pubblico
  • Stimola l’acquisizione di una maggiore consapevolezza corporea


La danza, dunque, non solo è gioia e divertimento, ma anche movimento fisico e sport. In quanto tale ha ricadute molto positive sul nostro organismo e pochissime controindicazioni, tanto è vero che è praticata da tutti e a tutte le età. In un certo la si può considerare la ginnastica anti-aging per antonomasia, perché aiuta tanto la mente quanto il corpo a restare in forma e favorisce la socialità tra individui.


Vediamo gli effetti acuti dello stretching statico contro balistico sulla forza e l'affaticamento muscolare tra ballerini e donne allenate alla resistenza

Lo stretching viene utilizzato per aumentare il range di movimento articolare (ROM), ma ricerche precedenti hanno trovato risultati contrastanti per quanto riguarda lo stretching e il rischio di lesioni. McHugh e Cosgrave hanno scoperto che lo stretching non riduce le lesioni causate da un uso eccessivo, ma potrebbe ridurre le lesioni da sforzo muscolare. Lo stretching viene di solito eseguito prima dell'allenamento e della partecipazione sportiva, in particolare per le ginnaste. Inoltre, è una parte importante dell'allenamento per ballerini. Uno degli obiettivi dello stretching è ottenere una maggiore flessibilità per eseguire movimenti specifici. I ballerini iniziano l'allenamento della flessibilità quando sono molto giovani. Tuttavia, gli individui addestrati alla resistenza si concentrano sul potenziamento della forza e del potere mediante l'esercizio anaerobico, dove non sono richiesti elevati livelli di flessibilità. Pertanto, i livelli di flessibilità e gli obiettivi della formazione differiscono tra queste 2 popolazioni.

Due tecniche principali per migliorare la ROM sono lo stretching statico e balistico. Lo stretching statico è il più comunemente usato e comporta l'allungamento di un muscolo fino al disagio e quindi il mantenimento di quella posizione per un breve periodo di tempo. Lo stretching balistico comporta continui movimenti di rimbalzo alla fine della ROM, dove il muscolo è alla massima lunghezza. Tuttavia, alcuni allenatori e professionisti preferiscono non utilizzare questo tipo di allungamento, poiché potrebbe aumentare il rischio di lesioni.

Gli effetti cronici e acuti dello stretching sono diversi. Kokkonen ha scoperto che lo stretching statico cronico ha migliorato la flessibilità. Tuttavia, lo stretching statico può ridurre drasticamente la forza muscolare (2,22). Un'ipotesi per questo è che lo stretching può ridurre la rigidità del tendine, che può costringere il muscolo a lavorare a una lunghezza inferiore. Un'altra ipotesi è correlata a una riduzione dell'unità neurale centrale. Gli effetti acuti dello stretching balistico sono contrastanti. Alcuni risultati dimostrano che lo stretching balistico può aumentare la potenza muscolare, mentre altri hanno dimostrato che può ridurre la forza e la resistenza. Due componenti fondamentali delle prestazioni atletiche e umane sono la forza e la resistenza muscolare, in quanto sono essenziali per le massime prestazioni. Sebbene alcune ricerche precedenti abbiano dimostrato che lo stretching balistico e statico portano a miglioramenti simili nella ROM e possono portare a effetti simili sulla forza muscolare, una recente revisione ha mostrato che gli effetti negativi dello stretching sulla prestazione acuta possono essere correlati alla durata dello stretching.

Questi effetti acuti possono dipendere dalla modalità di allungamento, dal tipo di esercizio di allungamento, dalla durata dell'allungamento o dalla popolazione del campione. Inoltre, poiché il focus sull'allenamento delle donne e dei ballerini allenati alla resistenza è diverso, anche gli effetti acuti dell'allungamento sulla forza e sulla flessibilità possono essere diversi. Pertanto, lo scopo di questo studio era di confrontare gli effetti acuti dello stretching statico contro quello balistico sulla forza e l'affaticamento muscolare tra ballerini e donne allenate alla resistenza.

“Approccio sperimentale al problema”

Per esaminare gli effetti acuti di 2 tipi di allungamento sulla coppia e sull'affaticamento muscolare tra 2 diverse popolazioni, ballerini e donne allenate alla resistenza hanno eseguito test isocinetici per muscoli posteriori della coscia concentrici e forza del quadricipite e affaticamento del quadricipite della gamba destra. Sono stati utilizzati test ROM sit-and-reach e quadricipiti per misurare la flessibilità. Questi sono stati fatti in 3 diverse condizioni di controllo, stretching statico e balistico.

“Soggetti”

Quindici donne allenate per la resistenza (età 23,8 ± 1,80 anni, fascia d'età = 20–29, massa 67,47 ± 7,77 kg, altezza 168,30 ± 5,53 cm) e 12 donne ballerina (BD) (età 22,8 ± 3,04 anni, massa 58,67 ± 5,65 kg, altezza 168,00 ± 7,69 cm) si è offerto volontario per partecipare. Le donne addestrate alla resistenza hanno partecipato a un programma di allenamento della resistenza per almeno 6 mesi, mentre le donne BD hanno partecipato al balletto per almeno 5 anni. Entrambi i gruppi si sono allenati almeno 3 volte a settimana. Le donne addestrate alla resistenza non erano impegnate nell'allenamento della flessibilità e le donne BD non erano impegnate nell'allenamento della resistenza. Le donne addestrate alla resistenza sono state impegnate in programmi per tutto il corpo in sala pesi. Tutti i partecipanti sono stati idratati per tutte le sessioni. Tutti i partecipanti erano asintomatici e liberi da lesioni muscoloscheletriche. Ogni soggetto ha letto e firmato un documento di consenso informato approvato dall'università prima della partecipazione.


Lo scopo di questo studio era di studiare gli effetti acuti dello stretching statico e balistico su forza, ROM e affaticamento tra ballerini e donne allenate alla resistenza. I risultati hanno dimostrato che, indipendentemente dal gruppo, lo stiramento riduceva notevolmente la forza dei muscoli posteriori della coscia, senza effetti sui quadricipiti. Inoltre, i ballerini avevano meno fatica a seguito di balistiche rispetto allo stretching statico, senza differenze nelle donne allenate per la resistenza. Per la ROM, entrambi i gruppi sono migliorati in modo simile dal pre al post seguendo entrambi i tipi di stretching. Questi risultati possono essere dovuti a muscoli posteriori della coscia più deboli rispetto ai quadricipiti e che la maggior parte degli esercizi eseguiti nell'allenamento di balletto e resistenza sono focalizzati sul rafforzamento dei quadricipiti.

Precedenti studi hanno studiato gli effetti acuti dello stretching statico e balistico sulla forza. Bacurau ha scoperto che lo stretching statico riduceva 1 massimo ripetizione (RM) in una pressa per gambe; tuttavia, non vi è stato alcun effetto dopo lo stretching balistico. Inoltre, lo stretching statico ha aumentato la ROM in misura maggiore rispetto a quella balistica. Non abbiamo trovato differenze tra i tipi di stretching sulla ROM, il che potrebbe spiegare le nostre simili diminuzioni di forza. Guissard ha scoperto che una maggiore ampiezza di allungamento ha portato a una diminuzione del riflesso-H, correlata alla sensibilità neuromuscolare. Questa riduzione può essere correlata alla tensione dello stretching, quando il meccanismo di protezione del muscolo è inferiore alla resistenza applicata. Alcuni studi hanno messo in relazione gli effetti acuti negativi dello stretching sulla forza con una riduzione del motore neurale centrale (6,16). Tuttavia, Cramer e Nelson hanno riferito che questi effetti negativi possono essere dovuti a una riduzione della rigidità del tendine, in quanto l'estensibilità di queste strutture può essere correlata a una maggiore conformità. Lo stretching può anche cambiare il materiale funzionale del componente elastico in serie che trasmette meno energia al muscolo, il che può influire sulla capacità del muscolo di produrre forza. Nelson e Kokkonen hanno scoperto che lo stretching balistico diminuiva di 1RM nei muscoli posteriori della coscia e nei quadricipiti. Questo è in parziale accordo con i nostri risultati, poiché abbiamo visto una riduzione solo della forza dei muscoli posteriori della coscia. Costa ha studiato gli effetti acuti dello stretching statico sulla forza dei muscoli posteriori della coscia e dei quadricipiti e ha scoperto che la forza dei muscoli posteriori della coscia è diminuita a seguito dei soli muscoli posteriori della coscia e combinato stiramento dei quadricipiti e dei muscoli posteriori della coscia. Tuttavia, anche la forza dei quadricipiti è diminuita in una condizione di controllo. Ciò potrebbe essere stato dovuto all'esecuzione di pre e post test nello stesso giorno, inducendo così l’affaticamento.

I nostri risultati suggeriscono che lo stretching statico e balistico può ridurre la forza dei muscoli posteriori della coscia in modo simile nei ballerini e nelle donne allenate alla resistenza, senza alcun effetto sulla forza dei quadricipiti. Tuttavia, lo stretching balistico può ridurre l'affaticamento muscolare nei ballerini senza effetti sulle donne allenate per la resistenza. Infine, lo stretching statico e balistico può portare a miglioramenti acuti simili nella ROM nei ballerini e nelle donne allenate alla resistenza.



Questo studio dimostra che lo stretching statico e balistico non dovrebbe essere eseguito immediatamente prima della prestazione di forza massima, poiché diminuisce la forza dei muscoli posteriori della coscia. Tuttavia, lo stretching balistico può essere utile per ridurre l'affaticamento muscolare nei ballerini senza alcun effetto nelle donne allenate alla resistenza. Entrambi i tipi di stretching possono essere utilizzati per aumentare la ROM acuta. Sono necessarie ulteriori ricerche per studiare durate e intensità alternative di stretching su ROM, forza e affaticamento muscolare.





Referenze : 

  • Tuttogreen.it

“ I diversi tipi di danza e i benefici fisici e psicologici collegati” di Erika Facciolla, 25.09.2019


doi: 10.1519/JSC.0000000000001606
  • American College of Sports Medicine. ACSM'S Guidelines for Exercise Testing  and Prescription (6th ed.). Philadelphia, PA: Lippincott Williams & Wilkins, 2000.

Copyright © 2016 by the National Strength & Conditioning Association.





Author : Riccardo Di Paola Writing Articles & Social Media Marketing Scienze Salute Benessere

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